La mostra a cielo aperto che si inaugura martedì 16 aprile (ore 18), a Oliena, è l’ennesima conferma di come quel sentimento di armonia fosse stato apprezzato dai sardi con cui entrò in contatto. Fra i tanti, gli abitanti di Oliena, il primo centro dell’interno visitato nella primavera del 1955 quando, sbarcata con una Rolleicord 6×6, inizierà a ritrarre i volti, gli abiti, i paesaggi, le antiche tradizioni di un paese che le piacque così tanto da stringere profondi legami di amicizia coltivati fino agli ultimi anni di vita.
Legami che oggi, l’amministrazione comunale e gli olianesi tutti, vogliono omaggiare con una vibrante mostra fotografica, secondo appuntamento di una narrazione espositiva permanente che, lo scorso settembre, ha visto il paese di Golfo Aranci ospitare la prima tappa della mostra lungo l’asse del centro originario del borgo, attraverso una sequenza di immagini stampate in gigantografie e ancorate alle pareti delle case.
“Recuperare volti, luoghi e momenti di vita di un tempo, immortalati dalla fotografa tedesca rimasta affascinata da Oliena sin dalla sua prima visita, renderli disponibili a olianesi e forestieri in questo percorso nello spazio e nel tempo, è solo l’inizio di un importante progetto culturale” sottolineano gli attuali amministratori comunali. “Oliena è da sempre caratterizzata da grandi ricchezze ambientali, archeologiche, enogastronomiche, alcune visibili agli occhi, altre più nascoste. Una di queste è il cuore del paese: la valorizzazione del centro storico fa parte di una strategia già in atto. Un segnale importante, un impegno a proseguire in questa strada di riconoscimento dell’anima di un’intera comunità”.
L’esposizione intende così riconsegnare a Oliena un importante patrimonio di immagini in cui ciascuno potrà riassaporare e rivivere una memoria personale, oltre che documentare i ripetuti soggiorni di Marianne Sin-Pfältzer nel centro barbaricino. La fotografa tedesca ha fissato nei suoi scatti atmosfere arcaiche, persone e attimi di una vita quotidiana all’epoca ancora autentica ma prossima a essere spazzata via nel segno della modernità, una modernità che nel secondo Dopoguerra, anche in terra sarda, sembrò travolgere ogni cosa, almeno negli aspetti più esteriori, pur lasciando intatti nella loro essenza principi e tradizioni che sopravvivono ancora oggi.
MARIANNE SIN-PFÄLTZER (Hanau 1926-Nuoro 2015) Dopo la formazione a Monaco e Parigi, nel 1954 avvia la libera professione. Nel 1955 è per la prima volta in Sardegna. Da allora sino alla prima metà degli anni Settanta sarà un susseguirsi di viaggi di documentazione sull’Isola, durante i quali metterà insieme uno dei più ricchi e completi corpus di immagini di taglio etno-antropologico che lei stessa esporrà più volte in Germania. Tra gli anni Sessanta e Settanta compie numerosi viaggi: Philadelphia (1965); Hawaii (1966); Unione Sovietica (1967); Filippine, Thailandia, Sri Lanka (1969); Calcutta, New Delhi e Costa d’Avorio (1979).
Alla fine degli anni Settanta abbandona la ripresa fotografica per dedicarsi al Foto-batik (matrici da stampa su tessuto e ceramica partendo da dettagli di negativi fotografici elaborati in camera oscura). Nell’ottobre del 2005 si trasferisce definitivamente a Nuoro. Le sue immagini sarde sono apparse su numerosi periodici e riviste; nell’Isola, inoltre, sono ambientate molte sue immagini a uso commerciale. Nel 2012 l’editore Ilisso pubblica la prima monografia completa sul lavoro della fotografa: Sardegna. Paesaggi umani (edita anche in lingua tedesca), opera prima di una serie interamente dedicata alla Sardegna.
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