La seconda giornata di convegno si è aperta con l’intervento di Susanna Bianchini “L’alba ed il tramonto della vita umana nella relazione io-tu: implicazioni terapeutiche alla luce del tema della dipendenza” che ha messo in evidenza, da una parte, l’importanza della sincerità, della trasparenza nelle relazioni umane, dall’altra, la profonda inefficacia dei vecchi approcci metodologici. Infondo, le relazioni umane, di qualsiasi genere, basate sulla reciprocità delle osservazioni, hanno come unico scopo quello di farci migliorare, evolvere. “Alba e tramonto” come facce della stessa medaglia, tese ad annullare quella presunta, quanto apparente, separatività con l’altro. Seneca, filosofo romano, scriveva “sono più le cose che ci spaventano che quelle che fanno effettivamente male, e siamo travagliati più per le apparenze che per i fatti reali“, sottolineando, in questo modo, un altro sottile meccanismo psicologico illusorio: il credito dato alle forme pensiero.“Dobbiamo imparare dai bambini.
Amano senza dubitare.
Abbracciano senza avvisare.
Ridono senza pensarci.
Scrivono cose colorate sulle pareti.
Credono ad almeno dieci sogni impossibili.
Non arrivano al cassetto più alto, ma toccano il cielo con la punta delle dita, e quando vengono affidati al sonno è come se il mondo avesse perso un po’ del suo splendore”
Fabrizio Caramagna
“Vivere il momento presente sviluppando la sensibilità al qui e ora”
Una verità dimenticata dalla cultura occidentale che ha lasciato prevalere l’esteriorità a scapito dell’interiorità. La Bianchini invita alla riflessione circa la superficialità dei nostri stessi atteggiamenti tesi alla distanza con l’altro e, con quest’ultima affermazione, all’importanza del saper fermare la mente al momento presente permettendo, in questo modo, l’infrazione dei meccanismi abitudinari, automatizzati. A questo segue un necessario rivolgimento all’interno, la ri-scoperta di Se Stessi, della propria Autenticità.
“La tua visione diventa chiara solo quando guardi dentro il tuo cuore. Chi guarda fuori, sogna. Chi guarda dentro, si sveglia”
Carl Gustav Jung
L’intervento successivo “Trasformare il futuro: sfide ed opportunità nella relazione terapeutica” della Dott.ssa Carla De Nitto, Psicologa e Psicoterapeuta, ribadisce l’importanza del riconoscimento e della comprensione dei vincoli, delle auto limitazioni, del copione dell’altro e cercare, in questo senso, una vicinanza che vada al di là delle sue parole, ravvisando in noi la capacità di guardare oltre, trasformare la sua percezione del momento per fornirgli una visione quanto più lontana dalla necessità di doversi “difendere”. “Aspirare alla gentilezza“, come ricordava il Dott. McNeel, per allontanarlo dalla staticità emozionale, dalla ripetizione delle azioni di copione, al disancoraggio dai vecchi schemi di pensiero. In questo senso, potremmo paragonare l’uomo moderno ad “una farfalla che sbatte le ali ma non riesce a spiccare il volo”, perchè il vero bisogno dell’Io bambino, creativo e libero, è quello d’essere visto, riconosciuto, valorizzato, per quel che è. La libertà di pensiero e d’azione sta alla base del conflitto di separatività fra noi e il prossimo: ognuno chiede il riconoscimento nelle parole, nelle azioni: chiede di essere Ascoltato. Si rende quindi necessario, in ambito psicoterapeutico, creare nuovi modelli d’intervento che prevedono la fuoriuscita dai meri classicismi e l’adozione della nuova forma d’Ascolto. A questo proposito, l’intervento di Emilio Riccioli, Psicologo e Psicoterapeuta, “Umano e Post-umano. Pollock, Foucalt, Lacan ed il neoliberismo: riflessioni per la clinica contemporanea“, rimanda a questa “costrizione emozionale“: il “senso della misura” come freno all’espansione, contratto del desiderio, la vacua e superflua scientificità che finisce per scadere nella riduzione dell’uomo ai suoi bisogni, alle sue informazioni mnemoniche.
“La vita è come la musica; deve essere composta con orecchio, sentimento ed istinto, non con le regole”
Samuel Butler
Maria Teresa Tosi, Psicologa e Psicoterapeuta, sottolinea invece quanto sia fondamentale il senso di appartenenza, il riconoscimento dell’altro sulla base delle nozioni acquisite nel tempo. Sentirsi in “dovere” di scindere ciò che è bene da ciò che è male va a smentire la teoria dei neuroni specchio “quel che fa l’altro lo faccio anche io, e più massivo è il riconoscimento che ottiene, tanto più sarò invogliato a seguirne l’esempio“. Il senso di sicurezza che avvertirò, nella scala dei bisogni di Maslow, si discosta di pochissimo dal senso di appartenenza, la cui mancanza si ripercuoterà nel secondo. Il graduale sviluppo dell’empatia, quale naturale conseguenza al riconoscimento, si collocherebbe tra il primo ed il secondo.
Su cosa dovrebbe basarsi una vera relazione terapeutica? Un “change of perspective” segue il cambio di paradigma: potremmo allora chiederci “per chi sta lavorando lo specialista, per se stesso o per gli altri?” e, nel caso “cosa realmente l’ha spinto a lavorare per gli altri?“, sarà quindi necessaria una completa remissione delle presunte certezze. Il terapeuta potrà, in questo modo, guardare ancora più in profondità in se stesso per ri-scoprirsi e ri-scoprire l’altro, superando le mere teorie meccanicistiche ed annullando la separatività, senza timore di perdere se stesso.
A questo segue una “Trasformazione degli obiettivi umanistico-esistenziali” come spiega la Prof.ssa Maria Luisa De Luca nell’intervento “Evidence based o Evidence biased? Ridefinire l’efficacia nelle terapie umanistico-esistenziali“, attraverso una riflessione sulla rimozione dei limiti epistemologici, il riconoscimento della parzialità delle diagnosi e l’annullamento delle specifiche etichette.
Scrive Fabrizio Caramagna “Per me la vera ribellione consiste nel guardare un cielo azzurro fino a che l’identità non si sia disgregata per la meraviglia“.
Daniele Fronteddu