La Qatar Foundation Endowment SPC, controllata e fondata dall’Emiro Hamad bin Khalifa al-Thani, il quale grazie ai dollari del gas e del petrolio inizia a fare investimenti miliardari in Europa. Uno tra tutti è l’operazione Mater Olbia Hospital, con un investimento da 1 Miliardo e Trecento milioni di euro.
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La politica italiana guidata da Matteo Renzi e Graziano Delrio “benedicono” l’operazione, con “pedina” di riferimento Lucio Rispo, il napoletano Investiment Projet Manager, uno dei tanti professionisti che ruotano nella grande galassia della Qatar Fondation.
Naturalmente i soldi non mancano al nuovo Emiro Tamim bin Hamad al-Thani. Ed ecco che il grande progetto di architettura contabile e finanziaria viene messo in atto. Cominciano a sbarcare ad Olbia diverse società, compresa quella del gruppo ECF SPA di Eugenio Ciottola. Chi è costui?
È un personaggio di cui ad Olbia e in Sardegna conoscono in pochi, ma che vanta solide amicizie politiche a Roma e non solo. Vale la pena, per meglio capire il personaggio, ricordare che a Roma, a suo tempo, fu indagato per concorso in abuso d’ufficio per i lavori alle gallerie ipogee dell’Umberto I, insieme alla commissione giudicatrice della quale faceva parte Maria Pia Forleo, avvocato del provveditorato alle Opere pubbliche. A Firenze il costruttore romano è finito nel mirino dei PM per il suo legame con Fabio De Santis, superiore della Forleo e stretto collaboratore del presidente del Provveditorato, Angelo Balducci.
A Fabio De Santis, e consorte, scrivono gli investigatori, la Ciotola Spa, già da prima dell’incarico per Villa Salviati, aveva pagato una vacanza, mezza pensione da 3mila 380 euro, all’hotel Cristallo di Cortina d’Ampezzo (Belluno), dall’8 al 12 marzo 2009. Anche una Smart usata dal De Santis risulta intestata alla Ciotola spa. Proprio De Santis viene fotografato dai carabinieri in viale Gorizia a Roma il 13 novembre 2008 mentre, secondo gli investigatori, si recava a un appuntamento con una prostituta all’ hotel Fenix a bordo di una Smart intestata alla Eugenio Ciotola spa, di Gaetano Ciotola.
Lo scambio di favori tra il dirigente pubblico e il gruppo Ciotola spa è documentato, dal 21 febbraio 2009, da una serie d’intercettazioni telefoniche e da foto scattate dalla polizia giudiziaria tra via dei Servi, sede del Provveditorato, e la stazione di Santa Maria Novella.
Va ricordato, al riguardo, che nel 2015 il potere politico dell’ex Ministro Delrio, una volta eletto in Parlamento, cresce considerevolmente con la serie d’incarichi governativi. Nel frattempo, cresce anche il suo interesse per la città di Olbia, ed eccolo ergersi a sostenitore del Mater Olbia Hospital dove il Gruppo Ciotola Spa, in pieno scandalo per Mafia Capitale con la controllata ECF Group Spa, diventa General Contractor per l’ampliamento dell’ospedale privato.
Come non prendere atto, a questo punto, che nonostante 4 finte inaugurazioni, per tutto il 2019 e meta 2020 non sarà concesso alcun accreditamento all’ospedale targato Qatar. Si tratta, evidentemente, di una bella doccia fredda per gli illusionisti e, soprattutto, per la famiglia reale del Qatar, che pare abbia sborsato decine di milioni di euro per vedersi incompiuta una struttura così importante al centro del mediterraneo.
