E’ stata una delle tappe del tour che in questi giorni vede impegnati i dirigenti di Coldiretti Sardegna nei diversi territori per ripercorrere e condividere tutte le tappe della lunga battaglia del prezzo del latte analizzando in particolare i contenuti dell’accordo firmato a Sassari l’8 marzo scorso in cui si è stabilito di pagare in acconto a 74 centesimi.
“Abbiamo firmato e ci assumiamo la nostra responsabilità – evidenzia il presidente regionale Battista Cualbu – ma non possiamo non dire che non ci soddisfa e che la nostra è stata una firma sofferta, arrivata per ultima. Abbiamo sottoscritto il documenti dopo mezz’ora, quando tutti gli altri erano già fuori. Lo abbiamo fatto per senso di responsabilità anche se non condividevamo ne l’acconto (sotto i costi di produzione che come dicevamo da dicembre doveva essere di 77 centesimi quando ancora non c’erano in campo gli interventi statali e regionali e del Banco che ammontano in totale a circa 50 milioni di euro) ne tanto meno la griglia, distante da quella presentata da noi. Purtroppo gli ultimi atti violenti dei camion bruciati ci hanno indebolito e ci hanno tolto forza”.
“Secondo le nostre analisi frutto della media dei costi di trasformazione del latte dei caseifici, compresi gli utili di impresa – ha spiegato il presidente di Coldiretti Nuoro Ogliastra Leonardo Salis – con il Pecorino romano venduto a 5,33 il latte deve essere pagato a 72 centesimi. Nella griglia uscita dall’accordo invece per remunerare il latte a 72 centesimi il Pecorino deve avere un prezzo di 7 centesimi in più: 6 euro al kg. Inoltre il prezzo (solo per quest’anno) è legato al solo Romano, mentre non si fa riferimento alla non trascurabile quantità di altri tipi di formaggio delle quali, purtroppo, nessuno ci ha fornito i dati. Un punto sul quale abbiamo voluto che prendessero l’impegno il Prefetto e il capo di gabinetto del ministro della attività agricole è quello della clausola antispeculazione: nel bando degli indigenti si acquisti solo ed esclusivamente il formaggio prodotto e non quello acquistato onde evitare che chi ha comprato Pecorino ha prezzi bassi da caseifici in difficoltà poi speculi facendo la cresta con i soldi pubblici”.
Altro punto sottolineato da Coldiretti è quello di dare le quote di produzione del Pecorino romano ai pastori e non lasciarla ai caseifici perché cosi sono falsati in quanto il pastore non è libero di cambiare caseificio o comunque non ha nessun controllo sul suo latte.
“Per questo è fondamentale l’unità dei pastori – ha evidenziato Battista Cualbu – perché abbiamo una controparte molto compatta e forte mentre noi siamo spesso divisi oltre a non avere i dati”.
Attraverso dei video ed il racconto si sono ricordati il fallimento del Consorzio latte nel 2013, la richiesta del consorzio di Secondo livello, dell’interprofessionale, della trasparenza dei dati, delle quote di produzione del Pecorino romano da assegnare ai pastori.
“Il bluff della sovrapproduzione di latte dei trasformatori che denunciammo nel 2016 è la dimostrazione di come sia sbilanciata la contrattazione e di come i produttori di latte siano l’anello debole anche per mancanza degli strumenti minimi per potersi sedere con le stesse armi ad un tavolo – sottolinea il direttore di Coldiretti Sardegna Luca Saba -. Nel tavolo abbiamo scoperto che per il Consorzio del Pecorino di latte, la trasparenza dei dati è la condivisione nel proprio sito dei link del sito Clal.it, mentre ancora non abbiamo una spiegazione del perché non si sono fatte rispettare le quote di produzione di Pecorino ai caseifici e del perché non si allineano le sanzioni per gli splafonamenti alle altre dop di formaggio. E’ dall’inizio della legislatura che presentammo alla Giunta che adesso ha chiuso il mandato – continua il direttore – l’istituzione del Consorzio di secondo livello, uno strumento snello che serve per coordinare la vendita e costruire un proprio mercato. Oggi le cooperative sono un punto debole della filiera perché vanno in ordine sparso e spesso, a causa degli speculatori si fanno concorrenza in quando abbassano il prezzo del formaggio”.