Sabato 23 Marzo, dalle ore 10:30 alle ore 20:30, lo spazio Arte della libreria Dessì a Sassari in l.go Cavallotti 17, sarà lo scenario di Altrimenti che essere, un appuntamento speciale delle due rassegne in cui artigianato, tradizione, innovazione e progettazione si amalgamano nelle opere di Annalisa Zarelli e Giuliana Rais.
Annalisa Zarelli vive a lavora a Magomadas. Dopo gli studi nella Facoltà di Filosofia, inizia a frequentare il mondo dell arte nel 2010 come artista visiva. Dal 2015 si dedica alla ceramica con la creazione di sculture usando la tecnica del colombino. Ciò gli permette di modellare tutte le forme, anche grandi e complesse in un respiro fatto di pazienza e precisione.
Giuliana Rais vive e lavora a Bonorva. Laureata in filosofia, nel 2012 segue, a Bonorva, un corso regionale di formazione in tessitura tradizionale. S’innamora del suono del telaio, del suo movimento e di tutta la storia che custodisce. Da allora perfeziona la sua formazione sia nella tessitura che nella tintura vegetale. Ha curato per tre anni il progetto di promozione e valorizzazione della tessitura artigianale Tessinde, con il quale ha realizzato esposizioni e corsi di formazione. Riprendendo una modalità di tessitura semplice e antica, quest’anno ha avviato una personale produzione artigianale dando vita alla collezione di borse, zaini e pochette, istrazzu.
Due filosofe che negli anni hanno declinato le loro riflessioni nella prassi della progettualità artistica, nella ricerca storica sull’artigianato e le caratteristiche strutturali ed emozionali del design, tenendo conto delle nuove esigenze dell’abitare e dei suoi spazi.
Annalisa Zarelli e le sue sculture in ceramica create attraverso la tecnica del colombino e Giuliana Rais e i suoi intrecci di filati, frutto di una lavorazione a beltighitta su telaio orizzontale.
In questo appuntamento di Sabato 23 Marzo, scopriremo inoltre le creazioni del progetto phos/luce, nato dall’unione dei saperi di Annalisa e Giuliana.
L’oscurità nasconde: non sappiamo cosa c’è all’interno di una stanza buia. Qualsiasi cosa vi si trovi non viene vista, non è possibile conoscerla. Ma basta accendere una luce perché tutto risulti chiaro e visibile.
Questo semplice evento è forse la migliore illustrazione della potente e diffusa metafora della luce come conoscenza.
Con il termine Phōs si intende luce non solo come mezzo per vedere semplicemente ciò che sta davanti a noi ma si tratta di una luce che svela e rivela tramite l’ardire della conoscenza.
Con Il progetto phōs/luce Giuliana Rais e Annalisa Zarelli vogliono portare una luce attraverso l’unione di due antiche arti: quella della tessitura e quella della ceramica.
Ciò che scaturisce sono lampade-scultura cariche di simbologie arcaiche e vissuti emozionali moderni, una ricerca che non si ferma al sé ma tenta di superarsi continuamente nell’altro da sé.