Dopo i saluti di Giacinto Lo Faso, Presidente del Circolo Margherita e la presentazione di Alfonso Lo Cascio, Direttore di Esperonews, sono previsti gli interventi di Giusi Conti, Docente dell’Istituto di Istruzione Secondaria “Stenio”, di Francesca La Mantia, Scrittrice e regista e di Luciano Mirone, Giornalista, autore del libro “Gli insabbiati. Storie di giornalisti uccisi dalla mafia e sepolti dall’indifferenza”. Per i giornalisti in regola con le quote d’iscrizione all’Ordine la partecipazione all’evento da diritto a 3 crediti formativi.
“Non bisogna pensare a Cosimo Cristina – afferma Alfonso Lo Cascio, Direttore di Esperonews – come ad un “eroe”. CoCri era un ragazzo “normale” con i sogni, le paure, le speranze della sua generazione. Un giovane giornalista di appena 25 anni appassionato della professione, che ha sfidato con le sue inchieste Cosa nostra pagando con la vita.
Se questo territorio è diverso da quegli anni lo si deve anche al sacrificio di Cosimo che ha denunciato il sistema affaristico mafioso che governava in maniera incontrastata la città, convinto che la verità e la legalità fossero più forti di qualsiasi potere criminale. Ricordarne ogni anno la figura significa dare un senso all’impegno del coraggioso cronista che ha pagato con la vita il sogno di vivere in un territorio libero da Cosa Nostra”
Cosimo Cristina nasce a Termini Imerese l’11 agosto 1935. Tra il 1955 e il 1959 collabora come corrispondente per il giornale L’Ora di Palermo, per Il Giorno, per l’agenzia Ansa, per il Corriere della Sera, per Il Messaggero e per Il Gazzettino. Nel ’59, fonda il settimanale Prospettive Siciliane.
Può finalmente scrivere liberamente e portare avanti le sue coraggiose inchieste. Il combattivo giornale racconterà la mafia di Termini e delle Madonie in anni in cui nessuno osava nemmeno nominarla. Tante le inchieste da lui condotte: l’omicidio del sindacalista Salvatore Carnevale e del sacerdote Pasquale Culotta, avvenuta a Cefalù nel 1955, la morte di Agostino Tripi, il processo per l’omicidio di Carmelo Giallombardo.
Ma immediatamente arrivano a Cosimo le minacce e le querele. Il pomeriggio del 5 maggio 1960, ad appena 25 anni, Cosimo Cristina viene ritrovato privo di vita nel tunnel ferroviario di contrada Fossola, tra Termini e Trabia. Non viene nemmeno disposta l’autopsia: per gli inquirenti si trattava di suicidio.
Ma i dubbi già allora erano tanti, qualcosa non quadrava. In quei giorni , a Termini Imerese, si trovava Enza, la fidanzata di Cosimo Cristina, di cui lui era innamoratissimo. Proprio a lei aveva detto che si allontanava a prendere dei giornali per poi sparire misteriosamente. Nella tasca della sua giacca vengono ritrovati due biglietti, uno indirizzato ad Enza e l’altro all’amico Cappuzzo, suo collaboratore nel giornale “Prospettive” sulla cui autenticità la famiglia ha dubitato sin dal primo momento: ma stranamente non è mai stata eseguita nessuna perizia calligrafica.
Cosimo Cristina è stato ucciso dalla mafia: suicidato da Cosa Nostra, come scriverà in seguito il giornalista Giuseppe Francese. Come spesso accade in questi casi, nessuno sapeva, chi sapeva non parlava, chi parlava veniva fatto tacere e, a parte qualche articolo del solito cronista rompiscatole, a nessuno interessava più di tanto. Il caso viene riaperto sei anni dopo: grazie al vice questore di Palermo, Angelo Mangano, è riesumata la salma e finalmente viene eseguita l’autopsia, ma effettuata dopo tanti anni, finisce per confermare l’ipotesi del suicidio. Da allora il caso Cristina è definitivamente archiviato. Una spessa coltre di oblio venne stesa sul giovane che viene vergognosamente dimenticato.
Nel corso degli ultimi anni vi è stato un lento recupero della memoria storica del coraggioso giornalista, attraverso inchieste su libri e giornali, il lavoro di diverse scuole termitane, prima fra tutte l’IISS ” Stenio”, che hanno incluso nei loro progetti sulla legalità la figura di Cosimo Cristina, l’intitolazione di una strada al giovane su proposta della rivista Espero, l’inserimento del pannello su Cosimo, da parte dell’Ordine dei Giornalisti di Sicilia, nella mostra dedicata ai cronisti italiani uccisi.
E per il cinquantesimo anniversario della morte, il 5 maggio del 2010, su iniziativa della rivista Espero, insieme al Comune di Termini Imerese e all’Ordine dei Giornalisti di Sicilia, è stata collocata una lapide nel luogo in cui venne rinvenuto il corpo.