Le ragioni sono varie: l’indiscussa qualità dei vini; l’eterogeneità dei prodotti proposti (anche di nicchia come l’idromiele Thun o il Trentinsushi); l’area geografica coinvolta, l’Arco Alpino, che raramente viene considerata in maniera organica dal punto di vista vitivinicolo; per la giovane età e l’entusiasmo degli organizzatori.
“Abbiamo cercato di portare una visione nuova e fresca di Rassegna e Salone, dove il fil rouge è la volontà di fare squadra tra le realtà del territorio, andando al di fuori dei soliti schemi. – afferma Elena Grolli dell’associazione Centrifuga, organizzatrice dell’evento – Ci siamo proposti di reinterpretare il classico Salone del Vino investendo non solo nella qualità dei vini, ma anche nella qualità di contenuti: tanti, per tutti i gusti, veramente informativi”.
Un investimento ripagato dall’affluenza di pubblico, cresciuta del 30% rispetto la prima edizione, sia al Salone che a tutte le conferenze. Sabato Gianpaolo Giacobbo ha condotto un’interessante degustazione sui rifermentati alpini, mentre Matteo Gallello, responsabile dell’area didattica di Porthos, ha guidato i presenti nella degustazione geosensoriale secondo il metodo proposto dal professore Jacky Rigaux nel libro Il Vino Capolto. Il messaggio di fondo, perfettamente in linea con la filosofia di Vinifera, è che solamente una profonda conoscenza della geografia di origine (terroir) permette la comprensione piena di un vino e il risveglio di sensazioni tattili e retro olfattive. Il convegno Potenzialità e limiti dei vitigni resistenti si è focalizzato sullo stato dell’arte di questo settore, lasciando ai partecipanti un messaggio orientato al futuro: la scienza dona alla vite la qualità della resistenza, chi coltiva ne usufruisce ma vanno sempre tenuti a mente i limiti relativi alla sostenibilità, anche nello sciegliere dove collocare i vigneti. La giornata si è conclusa con il laboratorio dedicato alle fermentazioni alpine condotto da Alessia Morabito e Vea Carpi, definito il metodo di conservazione più antico, ecologico e salutare.
La domenica è iniziata con una degustazione incentrata sui formaggi d’alpeggio, prodotti secondo una tradizione antica che accomuna tutti i territori attraverso l’intero Arco Alpino. Si è voluto poi dare spazio alle nuove leve di vignaioli del Trentino Alto Adige, con uno sguardo sul futuro del sistema vitivinicolo della regione grazie al dibattito organizzato in collaborazione con i Vignaioli Indipendenti del Trentino e i Freie Weinbauern Südtirol. Dal confronto è emersa l’importanza di crescere numericamente e la necessità di creare connessioni con il comparto turistico e con le istituzioni. Ai Dolomitici – il gruppo nato per valorizzare l’originalità e la diversità della viticoltura trentina – il compito di presentare il Perciso: cinque annate in degustazione e la storia di un vitigno storico, il lambrusco a foglia frastagliata.
La giornata si è conclusa con la consegna del premio La Picca d’oro di Vinifera, assegnato dai visitatori al miglior vignaiolo della manifestazione, a Vitale Girardi di Malga Ribelle (Farra di Soligo – Treviso), che ha conquistato i partecipanti con il suo Prosecco Docg sui lieviti.