“Les Nuits Barbares, ou les premiers matins du monde” di Hervé Koubi è in cartellone venerdì 15 a Sassari e poi sabato 16 e domenica 17 a Cagliari.
Viaggio alle origini della civiltà tra Oriente e Occidente con “Les Nuits Barbares, ou les premiers matins du monde” – originale creazione del coreografo franco-algerino Hervé Koubi in cartellone – in prima regionale – venerdì 15 febbraio alle 21 al Teatro Comunale di Sassari e poi per un duplice appuntamento sabato 16 febbraio alle 20.30 (turno A) e domenica 17 febbraio alle 16.30 (turno B) all’Auditorium del Conservatorio “G. Pierluigi da Palestrina” di Cagliari sotto le insegne della Stagione di Danza 2018–2019 organizzata dal CeDAC nell’ambito del Circuito Multidisciplinare dello Spettacolo in Sardegna.Un’opera visionaria in cui si fondono segni e simboli dei riti guerrieri e echi del misticismo sufi, tra ipnotiche rotazioni e espressioni tribali, con l’eleganza e il rigore della danza classica accanto alla potenza del gesto atletico come misura del valore: l’artista formatosi alla Facoltà di Aix-Marseille, e perfezionatosi tra il Centre International de Danse Rosella Hightower a Cannes e l’Opéra de Marseille mette in contatto universi differenti e apparentemente contrapposti attingendo alle comuni radici mediterranee, superando gli immaginari confini e colmando le distanze storiche e geografiche per raccontare un’ipotetica alba dell’umanità.
Inediti sincretismi per una partitura raffinata e spettacolare che traccia un ideale itinerario tra le opposte sponde dell’antico “mare nostrum” alla (ri)scoperta di popoli e culture attraverso la plasticità e la sensualità dei corpi – dalle danze roteanti dei dervisci all’incrocio delle lame di una acrobatica parata militare, dall’estasi religiosa e la tensione verso l’assoluto allo spirito ardente e bellicoso di giovani in armi – quasi a toccare gli estremi della pace e della guerra per ricomporli in una nuova armonia in nome della bellezza.
Hervé Koubi trae spunto dalla propria storia personale – artistica e familiare – per porre a confronto la visione del mondo delle genti d’Europa come degli abitanti dell’Africa e dell’Asia in una sintesi folgorante di tradizioni e saperi, rituali sacri e profani, sbocciati in seno a civiltà millenarie da cui sono sorte la letteratura e la poesia, la musica e la danza, la scienza e le arti. “Les Nuits Barbares, ou les premiers matins du monde” rappresenta lo specchio di un’epoca remota agli albori delle moderne civiltà – quasi a voler, non casualmente, stigmatizzare l’insensata paura dello “straniero” e i pregiudizi verso una presunta e temuta “diversità”. In realtà incontri e scontri, contaminazioni e “osmosi” tra i popoli del Mediterraneo son sempre avvenuti, ininterrottamente, dalle età più lontane, favoriti dall’antica via d’acqua, tramite più che confine, sulle rotte degli scambi e dei commerci, tra le diverse civiltà.
Sotto i riflettori i danzatori Adil Bousbara, Mohammed Elhilali, Abdelghani Ferradji, Zakaria Ghezal, Bendehiba Maamar, Giovanni Martinat, Nadjib Meherhera, Riad Mendjel, Mourad Messaoud, Houssni Mijem, Ismail Oubbajaddi, El Houssaini Zahid, Oualid Guennoun, Pasquale Fortunato e Kobi Elharar sfidano la forza di gravità con impeto marziale e turbinio di vesti e bagliori d’acciaio sulle note di Wolfgang Amadeus Mozart, Gabriel Fauré e Richard Wagner accostate a melodie e ritmi della musica algerina.
La Cie Hervé Koubi – fondata nel duemila dal coreografo franco algerino – fin dall’esordio con il progetto “Le Golem” ha conquistato il pubblico e la critica, ottenendo rapidamente successo e riconoscimenti a livello internazionale – mentre allo stesso Hervé Koubi è stato conferito il prestigioso titolo di Chevalier des Arts et des Lettres.
“Les Nuits Barbares, ou les premiers matins du monde” fin nel titolo che rimanda alle stirpi “barbare” e a un’epoca ancestrale, come nei rimandi ai vari popoli – «Persiani, Goti, Celti, Unni, Arabo-Musulmani» – che hanno esercitato influenze più o meno dirette e ancora riconoscibili sulla cultura occidentale – costituisce una sfida contro i neo-oscurantismi che individuano nel Vicino Oriente un nemico e un pericolo per l’identità. La coreografia di Hervé Koubi al contrario testimonia la ricchezza e la raffinatezza delle antiche civiltà, e rappresenta – come sottolinea l’autore – «un inno alla bellezza».