Dopo l’appuntamento di fine marzo a Milano con l’esposizione al Palazzo delle Stelline, la mostra fotografica “Nel nome del latte” fa tappa a Strasburgo, dove il 16 e il 17 aprile sarà visitabile all’interno del Parlamento Europeo (LOW Building – 1st floor – Main Hall)
Il progetto fotografico promosso dall’Europarlamentare Stefano Maullu – con le fotografie del giornalista sardo Francesco Pintore – arriva dunque nel cuore delle Istituzioni Europee, portando all’attenzione di un pubblico internazionale la lotta dei pastori durante le recenti proteste e istantanee del lavoro quotidiano nel mondo delle campagne sarde.
L’Autore
Francesco Pintore, giornalista professionista di Desulo (Nuoro), lavora nella redazione de quotidiano L’Unione Sarda di Cagliari. Ha iniziato a fotografare all’inizio degli anni Novanta.
“Da più di un anno sto lavorando a un progetto fotografico sul pastoralismo in Sardegna – spiega Francesco Pintore -. Conosco abbastanza il mondo delle campagne. Sono figlio e nipote di pastori e pertanto ho seguito con grande interesse la recente protesta degli allevatori sardi Mi piace l’idea che la protesta, sia pure attraverso le fotografie, approdi al Parlamento europeo. Il futuro del comparto agropastorale dell’Isola è legato alle decisioni e alle scelte delle istituzioni comunitarie, in particolare la nuova Pac per il periodo 2020-2027. Si tratta di una serie di provvedimenti molto attesi nel mondo delle campagne e non solo. Spero che la prossima assemblea, dopo le elezioni del 23 maggio, sia in grado di dare risposte anche alle 12 mila aziende sarde”.
IL Promotore
Stefano Maullu, Europarlamentare milanese di origini sarde: i suoi genitori sono emigrati nei primi anni ’50 in cerca di lavoro, è cresciuto nella Milano del boom economico, ha fatto il consigliere comunale, l’assessore regionale e siede ora al Parlamento Europeo. Vent’anni fa ha dato vita all’associazione Ambasciata di Sardegna, con l’obiettivo di dare ai sardi emigrati un luogo di confronto e incontro.
“Ho voluto fortemente portare le immagini di Francesco Pintore a Milano – spiega Stefano Maullu – dove la mostra ha ottenuto un ottimo successo di critica e di pubblico, ora facciamo tappa al Parlamento Europeo dove è un piacere e un onore sottolineare una radice e una cultura che da sempre fanno parte della mia storia. Raccontare la Sardegna nel cuore delle Istituzioni Europee significa portare alti valori che in Europa, oggi più che mai, dovrebbero orientare il lavoro e lo spirito di chi rappresenta l’Italia. Raccontiamo a Strasburgo una Sardegna autentica, che non molla mai, che con tenacia lotta per i propri diritti. Mettiamo al centro i Sardi, persone di enorme dignità, che difendono con umanità e orgoglio il comparto lattiero-caseario dell’Isola, vera e propria eccellenza italiana ed europea”.
La storia
Il 6 febbraio 2019 in Sardegna nelle campagne di Villacidro, a 50 chilometri da Cagliari, due uomini col volto coperto e armati di bastoni bloccano un’autocisterna che sta effettuando il consueto giro degli ovili per la raccolta del latte. I malviventi minacciano l’autista del camion, gli intimano di aprire i rubinetti dell’autobotte e di scaricare diecimila litri di latte a terra. Costringono l’uomo a riprendere la scena con il telefonino e lo “invitano” a inviare il video a tutti i contatti presenti nella rubrica telefonica. In pochi istanti le immagini diventano virali, invadono i social network e in tutta la Sardegna esplode la guerra del latte.
Questo episodio segna l’inizio di una protesta che per certi versi era nell’aria. Qualche giorno prima, un folto gruppo di allevatori aveva manifestato pacificamente nel Sulcis e nel Medio Campidano sollecitando l’apertura di una trattativa per ridefinire il prezzo del latte, crollato a 60 centesimi a litro. Sempre all’inizio del mese nelle bacheche dei social network vengono postati video di pastori che gettano il latte nelle fogne.
Sembrano casi destinati a rimanere isolati, ma non è così: dal 6 febbraio quelle scene si moltiplicano. Gesti clamorosi. Eclatanti. Cose mai viste. Segnali di un malessere che esplode in modo dirompente. Da quel momento iniziano le manifestazioni di piazza, i blocchi stradali, gli sversamenti di latte, le assemblee e i presidi notturni davanti ai caseifici.
La lotta coinvolge tutta l’Isola, mai come questa volta solidale con il mondo delle campagne. Mercoledì 14 febbraio migliaia di negozi restano chiusi e nelle case vengono esposti lenzuoli bianchi alle finestre in segno di solidarietà.
Dopo qualche giorno gli sversamenti vengono meno. Gli allevatori decidono di non buttare più il latte, preferiscono donarlo ai cittadini: nelle piazze gli allevatori distribuiscono anche formaggio e ricotta fresca.
La vertenza esplode nel mezzo della campagna elettorale per le Regionali. La protesta secondo molti osservatori è destinata a provocare forti cambiamenti nella struttura del mondo agropastorale sardo, dove operano 12 mila aziende che allevano 2 milioni e 700 mila capi ovicaprini e producono 300 milioni di litri di latte.
Il prezzo del latte viene determinato in base alle quotazioni del Pecorino Romano, un formaggio che con 341 mila quintali prodotti rappresentata la voce più importante di una filiera che coinvolge pastori, industriali, intermediari, trasformatori e consorzi. Il prezzo crolla a causa di una eccedenza nei magazzini delle industrie casearie. Secondo gli allevatori con 60 centesimi a litro non si coprono nemmeno i costi di produzione.
Si apre una lunga trattativa. I pastori chiedono 1 euro a litro. Dopo una serie di incontri il 16 febbraio si trova un primo accordo: 72 centesimi a litro. Questo non basta a stemperare la tensione, ma nel frattempo riprende gradualmente l’attività nei caseifici. Proseguono anche intimidazioni: altre autocisterne vengono bloccate e svuotate, in qualche caso date alle fiamme.