La fortunata pièce – nella mise en scène della compagnia Quinte Emotive con la regia di Paolo Angioni – riprende un tema già presente nelle novelle “La verità” e “Certi obblighi” ovvero la questione dell’adulterio e l’usanza del delitto d’onore. Sotto i riflettori Cristina Pillola, Giusy Fogu, Gisella Biggio, Leonardo Pani, Efisio Deiola, Manuela Perria e Andrea Zucca interpretano i protagonisti di una vicenda emblematica, in cui la scelta del protagonista, Ciampa, di ignorare la liaison della giovane moglie con il cavalier Fiorica suscita scandalo e indignazione perché infrange le norme non scritte che impongono la punizione dei fedifraghi.
Il punto di vista dell’uomo che rinuncia a far valere il suo diritto, pur di conservare l’affetto della sposa, ancorché infedele, è in stridente contrasto con la reazione della consorte del cavaliere, decisa a mettere il marito davanti alle proprie responsabilità fino al punto di denunciare il reo. La donna agisce per impulso, senza però soffermarsi sulle conseguenze del suo gesto: la rivelazione del duplice tradimento costringerebbe infatti Ciampa a lavare nel sangue l’offesa per salvare la propria dignità e il proprio onore agli occhi del paese. La strage può essere evitata grazie ad un escamotage – ma la signora dovrà pagare un prezzo altissimo per aver preteso di rompere il muro del silenzio e dire la verità.
Una tragedia (sfiorata) che mette in risalto gli effetti paradossali dell’ipocrisia e il dilemma di ogni marito tradito, costretto a scegliere se obbedire all’arcaico codice della vendetta o scegliere una risoluzione pacifica, in cui sia possibile anche il perdono e l’accettazione delle debolezze e intemperanze di una donna non corrispondente ai rigidi precetti della virtù.
Una vicenda apparentemente banale e un po’ triste – un piccolo scandalo di provincia con possibile strascico di violenza finale – si trasforma nella cartina di tornasole per scoprire il nodo delle passioni e il gioco di maschere che permette di sopravvivere facendo finta di nulla e custodendo dolori e umiliazioni segrete, lacrime e amarezza in fondo al cuore.
Ne “Il Berretto a Sonagli” – come sottolinea Paolo Angioni nelle note di regia – «Pirandello usa lo stesso schema di “Cavalleria Rusticana” (un ambiente sociale dove l’infedeltà sessuale e il disonore sono questioni di vita e di morte), combinando però la vicenda con l’ironia e il grottesco. Quello che viene fuori è una società allergica alla possibilità di cambiare. Come l’autore fa dire a Ciampa: “in questa società siamo solo pupi (burattini)”, anche noi facciamo parte di quel sodalizio che assiste e sostiene lo spettacolo dei Pupi.
Tra le strane teorie del protagonista (Ciampa), particolarmente bizzarra è quella secondo cui gli esseri umani hanno in testa tre corde di comportamento: quella del vivere sociale, quella della verità e quella della follia. Se non le avessimo ci comporteremmo come bestie. Quasi che, per Pirandello, la società (e di conseguenza il teatro) siano tenuti insieme da una calcolata schizofrenia.»
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La Stagione de La Grande Prosa a Carbonia proseguirà sabato 16 marzo alle 20.45 con “I Am Hamlet” di Andrea Tedde – che firma anche la regia – protagonista sulla scena con Marta Proietti Orzella, Alessandro Fulvio Bordigoni e Floriana Ancis: una pièce inedita con un intrigante gioco metateatrale sul filo della suspense.
INFO&PREZZI
Biglietti
Dalla fila 1 alla fila 7: € 16
Dalla fila 8 alla fila 11: € 14
Dalla fila 12 alla fila 14: € 12
Dalla fila 15 alla fila 17 e galleria: € 10 Palchetto: € 7