Le ultime vicende sul prezzo del latte di pecora l’hanno dimostrato ampiamente. Questa analisi deve essere rifiutata. Perché oggi più che in passato il settore primario è promotore di mille altre attività in nome dell’occupazione, dell’ambiente, della sicurezza e dell’ecologia. Non solo, man mano che il numero degli operatori agricoli diminuisce, a quelli che ci rimangono viene affidata la responsabilità della conservazione degli ecosistemi.
Per cui pur rappresentando un numero ridotto di operatori rispetto al secondario e al terziario questi ultimi due settori si alimentano dalle iniziative che mette in moto il primario. Infatti un’elevata percentuale di addetti del settore terziario non sta ad indicare, solamente, un notevole sviluppo di tale settore.
Curiosamente agli operatori agricoli e zootecnici questa peculiarità non viene riconosciuta per cui chi domina la politica e l’economia tende a non dare il giusto valore al loro ruolo. Ma considerando che il primario ha una funzione insostituibile per garantire una sana alimentazione dei consumatori, ai sui addetti dovrà essere riconosciuto un contributo straordinario, per la capacità che hanno di creare ricchezza e lavoro sugli altri settori economici.
Facciamo un esempio: anche senza avere la sensibilità di Greta Thunberg, abbiamo il dovere di prenderci cura dell’ambiente in cui viviamo seguendo le regole di un buon uso dei prodotti fitosanitari.
La materia è disciplinata dal Decreto Legislativo n.150 del 14 agosto 2012. Solo partendo da questa disciplina si crea un giro d’affari che coinvolge tantissime categorie di individui: studiosi, tecnici di uffici pubblici e tecnici dell’assistenza privata, produttori dei presidi sanitari, di indumenti di protezione, di specifiche scaffalature di custodia dei presidi sanitari e di macchinari per l’erogazione dei presidi sanitari.
Non c’è passaggio di quelli che coinvolgono la pubblica amministrazione, gli assistenti privati e i commercianti che non abbia un costo che paga l’agricoltore. Con le attuali retribuzioni delle derrate alimentari la “Società delle regole” chiede ai produttori dei sacrifici altissimi che nessun incentivo oggi presente potrà compensare. Questo dato è conosciuto? Poi si dice che le nuove generazioni si allontanano dalle attività primarie. Loro si allontanano da un lavoro che non ripaga l’impegno quotidiano.
Questo è uno dei motivi per cui l’agricoltura va ripensata di sana pianta e a volerlo non devono essere solo le persone che ci lavorano ma anche coloro campano sui servizi che offrono agli operatori del settore primario. Rimanendo sul sentiero della legislazione nazionale e comunitaria in materia di prodotti fitosanitari e della sicurezza si parte dalla formazione degli interessati attraverso dei tecnici specializzati di Laore e della Asl.
Finita la formazione al partecipante sono chieste 2 marche da bollo da 16 euro da parte di altro Ente pubblico per il rilascio de tesserino; la norma chiede di adeguare le attrezzature per l’applicazione dei prodotti fitosanitari con una spesa che varia dalle 900 Euro ai 2.500 Euro. Impone di avere, almeno, un apposito scaffale chiuso per lo stoccaggio dei prodotti fitosanitari e della tenuta del “quaderno di campagna” dove registrare le informazioni sui trattamenti; optando per quelli più economici, si avrà una spesa che va dalle 250 alle 500 euro.
Siccome gli interventi vanno fatti con le trattrici a norma e condotte con la patente “agricola” si ha bisogno dell’abilitazione alla guida del trattore. Questa dovrà avvenire secondo le prescrizioni dell’art. 73 comma 5 del D. Lgs. 81/08.
Per osservare la norma occorrono ancora 1.600 – 2.000 Euro tra adeguamenti della macchina agricola e la formazione per ottenere l’attestato per la guida. Solo per l’attestato si spendono 135 Euro più iva. Chi ha responsabilità politiche questo dato lo deve tenere a mente per capire che ai produttori, sotto mentite spoglie, viene chiesto di sobbarcarsi il peso finalizzato alla creazione di nuove opportunità lavorative negli altri settori.
Ma quanto qual cosa, malauguratamente, non dovesse corrispondere alle predette norme, paradossalmente, saranno gli stessi operatori tecnici che il “Primario” ha contribuito ad impiegare a punirlo per non aver osservato le disposizioni di legge. Moltiplichiamo la questione trattata per tutti filoni di spesa a carico del settore primario e ci accorgeremo che deve sobbarcarsi un carico così pesante che spesso non riesce a sopportare.
Per definizione il settore primario è il settore economico che raggruppa tutte le attività legate allo sfruttamento delle risorse naturali basilari per la vita: l’agricoltura, la pesca, l’allevamento, la selvicoltura, ossia lo sfruttamento delle foreste, l’attività mineraria. Si tratta di attività economiche poste in essere dall’uomo.
Di essa si occupa il ramo della politica economica nota come politica agraria. Nella nuova politica agraria di tutto ciò si dovrà tener conto garantendo un contributo ai titolari delle aziende agricole altrimenti le campagne continueranno ad essere terreno incolto. …e di povertà!
Fulvio Tocco