Diritti dei Minori. Un tema controverso quello dell’ascolto: sempre meno e sempre più richiesto. Non sappiamo più ascoltare. I genitori non ascoltano i figli ed i figli non ascoltano i genitori. Poche righe di risposta quelle della Dott.ssa Laura Bastianelli, Psicologa e Psicoterapeuta che ci guida nella fitta giungla dell’educazione di bambini e ragazzi, una priorità imprescindibile.
Ci si sofferma troppo poco a ragionare sull’importanza della responsabilità, pensare distrattamente che le azioni non avranno una conseguenza. Vittime di un educazione disattenta, spesso carica di clichè, vecchi retaggi: sono i bambini e i ragazzi inascoltati. William Somerset Maugham, scrittore del secolo scorso affermava: “Moltissima gente ha il furioso prurito di parlare di se stessa e viene frenata solo dalla scarsa inclinazione degli altri ad ascoltare. La riservatezza è una qualità artificiale che in molti di noi si sviluppa come risultato di innumerevoli rifiuti“. Un bambino che non è stato ascoltato, riconosciuto, valorizzato, potrà essere domani un adulto che non ascolterà gli altri, non saprà cogliere la diversità, riconoscerla, valorizzarla. Un circolo vizioso, di innumerevoli errori commessi per negligenza ed ignoranza che conduce a conseguenze spesso drammatiche. La Dott.ssa Laura Bastianelli, Psicologa e Psicoterapeuta, coordinatrice del centro clinico dell’Ipdm (Istituto per la Prevenzione del Disagio Minorile) di Roma, spiega quanto sia importante l’ascolto in età evolutiva.“Soltanto adattandosi alle cose il pensiero organizza se stesso e soltanto organizzando se stesso il pensiero struttura le cose” (Piaget, 1936, “La nascita dell’intelligenza nel fanciullo”). Quanto è importante l’educazione familiare e scolastica nella formazione dell’identità del bambino?
“L’identità del bambino si struttura proprio all’interno del contesto familiare e dei rapporti significativi con le figure di riferimento, maestre e compagni di classe. Fondamentale è la capacità degli adulti di sintonizzarsi sugli stati interni del bambino, quindi la capacità potremmo dire di ‘sentire’ la mente del bambino e coglierne desideri e bisogni, le emozioni presenti in quel momento, ‘connettendosi’ con gli stati interni in modi coerenti. Questa esperienza è strutturante perché il bambino in una comunicazione a feedback, una danza continua con l’adulto, impara a discriminare la sua esperienza interna e a farsi una teoria della mente dell’altro, scoprire sé stesso e stare in relazione. L’apprendimento delle regole è un apprendimento importante, genitori ed insegnanti hanno una funzione unica in questo senso, quella di far sbocciare il bambino e la sua identità dando contenimento e reindirizzando i comportamenti non funzionali che il bambino può esprimere in casa o a scuola. Si tratta sostanzialmente di dare una struttura chiara e sicura al contesto in cui bambino si muove, ai ritmi del vivere quotidiano, aiutandolo ad apprendere quei codici che regolano il vivere comune, aiutandolo a regolare le proprie emozioni. Un chiaro esempio è l’insegnamento del lavarsi le mani prima di mangiare, ringraziare e chiedere per favore. È altre sì importante cogliere le disregolazioni emotive e trasmettergli tranquillità. L’esperienza d’apprendimento delle regole del gioco aiuta il bambino ad assimilare gli schemi di comportamento funzionali e gli da la possibilità di esprimere sé stesso nella sua unicità. Una traiettoria ideale, perché sappiamo bene che non sempre gli adulti hanno le risorse interne per svolgere questa funzione in modo positivo”.
Riconosciamo tre stadi relativi allo sviluppo cognitivo evidenziati da Piaget attraverso le sue ricerche: lo stadio sensomotorio (0-2 anni) nel quale le interazioni con l’ambiente sono guidate da schemi sensomotori e gli schemi stessi si coordinano progressivamente, lo stadio preoperatorio (2-7 anni) nel quale le azioni vengono interiorizzate e formano gli schemi mentali per rappresentare oggetti ed eventi, compaiono linguaggio, disegno e gioco di finzione, il pensiero è ancora limitato dall’egocentrismo intellettuale, lo stadio operatorio concreto (7-11 anni) nel quale gli schemi mentali si coordinano in strutture d’insieme, i bambini ragionano in termini logici davanti a problemi concreti e sanno cooperare con i coetanei nei giochi con regole, lo stadio operatorio formale (11-12 anni), tappa più avanzata nello sviluppo dell’intelligenza, è possibile risolvere anche problemi astratti. In merito agli sviluppi precedentemente esposti, quale ruolo assumono le figure genitoriali nella trasmissione degli insegnamenti e quanto incide la loro presenza fisica e psicologica sull’armonia psicologica del bambino?
