Come ricordava Stefania, insegnante di scuola secondaria, sulle difficoltà dei ragazzi:
“Non pensavo si trattasse di un profondo disagio, definibile come una situazione di totale smarrimento“. Ed è uno smarrimento concreto, evidente, invalidante a livello di massima auto-espressione. Sono ragazzi che, come conseguenza di un ascolto mai avvenuto, finiscono per concludere nella mancanza di senso e nella difficoltà a caricarsi di nuovi stimoli, sviluppando un idea del mondo basata su princìpi completamente errati, mentre assistono alla de-responsabilizzazione dei loro mentori.
Riguardo le contraddizioni di questi ultimi potremmo riferirci, essenzialmente, alle costanti difformità mascherate e maturate in seno al concetto di accettazione per introiezione delle altrui caratteristiche atte a colmare un vuoto. Tutto ciò si traduce in un esemplare “gioco di specchi” che conduce quotidianamente i duellanti ad attaccare secondo la logica di “vincitore e perdente“, logica che un genitore impreparato al ruolo insegna prontamente al figlio fin dalla più tenera età, in previsione della sopravvivenza di uno o di entrambi, marcatamente a seconda dell’intensità della presenza di riconoscimento dei profondi bisogni dell’altro, a discrezione del ragazzo anche e soprattutto sulla scia dell’insegnamento ricevuto. La ribellione del ragazzo, derivante dall’assenza d’ascolto e negativamente rinforzata da nodi conflittuali, è la continua ricerca dei pezzi emotivi mancanti che per forza maggiore si manifestano, come ricorda Stefania, nel secondo luogo deputato al confronto e con i propri coetanei.
“La cultura non è quantità ma profondità”
Plinio il Vecchio
Una riforma dell’istruzione dovrà prevedere una ri-valutazione e ri-definizione in termini di presenza, attitudine e sensibilità all’ascolto della figura dello psicologo scolastico, del corpo docente e del personale ausiliario, secondo distinti programmi e priorità istituzionali atte al perseguimento di fini educativi in precedenza abbandonati, quali la trasmissione dell’importanza del princìpio di solidarietà in accompagnamento all’insegnamento dell’ascolto; a questo proposito servirà un necessario ri-modellamento della figura istituzionale dell’insegnante.
Nel frattempo ricordiamo le parole di Stefania che ribadisce l’importanza dell’apprendimento basato sul gioco, sull’interazione ri-creativa come garanzia di risposta efficace: “Hanno problematiche di fondo che non li abbandonano mai, e la nostra unica possibilità è distrarre la loro attenzione da questo disagio, permettendogli di imparare senza difficoltà“.
Daniele Fronteddu