Gli eventi tumultuosi che nelle giornate dell’8 e 9 Febbraio hanno devastato la città di Torino, non possono che definirsi una guerra urbana, contro ogni nobile ideale professato dall’art.21 della nostra Costituzione.
Quarantotto ore di disordini e urla in cui i nostri cari colleghi “celerini” e “questurini” (così definiti dai moderni Lanzichenecchi e difensori della libertà) invece che a una libera espressione di dissenso civile si sono trovati difronte a un’orda barbarica di violenti, che ha messo ferro e fuoco un’intera città.Ecco dunque il triste ed avvilente “bollettino” di guerra dal fronte Torinese:
- Pietre e petardi contro le forze dell’ordine (9 poliziotti in ospedale)
- Cassonetti rovesciati e incendiati (più di 10 interventi dei VV.F)
- Distrutte le vetrate di moltissime aziende private e pubbliche.
- Divelti semafori, cartelli stradali, insegne, che hanno compromesso interi tratti di circolazione stradale.
- Assaltato e distrutto un pullman di linea a Torino, terrorizzando l’autista e i passeggeri.
Quale sentimento democratico esiste in tutto ciò?
La risposta non spetta a noi darla, noi possiamo solo continuare sulla nostra strada, la stessa che da anni chiede pochi, ma fondamentali strumenti per migliorare le nostre condizioni lavorative e strumenti normativi come l’introduzione del reato di terrorismo di piazza, per evitare di sentire tra pochi giorni sentenze che recitano assoluzione per “tenuità del fatto” di un manifestante antagonista, colpevole di aver ferito un agente.
Per inciso gli operatori impegnati ieri a Torino hanno prestato servizio per 21 ore consecutive, e così anche il giorno precedente e perfino oggi. Tutto normale per i vertici del nostro dipartimento?
Inoltre, consideriamo inutile schierare i Mezzi Idrante solo come deterrente, ieri sera l’utilizzo di questo strumento poteva essere fondamentale per il supporto delle squadre più del semplice utilizzo di spegnere cassonetti.
Bollettino di guerra sul fronte torinese
Altro punto focale sono i pagamenti delle ore rese in straordinario, ci chiediamo con che spirito i nostri colleghi ieri hanno affrontato 21 ore di lavoro consecutivo, anche alla luce del fatto che in questo momento la nostra amministrazione è in ritardo di 17 MENSILITA’ (l’ultimo pagamento ore in esubero è settembre 2017).
Tutto ciò è inaccettabile!!! Servono segnali forti sia dal mondo politico (ci auguriamo che il Sottosegretario Molteni si sia letto la nostra proposta di legge sul terrorismo di piazza molto attentamente) e sia dal mondo della nostra Amministrazione (impensabile rimodulare le squadre passando da 10 a 5 operatori in queste condizioni).
La gravosa scelta di un Paese sul tipo di sicurezza da adottare deve essere frutto di una seria valutazione e decisione della classe politica e non può certo scaricarsi sulle spalle degli operatori della sicurezza, facendo gli struzzi e dibattendo con parole di pura retorica solo il giorno dopo e a fatti avvenuti. La mancanza di regole d’ingaggio certe risiede a nostro parere, nella mancanza di una volontà politica.
È arrivata l’ora che la nostra classe politica si sieda intorno a un tavolo e decida in maniera seria e autorevole cosa si deve fare in queste circostanze.
Basta silenzi, basta retorica, basta incertezze o nebbiose normative.
Cosa ci resta?
A questa domanda sappiamo invece rispondere, ci resta l’affetto e la fiducia dei cittadini (Dati Eurispes nel 2019 la P.S. arriva al 71,5% dei consensi) guadagnati quotidianamente, in mezzo alla strada, in difesa dei più deboli e oppressi di questa società,
QUESTA L’UNICA RAGIONE CHE ANIMA I POLIZIOTTI OGGI IN ITALIA