Creano, aggiustano e manutengono tutto ciò contiene metallo: dagli imballaggi leggeri, ai contenitori, agli infissi, ai prodotti per l’edilizia, dai mezzi di trasporto ai computer, dagli apparecchi per uso domestico fino alla metallurgia pesante.
Sono oltre 3mila le imprese della meccanica che in Sardegna che, tra indotto e diretto, offrono opportunità a più di 12mila addetti. Nell’Isola queste sono rappresentate da più di 2mila imprese artigiane (il 65,3%) del totale, specializzate in un’ampia gamma di lavorazioni come, per esempio, la fabbricazione di prodotti in metallo per le costruzioni e il “sistema casa”, tubi, condotti, profilati cavi e accessori in acciaio, la manutenzione di cisterne, serbatoi, radiatori in metallo e la riparazione di macchinari e apparecchiature domestiche e da lavoro. La meccanica artigiana dell’Isola rappresenta circa il’6% di tutte le micro e piccole imprese.
Sono questi i dati sulla Sardegna del dossier su “Meccanica: imprese, artigianato e specializzazione dei territori a fine 2018”, realizzato dall’Ufficio Studi di Confartigianato Sardegna, su rilevazione Unioncamere-Infocamere.
“Questi dati ci preoccupano perché sono il segno di una sofferenza non ancora superata nel comparto delle Piccole e Medie Imprese, penalizzate dagli ultimi colpi di coda della crisi e da una congiuntura economica tutt’altro che stabilizzata”, sintetizza Antonio Matzutzi, Presidente di Confartigianato Imprese Sardegna.
Tra le province sarde la quota maggiore si trova a Cagliari con 1.422 imprese, di cui 824 artigiane (il 57,9%). Seguono la provincia di Sassari con 964 (675 artigiane, il 70%), Nuoro con 463 (347 artigiane, il 74,9%) e chiude Oristano con 218 (156 artigiane, il 71,6%).
I dati sulla nati-mortalità della Sardegna, fotografano una crisi del settore che, tra il 2017 e il 2018, nel totale delle imprese ha perso lo 0,9%, e tra le artigiane l’1,7%. A livello nazionale il calo registrato è dello 0,8% tra tutte le imprese e dell’1,9% tra le artigiane. Nelle province sarde, nelle imprese artigiane, un crollo importante lo ha registrato la provincia di Oristano con un -5,5%, seguita da Cagliari con un -2,6%. Più limitati i cali a Nuoro, con -0,3% e Sassari con -0,4%.
“La realtà – continua Matzutzi – ci dice che bisogna ripartire dall’apprendistato per offrire risposte efficaci alle imprese e per preparare i giovani ad entrare in un mercato del lavoro che, anche nella meccanica, richiede competenze tecniche evolute imposte anche dalla rivoluzione digitale. Gli attesi interventi del Governo per l’occupazione giovanile dovranno, quindi, rilanciare questa “palestra” in cui i giovani studiano e lavorano”.
Per Stefano Mameli, Segretario Regionale di Confartigianato Imprese Sardegna “la valutazione della dinamica del comparto della meccanica, va inserita in un contesto di rallentamento del ciclo economico, caratterizzato da un basso profilo, soprattutto della domanda interna. Non è un mistero, infatti, che, per esempio, le costruzioni e le opere pubbliche siano rallentate o bloccate, influendo negativamente in un comparto che vive, nella maggior parte, di commesse pubbliche”.
“Esistono, tuttavia – conclude il Segretario – delle realtà che grazie all’utilizzo delle nuove tecnologie, stanno crescendo e si stanno affacciando sui mercati extraregionali”.
A livello nazionale, l’occupazione della Meccanica nel terzo trimestre 2018 – valutata nella media dei quattro trimestri – cresce del 3,3% in un anno contro il +2,6% della Manifattura e si tratta del quarto aumento consecutivo. Rispetto a cinque anni prima il settore registra una crescita complessiva pari al +8,7% (133.500 occupati in più), quasi il doppio rispetto al +4,9% del Manifatturiero e meglio del +8,3% dell’Eurozona.
I dati di dettaglio relativi all’età indicano che la crescita è trainata dagli occupati con 50 anni ed oltre che aumentano del 5,0%, +1,4 punti percentuali in più rispetto alla dinamica dell’Eurozona, mentre i lavoratori under 50 fermano l’aumento al +2,7%. Nel complesso gli occupati over 50 salgono in 5 anni del 37,6%, dinamica quasi doppia rispetto a quella dell’UE (+22,3%) ed aumentano il loro peso di 6,4 punti percentuali, arrivando al 30,4%; l’aumento del peso dei lavoratori senior è doppio rispetto al +2,9 punti della Meccanica dell’Unione europea.
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