Humus propizio quindi per lo staff della Fitet Sardegna capeggiato dal presidente Simone Carrucciu e composto anche dal tecnico paralimpico Ana Brzan e dalla sua collaboratrice Martina Mura. A dare dimostrazioni pratiche ci ha pensato il pongista in carrozzina Daniel Catalin Maris del Tennistavolo Quartu. Ospiti di prestigio il coordinatore regionale ufficio Educazione Fisica e Sportiva dell’Ufficio Scolastico Regionale del MIUR Marco Uselli e la presidente del CIP Sardegna Cristina Sanna.
All’avvio dei lavori Carrucciu ha raccontato agli alunni presenti il meccanismo del progetto finanziato dalla Fondazione Vodafone e concepito dalla Fitet in collaborazione con il MIUR e il Comitato Italiano Paralimpico. I giovani studenti con disabilità che impareranno a giocare a tennistavolo sono in tutto sedici e a loro si affiancheranno oltre venti loro compagni.
“Quando passo al Porcu-Satta mi sento a casa – ammette Carrucciu – perché ormai conosco la sensibilità e la competenza che il corpo docente e amministrativo riesce a esibire nelle tante iniziative analoghe che in questi anni abbiamo sviluppato insieme. Spero che questi ragazzi in futuro diventino degli autentici ambasciatori paralimpici nel perorare determinate cause. Ringrazio chi ci ha accolto con la grande professionalità e entusiasmo di sempre, gli ospiti intervenuti, lo staff della Fitet Sardegna sempre più organizzato, e in particolare agli alunni per l’attenzione riservata al progetto”.
Marco Uselli non solo ricopre l’importante incarico istituzionale di cui sopra, ma è pure docente del Porcu Satta. “Spesso ho difficoltà a distinguere i due ruoli – dichiara – soprattutto quando devo commentare iniziative di grande valore sociale come Tennistavololtre. La “mia” scuola era già stata individuata dal CIP per un altro fantastico Progetto, mi riferisco ad Agitamus, attraverso il quale i nostri giovani studenti hanno preso coscienza delle difficoltà che i cosiddetti diversamente abili affrontano tutti i giorni. Ringrazio la FITET e il suo Presidente regionale Simone Carrucciu per la sensibilità mostrata nell’affiancare la promozione sportiva nella scuola all’integrazione dei ragazzi disabili e di averci coinvolto in questa nuova avventura. Sono certo che la Porcu Satta saprà cogliere questa nuova opportunità di Scuola e Tennistavolo insieme, anzi, OLTRE”!
Le lezioni saranno seguite scrupolosamente dal referente scolastico del progetto Ignazio Mulas che ha ricordato come il Porcu-Satta collabori con la Fitet Sardegna dal 2014, anno in cui la scuola quartese ha intrapreso l’indirizzo sportivo. “Questa intesa, basata sulla stima e il rispetto reciproco – ha aggiunto Mulas – ha fatto in modo che oltre ai semplici moduli sportivi di tennistavolo siano stati realizzati altri progetti, soprattutto legati alla disabilità e all’inclusione scolastica. TennistavolOltre consolida ancora di più questo aspetto. La validità del progetto si è notata subito dall’attenzione che i ragazzi hanno avuto in auditorium e dell’interesse successivo in palestra”.
Il tecnico Ana Brzan sta monitorando anche gli altri istituti sardi coinvolti nell’iniziativa: Macomer, Assemini, Sassari, Selargius e Bonarcado. “A mio avviso il progetto è molto bello – dice – e ho riscontrato molta attenzione sia da parte delle scuole, sia da parte dei ragazzi interessati. L’esperienza che sto vivendo, essendo condensata in un lasso di tempo molto ristretto, è abbastanza stancante, anche perché le scuole sono sparse in varie zone della Sardegna. Ma vedere i ragazzi che si appassionano al nostro sport, specialmente quelli con disabilità, è molto bello. E poi ci sono i compagni di classe pronti ad aiutarli; ciò mi fa capire che anche col nostro contributo TennistavolOltre è diventato veramente un progetto inclusivo! Peccato che duri poco, perché diversamente potrebbe far avvicinare tanti ragazzi alla attività agonistica”.
Daniel Catalin Maris sa invece come rapportarsi con i bambini: “Al Porcu-Satta li ho visti molto predisposti ad apprendere un nuovo gioco – racconta – che tra l’altro diverte parecchio. Magari appaiono un po’ troppo esuberanti nella fase in cui il progetto viene spiegato in via teorica, ma quando giunge il momento di darsi da fare con quella pratica, la situazione cambia completamente perché lo spirito di competizione prende il sopravvento”.
Puntualmente mi sorprendo del loro stupore perché non si aspettano che un ragazzo in carrozzina riesca a maneggiare la racchetta in quel modo. E la conseguenza è che poi tutti mi vogliono sfidare perché sono estremamente curiosi. Mi ha fatto piacere constatare che alcuni di loro pensano ad un futuro in qualche squadra di tennistavolo: la disciplina evidentemente li ha parecchio colpiti”.
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