Attualmente in Sardegna hanno ottenuto la prestigiosa assegnazione di Presidio Slow Food solo cinque aziende olivicole, tra le quali Accademia Olearia. Non è sfuggito a Slow Food che il patrimonio rappresentato da olivi secolari e cultivar tipiche ed endemiche vive un momento di estrema crisi, legata al processo di industrializzazione della coltivazione e alla creazione di impianti intensivi che contribuiscono a omologare la produzione di olio extravergine italiano e a orientare il mercato verso oli di qualità inferiore. «Accademia Olearia orienta le proprie scelte aziendali sulla tutela e sulla promozione della biodiversità locale, la cultivar sarda bosana, al valore ambientale e paesaggistico e alla salubrità», afferma Giuseppe Fois, che porta avanti la tradizione di famiglia per l’olio d’eccellenza insieme ai figli Alessandro e Antonello.
L’assegnazione di Presidio Slow Foodè rilasciatada un comitato scientificoin base a criteri di simili a quelli delle certificazioni Dop, ma con un disciplinare di produzione molto più rigido. Inizialmente il riconoscimento si limitava a fornire ai compratoriindicazioni su luoghi e aziende di nicchia e diriferimentoper chi vuole acquistare prodotti di qualità, una sorta di difesa del consumatore da eventuali truffe alimentari. I primi progetti erano rivolti a prodotti in via di estinzione, come il recupero delcapponedi Morozzoin Piemonte e del fagiolo Zolfino inToscana. Ora il progetto ha varcato i confini italiani ed è sbarcato anche negli Usa per difendere la lavorazione a latte crudo dei casari.
L’assegnazione di Presidio Slow Food in olivicoltura è conferita a prodotti rari ed eccellenti, realizzati in conformità a disciplinari e regole di produzione. Gli olivicoltori aderenti al Presidio nazionale dell’olio extravergine italiano devono avere oliveti di cultivar autoctone del territorio gestiti senza fertilizzanti di sintesi e diserbanti chimici. Per i trattamentisono consentiti prodotti a basso impatto ambientale, che garantiscano un residuo finale sul prodotto pari allo zero. In caso di pendenze o situazioni paesaggistiche complesse, le lavorazioni in campo devono seguire buone pratiche agronomiche,per evitare l’erosione e smottamenti dei terreni. Per evitare l’abbandono degli oliveti più antichi, il Presidio prevede che almeno l’80% delle piante abbia almeno cento anni.