Nell’immaginario comune del gioco d’azzardo ci sono a buon diritto anche le frodi, gli imbrogli e tutto il repertorio di magheggi a cui possiamo attingere.
Dobbiamo però abbandonare scene come quella di “Continuavano a chiamarlo Trinità” con vecchi tavoli da poker, polverosi saloon e carte da gioco che passano furbescamente di mano in mano. Oggi le frodi cavalcano l’onda della rivoluzione tecnologica, seguono il ritmo incessante dell’innovazione e utilizzano il gioco d’azzardo come mezzo per realizzare altro tipo di illeciti, riferendoci chiaramente al riciclaggio di denaro.Il gambling, come gli anglosassoni definiscono l’azzardo, è ancora saldamente ancorato ai numeri del gioco analogico, va però notata la crescita esponenziale che sta conducendo il gioco digitale sulle ali di un’innovazione senza soluzione di continuità. Oggi è difficile definire quali siano gli orizzonti che potrà esplorare il gioco digitale ancora alle prese con le piccole novità del presente, per fare un esempio: l’utilizzo di un visore per la virtual reality che permetta di giocare in un casinò simulato.
Va da sé che anche le norme volte a regolare il gioco si siano evolute con il tempo e abbiamo cercato di dare risposta concreta alla necessità di sicurezza dei giocatori online e non solo. Andiamo quindi a vedere come le nuove normative hanno cercato di rispondere alle problematiche contemporanee.
La norma europea: dal riciclaggio al terrorismo
Negli ultimi tempi è stato spesso contestato all’Unione Europea di non essersi dotata ancora di un ordinamento unico sulla regolamentazione dell’industria del gioco d’azzardo, infatti la Commissione Europea ha solo emanata delle linee guida, seppur piuttosto specifiche, di carattere non vincolante che ovviamente alcuni paesi non hanno considerato in toto. In questo caso l’Italia rappresenta un caso particolare visto che è l’unico Stato membro ad aver eliminato del tutto la pubblicità per il gioco d’azzardo, un provvedimento che molti hanno ritenuto estremo in senso opposto.
Se una regola sul gioco non c’è (a livello unitario), esiste una legge antiriciclaggio che invece include il gioco, individuato come uno degli strumenti che la criminalità organizzata utilizza per pulire i propri capitali illeciti. La più recente è la V Direttiva Antiriciclaggio pubblicata a maggio 2018 che in realtà amplia solamente il campo di applicazione della IV Direttiva pubblicata 3 anni prima. In pratica si tratta di un ordinamento che punta sull’istruzione degli operatori di gioco, sui mediatori tra gioco e giocatori, sui sistemi da automatizzare per abbattere davvero il rischio di frodi.
Ciò che in buona sostanza si stabilisce in queste direttive è:
- più trasparenza sui singoli account di gioco, bisogna poter risalire alla titolarità di ogni utenza;
- vietare e segnalare pagamenti effettuati con valute virtuali la cui titolarità è coperta da anonimato oppure attraverso carte prepagate erogate da paesi terzi;
- collaborazione e circolazione di informazioni utili tra le unità di informazione finanziaria (FIU) e tra le autorità centrali antiriciclaggio dei paesi membri;
- ridurre gli interessi economici con paesi terzi.
La IV Direttiva è entrata in vigore nel maggio del 2015 quindi una manciata di mesi dopo gli attentati parigini che scossero l’Europa e diedero inizio ad una stagione di paura e di attacchi da parte dello Stato Islamico con cui ancora oggi i governi fanno i conti. Queste leggi furono proprio redatte considerando tutte le possibili strategie utilizzate per effettuare passaggi di denaro e quindi finanziare queste stragi, tra queste anche il gioco d’azzardo online.
Chip dumping, occhio ai passaggi di denaro
È già da qualche anno che l’Italia ha recepito queste leggi e lo ha fatto con il Decreto Legge n. 90 emanato il 25 maggio 2017, un testo che è comprensivo anche delle modifiche richieste dalla direttiva più recente e che a sua volta va ad aggiornare il vecchio decreto antiriciclaggio del 2007. Vediamo subito quali sono i sistemi di automazione dei controlli che vengono richiesti ai fornitori di gioco, e in particolare a quelli operanti sull’online:
- lo stato dei conti di gioco ed in particolare quelli sospesi e quelli sui quali vi siano movimentazioni rilevanti;
- i conti di gioco caratterizzati da una concentrazione anomala di vincite o perdite in un arco temporale limitato, specie se verificatesi su giochi in cui c’è interazione tra giocatori;
- la tipologia degli strumenti di ricarica utilizzati;
- la frequenza e le fasce orarie delle transazioni di ricarica del conto di gioco;
- l’individuazione di anomalie nell’utilizzo del conto di gioco per come desumibili dal rapporto tra depositi e prelievi.
Questo controllo incrociato viene effettuato in funzione di quello che viene definito dagli addetti ai lavori “chip dumping”, ovvero scarico delle chip. Si tratta di una pratica molto usata nei giochi di coppia, resa largamente possibile dalla massiva diffusione dei giochi di carte nelle library dei principali fornitori di gioco, in cui i due giocatori si accordano preventivamente su chi dovrà vincere la partita usando la sfida come metodo di pagamento, perdendo la quota di commissione ma riciclando il denaro o effettuando una transazione senza lasciare traccia.
Multi-accounting, un alias solo non basta
Non solo i controlli vanno effettuati sulle transazioni di denaro, ma anche sui singoli conti di gioco e quindi sulla veridicità delle informazioni fornite da ciascun account, così come stabilito dal DL 90/17:
- procedere all’identificazione e alla verifica dell’identità di ogni cliente non solo in apertura di conto di gioco ma anche al momento di eventuali modifiche (come ai sensi dell’articolo 24 della legge 7 luglio 2009, n. 88);
- consentire operazioni di ricarica dei conti di gioco solo a chi ne detiene la titolarità e in possesso di un mezzo di pagamento idonei a garantire la piena tracciabilità dei flussi finanziari connessi alle operazioni di gioco;
- acquisire e conservare, per un periodo di dieci anni dalla relativa acquisizione, nel pieno rispetto delle norme dettate dal codice in materia di protezione dei dati personali.
Anche qui abbiamo da segnalare una frode che si potrebbe definire storica considerato che esiste da quando esiste il gioco digitale, si tratta del multi-accounting. In pratica sarebbe l’utilizzo di più alias per giocare allo stesso gioco, magari un torneo di poker dove avere più giocatori significa avere molte più possibilità di vincita. Il progresso ha sia favorito i metodi di intercetto di queste pratiche, sia le frodi stesse che si avvalgono di strumenti che nascondono l’IP e rendono sempre più complesso intercettare il giocatore che sta imbrogliando.