“A Genova si verifica l’ennesima circostanza che trasmette un preciso segnale: si infierisce su un poliziotto che ha operato legittimamente. Un agente vede il collega ferito in modo gravissimo, sanguinante, è costretto a sparare a chi si accanisce su entrambi; anche in sede giudiziaria viene riconosciuto che non poteva fare altrimenti, che vedere un altro poliziotto in pericolo di vita non gli ha lasciato altra scelta che mettere mano alla pistola – non avendo altro da usare! -, che quella difesa fu legittima; e, però, il modo in cui l’agente ha agito, legittimamente, non piace, e così lo si precipita in un vero e proprio inferno che gli sta costando tutto, sul piano professionale, umano, economico, familiare.
Ancora una volta ci troviamo a ripetere che le decisioni dei magistrati devono essere rispettate, ma ciò non significa che non possano essere criticate. La domanda che sorge spontanea è: quanti appartenenti alle Forze dell’ordine devono ancora morire perché non si metta sempre in dubbio il loro diritto di difendersi?”.
Così Valter Mazzetti, Segretario Generale dell’Fsp Polizia di Stato, a proposito della vicenda giudiziaria in cui il Gip di Genova ha disposto l’imputazione coatta per l’agente che sparò e uccise Jefferson Tomalà, dopo che questi aveva aggredito a coltellate un altro poliziotto ferendolo gravemente, nonostante l’Ufficio di procura avesse chiesto l’archiviazione.
“Qui non si tratta affatto di sminuire la drammaticità di quanto avvenuto – conclude Mazzetti -, o di non considerare il dolore della famiglia del giovane che è morto, che merita il massimo rispetto possibile e che è condiviso in primis proprio dal collega che, suo malgrado, ha fatto fuoco. Cosa diversa sono le conseguenze giudiziarie di un gesto che viene riconosciuto come legittimo ma contemporaneamente contestato per via della presunta ‘eccessiva emotività’ mostrata da un poliziotto che assiste allo squartamento di un collega. Sarebbe bastato un colpo! Sicuro? O forse due? O quanti?
I proiettili incamiciati che usano le Forze dell’ordine se non attingono organi vitali entrano ed escono senza che un soggetto esagitato, nell’immediatezza, neppure se ne accorga, come accaduto in molti conflitti a fuoco. Piuttosto che pensare ai glaciali poliziotti posticci dei film, negazione assoluta dell’immensa umanità che invece anima ogni appartenente alle Forze dell’ordine italiane, noi preferiamo pensare a tutti gli eroi in divisa che, per la prioritaria difesa della vita altrui o magari per un attimo di esitazione, hanno versato allo Stato il più alto tributo possibile rimettendoci la vita. Con tutto il rispetto, siamo assolutamente certi che chi si è pronunciato contro il collega a Genova non si sia mai trovato di fronte a una persona alterata che sta facendo a pezzetti un poliziotto con un coltello”.