Dalle righe di illustrazione delle procedure più veloci di scioglimento del matrimonio della Dott.ssa Valeria Vizzone, Avvocato presso l’Istituto per la Prevenzione del Disagio Minorile di Roma, traspare l’importanza dello strumento di mediazione passante, anche e soprattutto, da quelle piccole accortezze che ogni genitore, nell’interesse dei propri figli, durante l’iter di separazione, dovrebbe adottare.
Nell’ambito del riassetto del processo civile e per la riduzione dell’arretrato giudiziario, la coppia che consensualmente vuole separarsi o divorziare (ovvero modificare le condizioni della separazione o del divorzio) non dovrà necessariamente rivolgersi al giudice, ma avrà la possibilità di scegliere una terza via definita “negoziazione assistita”. Può spiegarci nel dettaglio?
La Legge 55/15 ha introdotto la Negoziazione Assistita da avvocati, con trasmissione dell’accordo al procuratore della Repubblica perché autorizzi (in presenza di figli minori) ovvero rilasci il nulla osta (in assenza di figli minori); In definitiva, non si va innanzi al Giudice, ma in seguito all’elaborazione di un accordo con l’aiuto degli avvocati, verrà apposto un nulla osta o un’autorizzazione dal Pubblico Ministero a seconda se ci sono o meno figli minori, ovvero la conclusione di un accordo avanti il Sindaco, o suo delegato, purché l’accordo stesso non contenga patti produttivi di effetti traslativi di diritti reali (cosa invece possibile in caso di negoziazione assistita con l’aiuto degli avvocati). In definitiva le parti, ciascuna assistita dal proprio avvocato, contrattano le condizioni di separazione o di divorzio, trovando soluzioni concordate in relazione alle finanze che ai propri figli, sancite poi in un accordo che il Pubblico Ministero dovrà, soprattutto in presenza di figli minori, vagliare per verificare l’assenza di decisioni lesive dei diritti degli stessi. Si tratta di una soluzione per una migliore gestione della crisi familiare, non solo in tempi più rapidi ma anche attraverso soluzioni concordate che tengano presenti le esigenze di tutto di tutto il nucleo familiare. E’ doveroso ricordare l’importanza del tenere sempre più lontane le famiglie e i relativi problemi altrimenti gestibili dalle aule di tribunale, con l’attenzione sempre rivolta agli interessi dei minori nella contrattazione di condizioni più tutelanti per tutti. In definitiva, la negoziazione assistita rappresenta la terza via per separarsi o divorziare, con tempi più rapidi a contenimento di quella conflittualità che potrebbe condurre a drammatiche conseguenze”.
Cosa s’intende per “divorzio breve”, e in cosa differisce dalla negoziazione assistita?
Il cosiddetto divorzio breve è stato introdotto dalla Legge n. 55/2015, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale l’11 maggio 2015, in vigore dal 26 maggio 2015. Invece dei tre anni prima previsti, in caso di separazione giudiziale, basta un anno per porre fine al matrimonio. Il termine decorre sempre dal giorno della comparizione dei coniugi innanzi al Presidente del Tribunale nella procedura di separazione giudiziale. Rimane fermo, inoltre, il requisito della mancata interruzione: la separazione dovrà essersi “protratta ininterrottamente” e l’eventuale sospensione dovrà essere eccepita dalla parte convenuta; il termine di un anno si riduce ulteriormente a sei mesi, secondo il nuovo testo dell’art. 3 lett. b), n. 2 della l. n. 898/1970, nelle separazioni consensuali, e questo sia indipendentemente dalla presenza o meno di figli che in caso di separazioni avviate in contenzioso; l’art. 2 della l. n. 55/2015 aggiunge un comma all’art. 191 c.c. anticipando il momento dello scioglimento della comunione tra i coniugi. Finora previsto con il passaggio in giudicato della sentenza di separazione, lo scioglimento può avvenire durante l’udienza di comparizione, per le separazioni giudiziali, in cui “il Presidente del Tribunale autorizza i coniugi a vivere separati”, ovvero alla data di sottoscrizione del processo verbale di separazione consensuale dei coniugi dinanzi al presidente, purché omologato nel caso delle consensuali. L’ordinanza, inoltre, con la quale i coniugi vengono autorizzati a vivere separati deve essere inviata all’ufficiale dello stato civile ai fini dell’annotazione dello scioglimento della comunione dei beni sull’atto di matrimonio; altro punto cardine della riforma è l’applicazione dei nuovi termini per la domanda di divorzio e lo scioglimento della comunione legale, anche ai procedimenti in corso alla data di entrata in vigore della l. n. 55/2015.
Il divorzio breve si applica anche alle separazioni ottenute con la negoziazione assistita, per le quali non si rileva alcuna differenza. Per questo motivo una coppia che decida la negoziazione assistita da avvocati, potrà divorziare dopo sei mesi dall’apposizione del nulla osta o dell’autorizzazione dal Pubblico Ministero secondo la presenza di figli minori. Considerando la brevità temporale di sei mesi tra separazione e divorzio, per quanto solo in caso di separazione consensuale, il legislatore ha scelto di mettere in evidenza la scelta la riduzione del tempo di riflessione tra separazione e divorzio, quale frutto di un compromesso politico che rischia di far perdere il significato che la separazione aveva per il legislatore del 1975 e del 1987. L’impressione è che questa sia stata una norma ponte per pervenire all’abolizione della separazione come necessario passaggio prima del divorzio. Nel caso sarà necessario un ripensamento dell’intera materia.
