La pièce liberamente ispirata a “La signorina Else” di Arthur Schnitzler – nella traduzione di Giuseppe Farese – ricostruisce il dramma della protagonista, non più l’adolescente smarrita davanti alla spregiudicatezza e all’indifferenza degli adulti, ma una donna prigioniera dei ricordi, vittima di un lontano trauma giovanile che ha segnato per sempre la sua esistenza. Una ferita immedicabile – un dolore che affonda le sue radici nel passato e al quale ella cerca di sfuggire attraverso l’oblio del Veronal, in un reiterato tentativo di suicidio, forse più simbolico che reale, con cui far fronte all’incapacità della società di riconoscere il suo male di vivere.
Sotto i riflettori la stessa Nunzia Antonino, che presta volto e voce alla creatura inquieta, circondata dai fantasmi di quell’antico scandalo, un episodio dimenticato che ha fatto precipitare la sua mente nella follia: la spensieratezza di una vacanza in un rinomato luogo di villeggiatura cancellata dall’improvvisa coscienza e dal peso di un’insostenibile responsabilità, quella di salvare l’amato padre dall’onta del fallimento attraverso il sacrificio di sé e la perdita dell’innocenza.
Sulla falsariga della celebre novella dello scrittore e drammaturgo austriaco, pubblicata nel 1924, in forma di monologo interiore, “Else” rievoca la squallida vicenda da cui emerge tutta la superficialità e l’ipocrisia di una civiltà al tramonto, in un’atmosfera frivola e mondana in cui più dell’essere conta l’apparire. Il rispetto delle regole e convenzioni sociali, la buona educazione, l’eleganza e la cortesia formale celano il vuoto e il venir meno dei principi etici e morali, per cui una fanciulla può tranquillamente essere immolata per tutelare il buon nome della famiglia e quindi spinta dai suoi stessi genitori ad adoperare il suo fascino per ammaliare un creditore, tal signor Dorsday, pur di evitare la catastrofe. Else dovrebbe così assecondare il desiderio di costui, che fortunatamente “si accontenterebbe” di vederla nuda, in un triste commercio che trasforma il suo corpo in una merce, sia pure pregiata, mentre la sua volontà e la sua identità non sembrano avere alcun valore a fronte della tragedia imminente di un dissesto finanziario.
La fanciulla, impigliata in un tremendo ingranaggio, apprende con orrore e disgusto quale sia davvero la condizione femminile e quale l’importanza del denaro nel determinare i destini e definire i ruoli: una donna può trovare nel matrimonio una via di fuga o di sostentamento, ma non deve nutrire ambizioni e non vi è nulla di più pericoloso e umiliante della povertà. Nel suo ambiente l’azione che le viene richiesta, il sacrificio della sua purezza, l’esporsi allo sguardo lubrico di uno sconosciuto, sembra essere meno grave e infamante che non l’emarginazione e la vergogna di un fallimento. Else scopre a un tempo il suo potere sugli uomini e la sua debolezza, in quanto donna, quindi sottomessa alle regole patriarcali, insieme alle contraddizioni di un rigido perbenismo dietro cui si celano – o da cui direttamente e indirettamente scaturiscono vizi e perversioni.
L’impianto scenico e la regia di Carlo Bruni mettono in risalto il dilemma interiore della protagonista, proiezione dell’adolescente, poco più che bambina, “venduta” dai suoi stessi genitori, inconsapevoli carnefici, in cambio di un benessere materiale che mai potrà compensare la purezza perduta. Nel suo immaginario quell’evento – mai accaduto, poiché la fanciulla invece di recarsi all’appuntamento segreto si era mostrata impudicamente in pubblico in tutto lo splendore della sua acerba giovinezza, quasi a voler cancellare con uno scandalo l’oltraggio di avrebbe tranquillamente abusato del suo corpo, senza scrupoli né pentimento – prima di cercare di avvelenarsi con i barbiturici e – forse per ingenuo tentativo di vendetta – darsi la morte
“Else” di Nunzia Antonino e Carlo Bruni rivela la crudezza e la modernità della novella a distanza di quasi un secolo e la forza e attualità della denuncia dell’ipocrisia della società – e dell’inadeguatezza nell’educazione e nella protezione dell’infanzia – in un momento cruciale in cui attraverso la psicanalisi si iniziava ad indagare i meccanismi dell’inconscio. La schizofrenia di un mondo in cui si trasgrediscono e infrangono quotidianamente i limiti imposti dalla morale e la natura umana viene rinnegata, gli impulsi repressi e la verità rimossa, in un raffinato gioco di maschere dove tutto è finzione, la protagonista cerca di lottare contro la propria sofferenza, ma non sa o non può farsi una ragione di quel che è accaduto, o sarebbe potuto accadere e sopravvivere in pace con se stessa, accettando la realtà e il disincanto, al di là del bene e il male.
Il rito di passaggio impostole dalla famiglia e dalle circostanze ha lacerato la sua anima, conducendola in un baratro in cui la sua mente si smarrisce in attesa di un’impossibile consolazione.
“Else” – pièce originale scritta “a quattro mani” dall’attrice Nunzia Antonino – anche protagonista sulla scena – e dal regista Carlo Bruni, liberamente ispirata a “La signorina Else” di Arthur Schnitzler nella traduzione di Giuseppe Farese – si avvale della ricerca musicale di Sergio Antonino e dei costumi di Atelier 1900, oltre che della “complicità” di Michelangelo Campanale, Pino Loconsole, Saverio Massari, Maria Pascale, Katia Scarimbolo. Lo spettacolo prodotto da Tra il dire e il fare/la luna nel letto, è stato realizzato con il sostegno di Teatro Rossini di Gioia del Colle e sistemaGaribaldi – Linea d’Onda, in collaborazione con la Fondazione Popolare contro l’Usura.
INFO & PREZZI
LANUSEI
Biglietti:
platea primi posti: intero € 14 ; ridotto € 12
platea secondi posti: intero € 12 ; ridotto € 9
galleria: € 8
Info: tel. 338 8727641 – [email protected]
CARBONIA Biglietti
Dalla fila 1 alla fila 7: € 16
Dalla fila 8 alla fila 11: € 14
Dalla fila 12 alla fila 14: € 12
Dalla fila 15 alla fila 17 e galleria: € 10 Palchetto: € 7
Info: Augusto Tolari – cell. 328 1719747 – [email protected]
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