Sul palco – insieme con il poliedrico musicista e compositore milanese Paolo Jannacci, figlio d’arte e pluripremiato autore di colonne sonore per il cinema, oltre che apprezzato jazzista – l’ensemble formato da Stefano Bagnoli (batteria e percussioni), Marco Ricci (contrabbasso e basso elettrico) e Daniele Moretto (tromba / flicorno e cori) per uno speciale omaggio all’istrionico cantautore e cabarettista, attore e perfino sceneggiatore nonché medico chirurgo Enzo Jannacci.
Un’antologia di successi, con una “scaletta” che varia di volta in volta in base alle atmosfere e all’alchimia tra artisti e pubblico, per ripercorrere idealmente cinquant’anni di storia italiana attraverso canzoni indimenticabili, che tracciano un vivido affresco di varia umanità – tra ironia e poesia. Un’immagine non edulcorata anzi cruda e realistica del Belpaese – tra ingiustizie e miseria materiale e morale, solitudine e emarginazione – ma trasfigurata con una cifra surreale e a tratti lirica, venata d’un sottile umorismo – da “El portava i scarp del tennis” a “L’Armando” ma anche la toccante e travolgente versione di “Mexico e nuvole”, fino all’imprescindibile “Vengo anch’io. No, tu no”.
“In concerto con Enzo” è quindi l’occasione per riascoltare brani emblematici entrati a far parte dell’immaginario e della colonna sonora di più generazioni, in cui rivive lo spirito anticonformista e irriverente, quasi “goliardico” di uno dei protagonisti della vivace temperie culturale e della scena musicale del secondo Novecento – fino alle soglie del terzo millennio. Enzo Jannacci ha saputo raccontare i mille volti di una metropoli in trasformazione e dell’Italia, racchiudendo nella sintesi folgorante di una canzone gli umori e le contraddizioni, gli splendori e le miserie della “sua” Milano e restituendo la voce agli ultimi e ai dimenticati, alla folla di invisibili che vivono ai margini delle grandi città. Artista poliedrico e dai molteplici talenti, Jannacci ha attraversato diversi territori musicali – dalla passione per il jazz alla collaborazione con Adriano Celentano e i suoi Rock Boys, al sodalizio con Giorgio Gaber, fino agli esordi da solista – senza dimenticare gli incontri con Dario Fo e Cochi e Renato e le fortunate incursioni teatrali, oltre alle apparizioni sul grande e sul piccolo schermo e le varie partecipazioni al Festival di Sanremo. Nelle sue canzoni l’impegno civile e gli ideali della Resistenza – come in “Sei minuti all’alba” – si sposano con il gusto per il divertissement e il nonsense, oltre che per le sonorità della lingua meneghina – in una riuscita e sempre diversa, sorprendente e accattivante miscela di note e parole.
Sulle tracce del padre Paolo Jannacci ha intrapreso un’intensa carriera musicale in cui le sue inclinazioni jazzistiche – che emergono soprattutto nei concerti – lasciano spazio anche a collaborazioni e interazioni con la decima musa (con due nominations, rispettivamente al David di Donatello per “Piccoli Equivoci” di Ricky Tognazzi (insieme al padre) e al Nastro d’argento per “Mi Fido di Te” di Ale e Franz, che si aggiungono alla prestigiosa Targa Tenco per la “miglior canzone” assegnata a “Lettera da lontano” e “L’uomo a metà” e per l’album “3-6-2005”- sempre di Enzo Jannacci – di cui ha curato la produzione). “In concerto con Enzo” è un tributo al celebre padre, un modo per riscoprirne la musica e ripercorrere il loro lungo sodalizio artistico, ma soprattutto un atto d’amore.
«Tantissimi amici hanno chiesto di potermi ascoltare in concerto, facendo vivere ancora le canzoni del papà, sapendo che io fossi la persona più indicata per farlo» racconta Paolo Jannacci – «ho deciso di offrire al pubblico uno spettacolo di canto e musica, che comprende il mio repertorio di brani jazz originali e le canzoni di Enzo più care al pubblico e alla mia famiglia». E promette: «Sarà uno spettacolo pieno di energia poetica e musicale perché, oltre che dare tutta la mia energia suonando il pianoforte in trio o in quartetto, ricorderò mio padre a chi lo conosce e cercando di farlo conoscere a chi non ha mai sentito parlare di lui. Durante lo spettacolo non ci saranno tanti fronzoli; solo il reale della musica, che spero arrivi dritta al cuore di chi l’ascolta».