Storie ai margini con “A-Mare / Marea” – la pièce originale firmata Teatro dallarmadio con drammaturgia di Fabio Marceddu, impreziosita dal Prologo e dall’Epilogo della scrittrice Milena Agus – in cartellone sabato 27 aprile alle 21 al TsE di via Quintino Sella nel cuore di Is Mirrionis a Cagliari per la Stagione di “Teatro Senza Quartiere” 2018-2019 organizzata dal Teatro del Segno nell’ambito del progetto pluriennale “Teatro Senza Quartiere/ per un quartiere senza teatro” che punta a offrire agli abitanti del rione e all’intera città un nuovo palcoscenico e un luogo d’incontro tra arte e cultura.
Sotto i riflettori lo stesso Fabio Marceddu (sua anche la regia “a quattro mani” con Antonello Murgia) che interpreta il protagonista di una favola bizzarra, uno stralunato ma non troppo (anti)eroe la cui esistenza movimentata – tra una nascita prodigiosa e un’infanzia difficile, che lascia il posto a un’adolescenza inquieta fino alle soglie di una tarda giovinezza o precoce maturità – sembra riflettere la vivacità e le molte contraddizioni di un quartiere popolare dalle atmosfere quasi “pasoliniane” alla periferia della futura metropoli.
Focus sull’educazione sentimentale e sulla scoperta dell’eros – tra riti di passaggio e curiose “letture” – per una narrazione che inizia e si chiude con le parole di Milena Agus – affidate alla voce fuori campo di Tiziana Pani e alle musiche di Alberto Pibiri – dall’album “Jazz Legacy” – che tratteggiano un “amarcord” cagliaritano denso di memorie e nostalgia per una sorta di perduta “età dell’oro” tra le gite al mare e i presagi della catastrofe, con l’immagine dell’acqua dal cielo in una visione del mondo capovolto, simbolo di una moderna apocalisse.
«Il bello della nostra città era il mare dentro: il porto, Giorgino, il Poetto con le fermate dell’autobus che davano il nome alle spiagge: la Prima, la Quarta, la Quinta. […] Noi di Santropaiz d’estate traslocavamo nei casotti. A Ferragosto pranzavamo in spiaggia con i malloreddus, l’anguria, che legavamo a una pietra e mettevamo in acqua per tenerla fresca, e la bottiglia di vino rosso» scrive l’autrice di “Mentre dorme il pescecane” e “Mal di pietre” dando voce a uno degli abitanti di quel rione dal nome esotico derivato dall’insegna di un “bar-bettola” – «Adesso, dopo l’inondazione, tutto questo è perduto, il mare ha sommerso la città, compreso il quartiere Santropaiz…».
Tra frammenti di poesia nati dalla fantasia della scrittrice prende forma l’autobiografia – decisamente “terrena” – di un personaggio il cui destino s’intreccia con quello dei suoi vicini e compagni di giochi e avventure in una dimensione libera e “selvaggia” a metà tra l’infanzia abbandonata di chi cresce senza genitori o con parenti troppo affaticati e distratti e la terra di mezzo tra città e campagna delle periferie urbane. “A-Mare / Marea” è un romanzo di formazione in chiave di monologo, il diario in pubblico del protagonista tra elementi di denuncia sociale e private amarezze che si stemperano in una prorompente e irresistibile joie de vivre, nella capacità di gustare ogni istante e cogliere pur nel degrado le esili tracce della bellezza.