“I così detti camici grigi sono circa 15000 in tutta Italia e ben 340 in Sardegna. Sono medici che non riescono a lavorare per la mancata possibilità di entrare in un canale formativo post-laurea: specializzazione (necessaria per assunzione ospedaliera) o formazione con i corsi per MMG (gestiti dagli Ordini dei Medici)”.
E’ quanto dichiara ALESSANDRO GARAU, segretario nazionale del COAS MEDICI DIRIGENTI.
“Negli ultimi anni – aggiunge – si è creata questa massa di medici laureati che, non trovando una via verso la specializzazione ed il lavoro, o vanno all’estero o scelgono altra attività o sopravvivono con impieghi saltuari. Questa sacca di medici sottoccupati si è formata per l’inadeguatezza delle norme precedenti basate su un ottuso risparmio”.
“Adesso – conclude GARAU – è necessario che il Ministro Grillo cambi quelle norme e – considerato lo stato di necessità di medici – che si muova nell’ottica di dare un lavoro a questi laureati, per impedire che emigrino. Una vera e propria emergenza che colpisce in particolare la Sardegna”.
“La situazione è il prodotto di una programmazione fallace sia nei finanziamenti delle borse, che nella loro distribuzione”, aggiunge Giovanni Marco Ruggiu, dell’Associazione Mèigos – Giovani Medici Sardegna: “A paragone, in Sardegna si riescono a formare solo il 40% dei laureati, mentre nelle altre realtà Autonome come Bolzano, Trento, Val d’Aosta o Friuli entrano in formazione praticamente tutti i neolaureati. Anche in Sicilia vengono formati circa il 70% e questo grazie ai finanziamenti stanziati dalla Regione Sicilia. Bisogna riformare la programmazione e i criteri di finanziamento delle borse finanziate dalla Regione Autonoma della Sardegna. Attualmente inoltre si finanziano posti in specialità, come riporta la ricerca Anaao-Assomed, in cui magari le carenze previste sono inferiori, ad esempio nei casi della pediatria o della medicina d’urgenza”.