L’Amministrazione Comunale durante la grande manifestazione organizzata dai pastori martedì 12 febbraio aveva convocato il Consiglio Comunale in piazza, fra la gente. Un consiglio di ascolto, comprensione, adesione alla lotta di una categoria che è pilastro dell’economia, della cultura, della identità di una intera isola. Il giorno seguente il presidente dell’Anci Sardegna Emiliano Deiana, il Sindaco di Gavoi Giovanni Cugusi e a altri 4 sindaci sardi hanno partecipato come uditori al Tavolo del Latte convocato dalla Regione Sardegna. Sei ore durissime e dolorose di trattativa dalle quali sarebbe potuto scaturire un accordo fra sardi, in Sardegna, ma come sappiamo dalle cronache così non è stato.
Gli amministratori del movimento Comunidade nel consiglio del 27 febbraio hanno così portato la loro sintesi politica su quanto è scaturito da quei confronti e su quanto sta avvenendo nel mondo delle campagne.
Sul sito istituzionale il testo integrale dell’Odg approvato all’unanimità dal consiglio comunale.
http://www.comune.gavoi.nu.it/ente/avvisi/1045
Oggetto: Discussione e approvazione di un Ordine del Giorno sulla crisi del settore agro-pastorale.
INTRODUZIONE
Il Consiglio Comunale, nel considerare l’attuale crisi del settore agropastorale che è sfociata in un’imponente protesta dei pastori sardi, ritiene opportuno discutere e approvare un Ordine del Giorno di supporto al mondo delle campagne, che dia una sponda istituzionale e politica alle manifestazioni di piazza e alle giuste rivendicazioni alle quali abbiamo assistito.
Nel sostenere le ragioni dei pastori che vedono, nel 2019, il prezzo del latte scendere del 50% in tre annualità passando da 1,20 euro al litro agli attuali 0,60 euro al litro, il sindaco, la giunta e il consiglio comunale si impegnano a proseguire nel dialogo con i produttori singoli e/o associati, con le organizzazioni agricole, con il sistema cooperativistico della trasformazione e con quello industriale. Perché la riduzione del prezzo del latte del 50% rispetto al 2017, ha sottratto dal circuito economico della Sardegna circa 228 milioni di euro, una massa di denaro enorme che manca dalla piccola economia locale delle nostre comunità.
Le figure del pastore, dell’allevatore, dell’agricoltore sono figure insostituibili, in Sardegna, dal punto di vista sociale, economico, insediativo, storico e culturale: non è certamente un’esagerazione affermare che senza pastori, semplicemente, non esiste la Sardegna.
La questione della pastorizia, dell’allevamento, della produzione del latte, della sua trasformazione e della vendita dei prodotti derivati è una questione decisiva per tutta l’isola e ancor di più per le zone interne, per la Barbagia, per il paese di Gavoi.
Per questo ogni intervento a sostegno di questo settore è da considerarsi urgente e prioritario, non solo per i pastori, i custodi del tempo che vivono a pieno la crisi e le contraddizioni della contemporaneità, ma per tutta la Sardegna.
I pastori sono l’impronta identitaria di questa terra e, nonostante tutto, oltre lo sfascio industrialista che ben conosciamo, rimangono il fragile elemento portante dell’economia, il filo che tiene assieme la cultura, la società, le comunità. Perché una Sardegna non metropolitana, una Sardegna rurale, resiste e vuole continuare a esistere.
Essere pastori in Sardegna oggi, essere lavoratori delle campagne, è una scelta politica. È una scelta politica ed esistenziale nella quale è insita una prospettiva costante di lotta. Una scelta di dignità di fronte alle asperità del sistema economico, più che di fronte alla natura spesso avara.
Il pastore, l’allevatore e l’agricoltore hanno, infatti, un ruolo non solo di natura privatistica, ma anche pubblica a favore di tutta la comunità, come presidio insostituibile nel territorio, per la sua fruizione e tutela. Da questo punto di vista si deve valutare la loro importanza nella prevenzione antincendio, nella lotta al dissesto idrogeologico e alla desertificazione, all’abbandono del territorio. La pur utile “indennità compensativa” e altre misure pensate per sostenere le attività agricole nelle zone svantaggiate e montane, non sono sufficienti a compensare questa funzione “pubblica” che troppo spesso viene disconosciuta e che va oltre i livelli di produzione delle singole aziende.
Il latte pagato in partenza a 0,56 euro (+iva) nel 2019 a fronte di una prezzo, comunque di mera sussistenza, di 90 centesimi della campagna precedente, significa una riduzione del reddito del 30%. Era ovvio che questo sopruso scatenasse una rivolta che sembra incanalarsi in una negoziazione difficile in questi giorni.