Per il napoletano Lucio Rispo, oramai ex Investiment Projet Manager, le responsabilità del mancato accreditamento sono imputabili alla burocrazia della Regione Sardegna, ma la realtà dei fatti è ben altra. Tenendo presente, infatti, delle vicissitudini attraverso le quali l’intera vicenda si è sviluppata sotto il profilo politico, giudiziario e finanziario, resta da capire che fine abbiano fatto i dollari dell’emiro del Qatar, se è vero, come sostengono a Doha, che quei dollari erano più che sufficienti a completare la struttura, dotandola anche di tutto l’occorrente per la piena funzionalità degli ambulatori. Un bel nodo da sciogliere, quindi, quello relativo al flusso di dollari che da Doha sono stati inviati per garantire il completamento del Mater Olbia in tutta la sua interezza. In proposito va pure tenuto presente che gran parte dei lavori furono, ultimati dal povero Don Luigi Verze, fondatore del San Raffaele di Olbia.
Con l’inizio dei lavori, per le aziende sarde non c’è stato il coinvolgimento così come annunciato da Lucio Rispo e dall’ex PD Giampiero Scanu. Anzi, le poche imprese chiamate ad operare nell’ambito della struttura hanno maturato crediti per diversi milioni di euro nei confronti della società Sardinia Healthcare Research and Properties S.r.l., proprietaria del compendio ospedaliero. Ne citiamo una su tutte, ossia la società di Arzachena G3 SAS di Gianni Mazzone esposta per 918.145.25 mila euro.
A “rompere le uova nel paniere” di Rispo e compagni, ci ha pensato, però, il sardo Alessandro Marini che, tra l’altro, ha subito tre tentativi di arresto, ma, alla fine, il giudice Dott. Marco Contu ha prosciolto il Manager di Ploaghe da ogni accusa. Marini, di fatto, fu accusato di avere prodotto dei documenti falsi nell’operazione dell’acquisto dei 60 ettari di terreni confinanti con quelli del Mater Olbia.
Anzi, alla fine è emerso che a produrre documenti falsi furono proprio i suoi accusatori, vale a dire l’accoppiata Angelo Merlini – Lucio Rispo. Al riguardo va sottolineato che i legali del Marini, il romano professor Pierfrancesco Bruno già difensore della sindaca di Roma Virginia Raggi, e L’avvocato Mario Rosati non aveva mai nutrito alcun dubbio sull’innocenza del proprio assistito.
Già nel 2015 sostennero che l’accusa mossa nei confronti del Marini era destinata a morire sul nascere. Ora è evidente che chi ha orchestrato questa storia, presentandosi in nome e per conto della famiglia Reale degli Al Thani, dovrà renderne conto in un’aula di tribunale.
Vero è che il Mater Olbia, stando ai diversi proclami di Rispo da un lato e dall’ex assessore Regionale alla Sanità Arru, dall’altra, gli accreditamenti dovevano arrivare entro il 2018. Niente affatto.Per la famiglia Reale del Qatar, oltre al danno finanziario, anche la beffa, dal momento che, da parte della giunta di centrosinistra, è venuto meno l’accreditamento dei famosi 60,6 milioni, benché il trio Pigliaru, Paci e Arru avesse rimarcato, spesso e volentieri, che lo stanziamento sarebbe andato a buon fine. C’è da prendere atto, in proposito, che c’è stato un solo accreditamento di circa 1,5 milioni per garantire l’attività ambulatoriale.
Tutto ciò significa che il Mater Olbia non potrà essere funzionale fin quando non saranno accreditati i fondi nel bilancio regionale e, soprattutto, la “grana” dei 60 ettari di proprietà di Alessandro Marini non arriverà a soluzione, che rappresenta un vero ostacolo, di fatto e in diritto, all’accreditamento della struttura. Ciò perché gli stessi terreni sono funzionali per la cifra economica stanziata dalla Regione Autonoma della Sardegna all’ospedale del Qatar. Vedasi al riguardo l’ultima delibera del Governatore della Regione n.8/81 del 19 febbraio 2019, per rendersi conto che dopo 5 anni il Mater Olbia risulta ancora ai nastri di partenza, mentre gli uomini al servizio del principe Mo Ammad bin Salman Al Saud dell’Arabia Saudita, stanno monitorando il tutto con un certo interesse.
Non è da escludere che tra qualche mese qualche esponente della vecchia maggioranza si svegli dal letargo, per imputare all’attuale giunta di centrodestra i “pasticci” che finora hanno avvolto il Mater Olbia Hospital.
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