Arrivano le motivazioni della pronuncia che rende definitiva la condanna a sedici anni di carcere per l’ultrà della Roma Daniele De Santis, responsabile dell’omicidio del tifoso napoletano Ciro Esposito. Inutile per l’imputato invocare la legittima difesa perché “Gastone” da una parte provoca il pericolo e dall’altra assume una reazione non proporzionata all’offesa. Lo ha deciso la sentenza 15283/19, pubblicata l’8 aprile dalla prima sezione penale della Cassazione. È il 3 maggio 2014, giorno della finale di coppa Italia fra Napoli e Fiorentina che si disputa nella Capitale. Mentre i pullman dei tifosi azzurri sono incolonnati verso lo stadio Olimpico, De Santis lancia petardi e fa gesti provocatori verso uno dei mezzi: un gruppo di napoletani lo insegue e Gastone torna di corsa verso il circolo di cui è custode. Ma il primo a raggiungerlo è Ciro Esposito che lo placca e lo colpisce con un pugno, mentre il rivale, più corpulento, cade e si frattura una gamba.
De Santis, però, ha la pistola ed esplode ad altezza d’uomo cinque colpi, dei quali quattro vanno a segno. Esposito morirà il 25 giugno dopo aver riconosciuto in foto lo sparatore. De Santis resta a sua volta ferito da coltellate e percosse: lo trovano a terra con le ossa rotte. Ma le ulteriori aggressioni sono successive agli spari: la vendetta degli ultras napoletani.Il fatto che il romanista abbia con sé l’arma non basta di per sé a escludere la legittima difesa anche se denota la disponibilità a utilizzare la pistola. Un video di circa sette secondi contribuisce alla ricostruzione dell’accaduto. Ciro Esposito scavalca il guard rail e si lancia all’inseguimento di De Santis perché lo vede tirare gli oggetti contro il pullman dei tifosi napoletani: non è cessata la situazione di pericolo che lo stesso Gastone innesca tirando i petardi, dunque ponendo in essere le condizioni obiettive che portano allo scontro e mettendo in conto una possibile reazione. Solo che lui ha la pistola, mentre il gruppetto che lo fronteggia è a mani nude: avrebbe potuto puntare l’arma o sparare in aria.
Esclusa in appello la tesi che De Santis faccia da esca per un agguato da tendere ai supporter azzurri. La sentenza di oggi della Cassazione riabilita definitivamente la figura di Ciro Esposito, un giovane che perse la vita per lo sport, per andare a vedere una partita di calcio. La speranza per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, è che tragedie del genere non si ripetano in futuro e che il calcio venga vissuto per quello che è, uno sport che rappresenta la passione di milioni di italiani.