“Il mio prossimo obiettivo è tenermi mia moglie”, ironizza Roberto Zanda, noto “Massiccione”, “il secondo è quello di tornare a correre nel deserto, ne ho bisogno, sarò il primo al mondo a farlo senza gambe e senza braccia, ma devo riuscirci”. Lo ha detto durante la presentazione del suo libro “La vita oltre” e del suo trailer girato da Giuliano Chiarabini che si è tenuta stasera nella sede dell’Accademia D’Arte di Cagliari con l’insegnante Stefano Obino.
La serata è iniziata proprio con la proiezione del suo trailer la serata che l’Accademia ha voluto dedicare a “Massiccione”. “Quando rivedo quel filmato non mi riconosco, mi sento una persona distaccata, diversa. Oggi parlo con il cuore, non con la testa. Le emozioni sono sempre le stesse, rivivo quelle notti, non sono mai voluto arrivare primo. Quando stavo per partire, ero determinato a fare quella gara, quando prendiamo una decisione é quella giusta. Ero convinto di farla, l’ho fatta e ne accetto il risultato. Oggi vivo come un bambino, ho imparato a camminare, a vestirmi, a cucinare, lavare i piatti, a lavare in terra, ad alzarmi da solo”.
È passato più di un anno, il 6 febbraio 2018, l’ultramaratoneta sardo Roberto Zanda, per tutti “Massiccione”, ha vissuto la notte più lunga e fredda della sua vita, a 50 gradi sotto zero tra i ghiacciai del Canada. Un’esperienza che gli è costata l’amputazione delle gambe, di una mano e di parte dell’altra. E che ha raccontato nel libro “La vita oltre” (Baldini&Castoldi), scritto con Salvatore Vitellino.
“Il mio libro è un figlio che viaggia, io non ho figli, viaggia questo”. Il 61enne cagliaritano gira per le scuole della Sardegna a raccontare la sua storia ai ragazzi, e lo fa anche davanti ai detenuti del carcere di Uta. Al suo fianco c’è sempre Giovanna, sua moglie che ha sposato due anni fa. “È una donna fortissima, mi è rimasta sempre accanto, ha sofferto più di me”.