Comincia in autunno quando Coldiretti Sardegna ha denunciato che il prezzo proposto dal mondo della trasformazione (60 centesimi) era impresentabile in quanto molto al di sotto dei costi di produzione e per l’ennesima volta si scaricavano sui pastori le incapacità dei trasformatori che avevano splafonato le quote di produzione del Pecorino romano causandone il crollo del prezzo.
A dicembre, il 15, a Banari, nell’appuntamento annuale, al quale sono stati invitati tutti i trasformatori, Oilos e il Consorzio del Pecorino romano, Coldiretti Sardegna proponeva un patto da sottoscrivere da parte di tutti gli attori della filiera, in cui l’acconto del latte doveva essere pagato ai pastori a 77 centesimi per i mesi di gennaio, febbraio e marzo per poi essere aggiornato ad aprile in base alle quotazioni del Pecorino romano.
Proposta portata nel tavolo regionale del latte.
Tavolo che tra nulla di fatto e rinvii giunge a fine gennaio, quando Coldiretti Sardegna, lancia l’ultimatum: “o si trova l’accordo nel tavolo convocato per il 7 febbraio oppure saremo in mobilitazione”.
Il 7 febbraio fallisce anche l’ultimo tentativo di accordo e scoppia la dura protesta dei pastori durante la quale tre milioni di litri di latte sono stati lavorati per essere dati in beneficienza, dati in pasto agli animali o gettati in strada.
Coldiretti persegue anche le vie legali denunciando gli industriali che pagano sotto i costi di produzione, cosa vietata dall’articolo 62 della legge 1 del 2012 in cui sono previste sanzioni oltre i 3 milioni. L’art. 62 al comma 2 “vieta qualsiasi comportamento del contraente che, abusando della propria maggior forza commerciale, imponga condizioni contrattuali ingiustificatamente gravose, ivi comprese, ad esempio: qualsiasi patto che preveda prezzi particolarmente iniqui o palesemente al di sotto dei costi di produzione”.
Il 12 febbraio una delegazione di pastori guidata dal presidente di Coldiretti Sardegna Battista Cualbu partecipa alla manifestazione sulla Xylella di Coldiretti davanti a Montecitorio e a fine mattinata viene convocata dal ministro Salvini che riunisce per il 14 febbraio al Viminale tutti i protagonisti della filiera. Tavolo al quale Coldiretti Sardegna chiede vengano convocati anche i rappresentati dei presidi spontanei.
Nel tavolo del 14 febbraio non si arriva ad un accordo ma si apre la strada a un consistente intervento pubblico che tra Viminale, Ministero dell’Agricoltura, Regione e Banco Sardegna arriva a circa 50 milioni di euro.
Il tavolo viene aggiornato a Cagliari, poi nuovamente a Roma e poi delegato al prefetto di Sassari che al secondo tentativo, con la collaborazione del capo di gabinetto del Ministero delle Politiche Agricole giunge all’accordo di oggi.