Gli influssi benefici che si trasmettono tra i settori comunicanti del progetto promosso dal CIP Sardegna con la solida collaborazione della Regione Sardegna si sono subito avvertiti all’Istituto Comprensivo di Sennori che ha già svolto gran parte dei moduli del programma stilato nel 2019 dal direttore dei lavori Manolo Cattari. Lo psicologo dello sport, che guarda caso, trae le proprie origini nel comune della Romangia, ha ovviamente seguito attentamente le evoluzioni dipanatesi in quattro appuntamenti fissati nel mese di marzo presso l’istituto coordinato dal dirigente Carlo Orrù. Nel team di lavoro si interfacciano costantemente Maria Lisa Camboni (referente scuola primaria), Eleonora Palmas (referente scuola secondaria), la psicologa Caterina Branca e la coordinatrice territoriale del CIP per il progetto Monica Pirina.
Tre invece le federazioni paralimpiche mobilitate per garantire la presenza degli atleti, perni fondamentali nell’essenza di tutto il percorso.
E per la grande gioia dei discenti sono prima intervenuti i nuotatori della FISDIR (Federazione italiana sport paralimpici degli intellettivo relazionali) Alessandro Roggia e Daniele Ruiu (tesserati con l’Associazione Albatross) che con la loro innata simpatia hanno raccontato il loro mondo, sportivo e non.
Una carica di forte empatia si è aggiunta successivamente quando in aula, nell’ambito della tematica dal titolo “Vivere e sentire diversamente” si è presentata la ballerina non vedente Roberta Pinna, accompagnata dalla sorella Eleonora. Facenti capo alla FIDS (Federazione Italiana Danza Sportiva) e attualmente tesserate con la ASD Danceozieri Academy si sono immerse con meno titubanze viste le loro recenti comparsate nell’Agitamus 2018. Erano coadiuvate, come sempre, dal loro tecnico Cristina Resta che nell’ambito della federazione sarda si prodiga per diffondere nei quattro punti cardinali il messaggio della danza paralimpica.
E risale a pochissimi giorni fa la visita di due campioni di pallacanestro in carrozzina che militano nella Dinamo Lab di Sassari. Fabio Raimondi e Claudio Spanu hanno felicemente rappresentato la FIPIC (Federazione Italiana Pallacanestro in Carrozzina) e dalle loro parole si arguisce che l’incontro non gli ha lasciati indifferenti: il “muoversi diversamente” ha offerto validi strumenti di interazione agli studenti.
“Bellissima esperienza, non vedo l’ora di incontrarli nuovamente perché sono stati fantastici”. Così Claudio nel post lezione, a cui si aggiungono le impressioni del compagno di scuderia: “I bambini sono il futuro – dice Fabio Reimondi – e riuscire a trasmettere il messaggio giusto significa molto. Sicuramente sono incontri da ripetere. Sia io, sia Claudio siamo molto soddisfatti da quello che siamo riusciti a dare ma lo siamo anche per quello che loro stanno dando a noi”.
L’intervento conclusivo è della psicologa Caterina Branca che espone le sue personalissime sensazioni: “Sto vivendo un’ esperienza unica che ricorderò anche a distanza di anni per le storie di vita trattate e le emozioni che ne affiorano. Con i ragazzi e i bambini gli atleti hanno parlato di diversità, empatia, delle difficoltà incontrate nei loro percorsi. Ma hanno esternato anche aspetti positivi: divertimento, amicizia e fiducia, e tutto ciò che è necessario per raggiungere grandi traguardi nello sport e nella vita”.
La psicologa coglie l’essenza degli incontri sennoresi: “Ho ascoltato storie profonde di sport e vita da parte di autentici campioni. E nel contempo ammiravo lo sguardo rapito dei ragazzi intenti ad ascoltare e pensare. Spero che quei messaggi siano stati recepiti e possano intrecciarsi ai loro percorsi. Sono contenta che alcuni si siano aperti davanti ai compagni, esprimendo le frustrazioni di non sentirsi all’altezza in certe situazioni; hanno avuto tanto coraggio e la loro emozione nel parlare mi ha commosso”.
Caterina Branca si sofferma soprattutto sulla forte esperienza vissuta a contatto con i bambini della primaria: “Si mettono in gioco con facilità; ho percepito chiaramente l’entusiasmo e la loro motivazione. E anche la profondità di alcune riflessioni, la voglia di dichiarare il senso di inadeguatezza davanti ad alcune richieste e la complessità nell’accettare le parti di noi che non ci piacciono. La forza di questo progetto si basa su tante cose. A Sennori ho visto tanta voglia di mettersi in gioco, scaturita dall’aver ascoltato tutto con estrema attenzione. Agitamus ci fa crescere, come individui e come squadra”.