Un numero crescente di analisti di geopolitica ritiene che la scelta statunitense di alzare i dazi e minacciare guerre commerciali sia contraria agli interessi degli U.S.A., sia perché fa crescere il livello di deficit interno, sia perché i tradizionali alleati come l’Europa si vedono costretti a spostarsi verso altri mercati. Come sostenuto anche dal prof. Fabio Massimo Parenti e dall’Eurispes, «l’Europa dovrebbe essere allo stesso tempo “atlantista” ed “eurasiatica”, diventando un centro di equilibrio geopolitico», ma se gli Stati Uniti non cambieranno approccio, sembra evidente che l’Europa sposterà i suoi interessi commerciali e strategici verso l’Oriente, in particolare verso Cina, India, Corea e Vietnam. In questo ambito, durante l’incontro con i partecipanti alla conferenza sul tema “Religioni e gli obiettivi di sviluppo sostenibile” (Roma, 8 marzo 2019), Papa Francesco ha spiegato che lo sviluppo è un concetto complesso, spesso strumentalizzato, ridotto e limitato alla sola crescita materiale. Mentre – ha affermato – «le religioni possono aiutarci a camminare sulla via di un reale sviluppo integrale, che è il nuovo nome della pace».
Dopo aver sostenuto gli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite – e cioè le cinque “P”: Persone, Pianeta, Prosperità, Pace, Partnership – il Santo Padre ha auspicato proposte concrete per facilitare lo sviluppo di chi è nel bisogno, avvalendosi di quella che Papa Benedetto XVI ha ravvisato come «la possibilità di una grande ridistribuzione della ricchezza a livello planetario» come in precedenza non era mai avvenuto.
«Politiche economiche – ha continuato – incentrate sulla persona e che possano promuovere un mercato e una società più umani. Impegni etici, civili e politici concreti per svilupparsi al fianco della nostra sorella terra, e non malgrado essa». In conclusione, tenendo conto che per i cristiani è tempo di Quaresima, Papa Francesco ha chiesto una conversione dei cuori sostenendo che «l’ingiustizia che fa piangere la terra e i poveri non è invincibile».