L’attuale crisi del latte, la crisi dei formaggi e delle carni, la pervasività dell’industria casearia che, pur vincolando il prezzo del latte a quello del Pecorino Romano, invade gli spazi produttivi da millenni appannaggio dei pastori (e come esempio citiamo la questione paradossale del Fiore Sardo che può essere solo DEI PASTORI, prodotto artigianalmente a latte crudo, dalle mani dei pastori, negli ovili dei pastori) sono problematiche annose che chiedono un urgente intervento coordinato. Originano, infatti, dalle scelte di un sistema politico e economico che ha trasformato gli strumenti di produzione, le greggi, gli ovili e anche le realtà industriali del latte spingendo tutti questi attori a una sovrapproduzione che oggi, non può essere cancellata con uno schiocco delle dita. Inflazionare il pecorino Romano, è una dinamica produttiva e commerciale mal governata che rischia di portare al collasso prima i pastori, la parte più debole e sfruttata, poi tutto il comparto compresa l‘industria casearia.
Gli industriali del latte hanno e avranno un ruolo importante nella filiera, ma devono essere consapevoli che per essere industriali in Sardegna bisogna amare questa terra, averne assorbito la radice solidale ed etica. Chi rivendica il ruolo di asse portante dell’economia sarda, ha anche la responsabilità e il dovere di prodigarsi per i lavoratori della nostra Isola.
Da queste semplici considerazioni deriva il fatto che la comunità e l’istituzione locale che la rappresenta, sostengono appieno le giuste rivendicazioni che arrivano dal mondo agro-pastorale; sostengono le battaglie per la dignità del lavoro e auspicano che queste lotte non degenerino, mai, in lotte contro altri pastori e/o lavoratori che con fatica e sacrificio prestano la loro opera nei contesti produttivi della filiera, ma siano focalizzate con pacifica determinazione alla costruzione di un percorso migliore, all’insegna di un progresso concreto di cui tutti possano beneficiare.
Contestualmente questo Consiglio stigmatizza l’atteggiamento talvolta irresponsabile, e privo di basilari principi economici, di alcuni industriali caseari (coloro che con il superamento delle quote di produzione hanno generato, col concorso di un sempre più soggiogato comparto cooperativistico, questa e le precedenti crisi di comparto) che rimangono sordi alle reali motivazioni espresse dal mondo delle campagne e li invita a rivedere le proprie rigide posizioni;
stigmatizza la discontinuità dell’ impegno di alcune associazioni di categoria che scelgono di partecipare ai tavoli a seconda degli interlocutori e della convenienza: i pastori hanno bisogno di supporto tecnico, politico e di una presenza costante delle rappresentanze;
stigmatizza la debolezza della politica regionale quando manca nel tenere il timone della vertenza e coordinare tutti gli sforzi per una risoluzione in Sardegna delle problematiche della Sardegna senza abdicare al ruolo che compete ai cittadini e ai politici sardi;
stigmatizza i vertici dei onsorzi di tutela che non hanno ottemperato ai loro compiti e al loro ruolo di controllo e promozione;
stigmatizza qualunque azione di sostegno economico alla industria casearia fuori dal superamento dell’emergenza, se non legata a un reale impegno (sottoposto a debito controllo e sanzioni congrue in caso di infrazioni) sulla filiera affinché il prezzo del latte sia determini rispettando il criterio di sostenibilità economica anche per i produttori primari, e affinché il livello della produzione sia gestita con l’obiettivo di difendere e accrescere il valore dei prodotti latto-caseari.
Tutto ciò considerato IL CONSIGLIO COMUNALE
- esprime solidarietà ai pastori sardi in lotta per il prezzo del latte considerando le attuali quotazioni non rispondenti all’equa retribuzione del prodotto e alla dignità del lavoro;
- esprime l’auspicio che pastori, organizzazioni di categoria, cooperative di produttori e industriali riattivino un tavolo di concertazione paritario sul prezzo del latte per rivedere al rialzo tale prezzo e ridare dignità al lavoro nelle campagne della Sardegna;
- esprime l’auspicio che la Regione Sardegna, nel ciclo di programmazione europeo 2020-2027 attraverso il nuovo PSR, ponga in essere tutte le iniziative volte a tutelare la figura del pastore, dell’allevatore e dell’agricoltore attraverso una rivoluzione copernicana di tutta la filiera produttiva;
- esprime l’auspico che la Regione Sardegna imprima un’accelerazione rispetto a un miglioramento di tutta la parte relativa al sistema cooperativistico che deve assumere connotati manageriali adatti alla modernità, ai mercati mondiali, alle regole europee, nazionali e/o regionali.
- impegna il sindaco e la Giunta Comunale a mantenere aperto, sulla tematica in oggetto, un canale di discussione e confronto all’interno della comunità per far comprendere alla comunità stessa il senso di una rivendicazione che non è solo di comparto, ma più generale per il futuro della
- Impegna il sindaco e la Giunta Comunale ad attivare, sulla tematica in oggetto, momenti di discussione e confronto sul livello territoriale e regionale con gli altri comuni al fine di rendere unitaria l’azione anche con il coinvolgimento dell’Anci Sardegna e del CAL della
- Impegna il sindaco e la Giunta Comunale a sollecitare la prossima Giunta Regionale ad attivare politiche pubbliche che vadano ad incidere su tutta la filiera all’interno di un quadro di obiettivi chiari e condivisi e ad attivare un’azione forte a tutela dei pastori.
Impegna il sindaco e la Giunta Comunale a far pervenire questo Ordine del Giorno alla Giunta Regionale, all’Assessore all’Agricoltura, al Ministro delle Politiche Agricole.