Arriva, con il patrocinio della Regione Sardegna, la mostra “La Via del Samurai. Bushidō”. Sarà possibile vederla dal 26 gennaio al 21 luglio.
La mostra, patrocinata dalla Regione Autonoma della Sardegna, presentain esclusivaal pubblico meraviglioseopere di assoluto valore storico (dal XV al XIX secolo) appartenute ai guerrieri samurai e provenienti dalla prestigiosa collezione del Museo Stibbert di Firenze.Sebbene ufficialmente un impero, il Giappone è stato governato per circa sette secoli (dal 1185 al 1868) da questa casta militare (buke), che ha lasciato all’imperatore una sovranità solo apparente e un ruolo più religioso che politico.I samurai, detti anche “bushi”(guerrieri), sono stati di fatto gli amministratori del Paese del Sol Levante, con una organizzazione di stampo feudale al cui vertice vi era lo “shōgun”. È con la loro affermazione che nasce l’ideale della Via (o delle Vie), noto come “bushidō”. Una concezione morale ed estetica che ha come obiettivo il raggiungimento della perfezione e che, nel caso dei samurai, si basava su valori fondamentali quali il dovere e la dedizione ad una causa (giri), la benevolenza verso i vassalli e ilservizio verso il proprio signore (goon to hōkō) e la conciliazione tra arti militari e letterarie (bunbu ryōdō).
Per la prima volta in Sardegna sarà possibile visitare una grande mostra sul Giappone e immergersi in un ambiente suggestivo che racconterà la grande tradizione culturale e le curiosità di un Paese, che da sempre, esercita un fascino particolare sul mondo occidentale. La geografia, la mitologia, la filosofia, le arti e la gastronomia sono solo alcuni dei temi di approfondimento che accompagneranno i visitatori in un percorso dall’atmosfera rituale, lungo il quale sarà possibile ammirare straordinarie armature complete (tosei gusoku),elmi(kabuto) dalle raffinate forme, micidiali “katana” che rappresentano l’anima stessa del samurai, maschere (menpō) ricche di forza espressiva, splendide lacche e numerosialtri pezzi di notevole qualità e bellezza.
Una mostra che invita all’incontro e al dialogo con una civiltà spesso percepita come “esotica” se non addirittura estranea a quella occidentale, nella convinzione che, dal confronto con la diversità, possa scaturire una maggiore conoscenza di se stessi e una riscoperta del valore irrinunciabile delle proprie radici culturali.