La famiglia che vive la separazione prima ed il divorzio poi, vive non solo una frattura ma anche un rideterminarsi degli equilibri. Soprattutto in questo caso il compito di ogni genitore è mettere al primo posto l’interesse dei loro figli e dunque provvedere alla ricerca della riorganizzare del tempo,delle finanze, di una nuova forma di comunicazione che escluda in toto il conflitto.
Durante la ricerca di questo equilibrio il tempo tra la separazione ed il divorzio trova un senso nel consentire di sperimentare se le soluzioni adottate siano o non siano sostenibili, e questo nell’interesse dei soggetti più deboli, dunque minori e donne; e nel caso potrei riferire, per esperienza, dell’importanza, dell’essenzialità della figura femminile tanto osannata quanto bistrattata nella ricerca del proprio equilibrio o nella ricerca del nuovo percorso di indipendenza, e di quella maschile nella riscoperta del proprio ruolo vivendo del tempo significativo con i loro figli, non certamente autoritagliandosi la figura di padre a weekend alterni. Se per questo dovrà essere preso in considerazione il divorzio diretto, dovrà riguardare unicamente le procedure consensuali, e nel caso di coppie senza figli.
Credo profondamente nell’urgenza dell’istituzione di un vero e proprio Tribunale della Famiglia. Sono infatti decenni che tutte le proposte di legge per varare un Tribunale della famiglia falliscono, continuando a varare aggiustamenti per assecondare sempre ed esclusivamente gli interessi degli adulti. E’ necessario un Tribunale unico, che giudichi ogni questione legata alla famiglia, sia essa legittima o naturale, con competenze sia penali che civili, con magistrati, togati tanto che onorari, con competenze specifiche, formati ad affrontare tutte le problematiche legate alla famiglia ed ai diritti dei minori.
Quali sono le motivazioni comuni che spingono una coppia a consultare il legale, e quali invece le opportunità da prendere in considerazione prima di procedere?
Per una coppia in crisi il primo pensiero che sorge è quello di comprendere quali che siano i propri diritti, la gestione degli aspetti economici, la gestione dei figli. La scelta del legale è una scelta fondamentale per quella che potrà essere in futuro la gestione della lite. Un primo colloquio orientativo che si rispetti deve tenere assolutamente conto delle esigenze della coppia, attraverso l’ascolto di quelli che sono i loro interessi e le motivazioni che li spingono a prendere una decisione di questo genere, possibilmente snobbando l’idea della separazione e, soltanto nel caso, arrivare a spiegare i diversi modi nei quali ci si può separare e poi divorziare, nel rispetto della chiarezza dei percorsi e della diversità dei tempi. Si evidenzia la necessità del rilascio di tutte le informazioni possibili, dell’aiuto disinteressato per una rapida uscita dal conflitto, la ricerca di nuove vie di comunicazione e di soluzioni che vadano in direzione del buon senso, sempre nell’interesse dei propri figli. Sottolineo per questo l’importanza, sempre più crescente, del rivolgersi ad una figura più specialistica del settore, come uno psicologo, nell’individuazione dei veri motivi che hanno generato la crisi e per lo scioglimento dei nodi. Questo non soltanto nell’interesse della coppia, ma anche e soprattutto del minore, i cui diritti vengono sempre sacrificati sull’altare degli interessi degli adulti, troppo spesso anteponendo gli interessi economici, venendo anche usati come merce di scambio o al centro del conflitto dei due contendenti.
E’ necessaria la prevenzione che passa anche e soprattutto attraverso la formazione e la sensibilizzazione di tutti coloro che operano sia nel campo del diritto che dell’educazione”. Come generare convergenza d’opinioni, nonostante le singole differenze?
Nonostante tutto, riscontriamo ancora una forte difficoltà nel creare sinergie tra le varie competenze.
Per esperienza posso dire che quando questa collaborazione c’è stata, sono riuscita a trovare buone soluzioni per la gestione dei figli, rassicurata dal fatto che quello che ho suggerito non era soltanto frutto della mia esperienza ma anche del lavoro che il professionista psicologo aveva fatto con la coppia o anche con uno solo dei due genitori, soprattutto nel caso di figli molto piccoli. Formazione primaria, come già detto, è trovare possibilità alternative alla separazione e al divorzio, spiegando cosa può accadere nel caso la rabbia e il rancore prendano il sopravvento. La crisi e gli obbiettivi degli stessi genitori assumono altri connotati alla luce dell’interesse che entrambi hanno verso i propri figli. Le divergenze e anche i diversi interessi, in questo caso, trovano una linea guida comune, un ulteriore chiave di lettura, se non nell’appianamento dei conflitti, quanto meno nella migliore gestione degli stessi. Quest’obbiettivo può condurre alla perdita di qualcosa in termini economici, ma senza ombra di dubbio a “guadagnare” tantissimo in termini di serenità e di benessere sia di se stessi che, soprattutto, dei propri figli.
Daniele Fronteddu