“Lo sviluppo armonico del bambino non può che derivare da una relazione armonica con gli adulti, che viene introiettata come parte integrante del Sé. Il ruolo dell’adulto è quello di rispondere al compito evolutivo specifico con cui si sta confrontando il bambino o il ragazzo. La sua funzione è quella di modulare la propria presenza e le proprie modalità di risposta in relazione al bisogno specifico di quel momento. Se il bambino si trova nello stadio preoperatorio sta imparando ad essere competente, a saper fare le cose. In questa fase è importante che l’adulto dia messaggi che rinforzino il senso di competenza e di capacità. Sarebbe inappropriato un sostegno eccessivo che minerebbe il senso di auto-efficacia del bambino. In adolescenza la presenza dell’adulto dovrebbe essere più discreta, poiché si rende disponibile al bisogno qualora il ragazzo chieda vicinanza, ma lascia che gran parte delle conferme sulla sua identità e del suo saper fare vengano dalle esperienze col gruppo dei pari. L’adulto in questo caso vigila con discrezione, pronto a dare supporto e intervenire se necessario, lasciando spazio alla riflessione condivisa ed una sperimentazione consapevole e mai avventata”.
Relativamente alle varianti funzionali potremmo parlare di “adattamento” in quanto relazione esistente tra l’organismo e l’ambiente comprendente due processi: l’assimilazione, azione con cui l’organismo incorpora dall’ambiente e l’accomodamento, azione con cui l’ambiente costringe l’individuo a cambiare le sue azioni. Un processo continuo nell’arco della vita di ogni individuo. Qual’è il percorso educativo che ogni genitore dovrebbe seguire? Quale metodo educativo è indicativo di uno sviluppo armonioso per il bambino in età prescolare e scolare?
“Mi focalizzerei su un’idea, una direzione di base che può essere tenuta presente nel riflettere sulle modalità educative. Molte ricerche ormai affermano che lo sviluppo armonioso è caratterizzato da stati della mente e comportamenti correlati che sono caratterizzati da affettività positiva, potremmo dire amorevole, in cui sono bilanciati controllo e libertà. Questi derivano da contesti affettivamente positivi che favoriscono la formazione di strutture mentali relativamente stabili che permettono di dipendere ed essere autonomi in modo flessibile e costruttivo per il proprio benessere e quello degli altri. Ingredienti chiave per una modalità educativa efficace sono la capacità di rispettare e accettare le diversità ascoltando in modo attivo, di accogliere l’altro per come è in modo autentico, di spiegare, insegnare e dare suggerimenti in modo amorevole, dando riconoscimenti positivi e sostegno per raggiungere gli obiettivi. Bisogna anche saper ricordare i doveri da svolgere, proteggere, esortare e verificare il risultato delle azioni del bambino; parallelamente è importante lasciare spazi di libertà di scelta e di azione. Coerentemente con questo un educatore efficace si esprime con sincerità e comunica il proprio pensiero o le proprie emozioni in modo cordiale, sa essere gioioso, spontaneo, fiducioso, e accetta proposte e suggerimenti dalle altre persone. Possiamo dire che un educatore efficace è certamente un modello coerente di ciò che vuole promuovere nel bambino”.
Una caratteristica dello stadio preoperatorio è il ragionamento trasduttivo e precausale che si traduce in una modalità di comunicazione piena di “libere associazioni”, senza alcuna connessione logica. Quanto è importante l’ascolto in età scolare e come possono gli insegnanti favorire il reciproco ascolto tra alunni?
“L’ascolto è alla base di ogni rapporto e per tutte le fasi della vita, soprattutto per bambini e ragazzi. Il primo passo per tutti gli insegnanti è essere un modello coerente di ascolto, perché i bambini apprendono molto per imitazione. Se l’insegnante è un buon modello, ci sono tante attività di gioco o di condivisione che possono essere realizzate a scuola. Un esempio per tutti è il sempre valido “circle time”, ovvero un momento strutturato in cui ci si mette in cerchio e si condividono riflessioni o aperture su un tema a scelta. Il docente guida lo scambio tra i bambini rinforzando la loro capacità di aprirsi e comprendere l’altro”.
“Ogni stadio è costruito sul precedente, ogni stadio è irreversibile”. Qual’è il prezzo che gli adulti di domani si ritrovano a pagare per non essere stati ascoltati?
“La mancanza di ascolto ha una pesante ricaduta su mondo interno delle persone che con difficoltà saranno capaci di ascoltare sé stessi e gli altri, di aprirsi all’altro con tranquillità aspettandosi ascolto. Poiché abbiamo detto che l’ascolto sintonizzato promuove una relazione sicura e lo sviluppo dell’identità, il prezzo di una carenza in quest’area è la difficoltà ad essere riflessivi, ascoltarsi, accettarsi per come si è ed essere soddisfatti, trattarsi bene sviluppando le proprie capacità e proteggendosi. Tutto questo si riflette in un disagio psicologico profondo, che si manifesta con sintomi anche molto diversi, quali ansia, panico, stati depressivi, dipendenze, alienazione”.
Daniele Fronteddu