Si è aperto il mese scorso l’incidente probatorio che avrà esito il 18 marzo sulla vicenda Piredda-Pitzalis. La famiglia continua a chiedere giustizia per un caso che richiede al momento la massima cautela.
Rimase sfigurata il 18 aprile 2011 nel rogo della sua casa di Bacu Abis, Valentina Piredda, ex moglie della vittima. Secondo la stessa, Piredda avrebbe cercato di ucciderla cospargendola di benzina dandole poi fuoco, fiamme che lo avrebbero poi ucciso. Indagata a seguito dell’esposto della famiglia della vittima, che non ha mai creduto alle sue dichiarazioni, l’ex moglie di Manuel Piredda, è diventata per molti simbolo, in Italia, della violenza contro le donne.Sono stati discussi il 31 gennaio, davanti al g.i.p Gabriella Muscas e al procuratore aggiunto Gilberto Ganassi, gli esiti peritali dell’incidente probatorio relativi alle cause della morte di Piredda, alle ustioni di Valentina Pitzalis, al contenuto del cellulare della stessa, alla dinamica e alla tempistica dei fatti oggetti di indagine e ai punti di incendio sulla scena del crimine.
I genitori del ragazzo chiedono oggi, come anni fa, che sia fatta giustizia sul caso e sul lavoro magistrale dei propri consulenti, protagonisti di atti intimidatori.
Esponiamo il testo integrale della lettera di Roberta Mamusa, madre della vittima:
“Siamo provati dal dramma che ci ha colpiti. Sono stati 7 anni lunghissimi e nostro figlio è stato dipinto come un mostro. Siamo stati privati del nostro unico figlio e travolti da una mole impressionante di accuse. Siamo stati definiti genitori incapaci e di aver cresciuto un assassino, assassini a nostra volta e falsi secondo alcuni per non aver creduto in quell’archiviazione e al fatto che Manuel si fosse tolto la vita. Io e mio marito conoscevamo Manuel e siamo certi che non si sia suicidato. Per anni abbiamo assistito ad un ritratto sempre più mostruoso e inverosimile di nostro figlio sino a quando la giustizia in cui crediamo fermamente non è intervenuta un altra volta a rileggere i fatti del 2011. Abbiamo assistito ad una parata di opinioni sul caso tra social e carta stampata da personalità di spicco nel mondo del giornalismo e della televisione atti a screditare noi, il nostro dolore e i nostri consulenti. Nella produzione delle offese e diffamazioni al nostro indirizzo, come a quello dei nostri consulenti, si sono cimentati non solo comuni cittadini ma anche personaggi pubblici che per la loro visibilità ed il seguito che vantano sui media hanno contribuito ad alimentare la sussistenza ed ingrandirne in modo preoccupante la portata. Siamo alla ricerca di verità e giustizia che fissi una volta per tutte come si sono svolti i fatti, come Manuel è morto e Valentina è rimasta sfigurata. Io e mio marito cogliamo l’occasione per ringraziare il nostro pool difensivo senza la cui professionalità non avremmo potuto portare avanti la nostra volontà. Ringraziamo la Procura di Cagliari per aver dato modo anche a Manuel che non può difendersi di dire la sua in questa triste vicenda. Vorrei aggiungere che abbiamo fatto tutto quel che era nelle nostre possibilità ed abbiamo incontrato persone risultate poi incompetenti. Penso che niente sia dovuto al caso e siamo sopravvissuti per 7 anni e mezzo ad un dolore che non si può definire che trafigge cuore ed anima, un vuoto che non trova parole“.
“Sono emersi degli elementi dallo studio delle fotografie della scena del crimine” afferma la Dott.ssa Sionis, “il contributo del Dott. Monni ha certificato, ancor prima che Manuel venisse esumato e sottoposto ad accertamento autoptico, che non indossasse i guanti. I primi due pilastri che costituivano il decreto di archiviazione sono stati buttati giù, il nostro lavoro adesso, insieme alla Procura della Repubblica è quello di vagliare concretamente sviluppati i fatti. Sono molto soddisfatta per il procedimento d’indagine e delle risultanze ottenute, e sono certa oggi più che nel 2017 che Valentina Pitzalis sarà certamente rinviata a giudizio, perché è necessario un processo, un dibattimento per stabilire la realtà dei fatti“.
“Il consulente del p.m ha dovuto ritrattare, considerando che dopo 7 anni i reperti potevano essersi logorati, ritenendo di grande importanza riproporre degli accertamenti sul cadavere” afferma l’Avv. Locci “alcuni soggetti insistevano sulla questione Tac, ma questa è stata effettuata e non ha evidenziato particolari lesioni di carattere osseo. Ci sono molte dichiarazioni da parte dell’indagata che assolutamente non convergono“. In appoggio a quanto asserito dal suo collega, l’Avv. Marcialis afferma “abbiamo visto un eccessivo parteggiare ed una serie di mistificazioni. Qualcuno ha detto di avere in mano la perizia della Dott.ssa Mazzeu, contenente le foto della Pitzalis e di Piredda. Questo ci ha condotto ad esporre la nostra. Sono stati omessi dei dati importanti, dando adito ad una serie di illazioni. Il caso necessita di un silenzio assoluto, ed è certamente importante stabilire un limite a quello che può essere rivelato. Sono state messe in dubbio le risultanze cliniche analizzate dai consulenti. Troppe ingerenze poste in essere da persone che non conoscono i fatti“.
Conclude la Sionis “Sebbene i periti abbiano rilevato assenza di monossido di carbonio nelle vie respiratorie, poiché è stato ritenuto opportuno e necessario prolungare la parte di contraddittorio relativamente alle metodologie scientifiche, occorre attendere gli sviluppi del confronto attraverso l’audizione dei due ausiliari del g.i.p al fine di stabilire e riferire in termini di certezza scientifica e probatoria le cause della morte“.
Daniele Fronteddu