Sul come sia nata l’idea della petizione e sul perché questa sia stata proposta e formulata a distanza di ben 74 anni dalla morte dell’ex Duce, i membri del comitato rispondono : “La petizione è stata fatta solo ora perché la delibera era poco conosciuta, essendo stata adottata da un Commissario prefettizio e non dal Consiglio Comunale. Una volta che il comitato è sorto ed è venuto a conoscenza che Benito Mussolini e il Generale Gandolfo erano cittadini onorari di Terralba, ha ritenuto che un dittatore e il suo sodale non avessero alcun titolo per essere ricordati come cittadini onorari. Inoltre – affermano- l’attuale contesto politico, italiano ed europeo, che pare sempre più proteso a destra, ha indotto il comitato a dare, con questa petizione, un segnale chiaro e forte per rimarcare che la democrazia è un valore da proteggere sempre”.
Tuttavia sarebbe superficiale ridurre la richiesta del comitato a semplici, seppur lecite, prese di posizione politica.
Secondo i promotori infatti, sottendono alla richiesta anche ragioni di natura giuridica e civile. Nella petizione (reperibile anche sulla piattaforma Change.org) si legge infatti che “I cittadini terralbesi, allora sprovvisti di rappresentanza politica (il Consiglio Comunale era sciolto), non parteciparono alla deliberazione, né furono posti nelle condizioni di prendere posizione in proposito. (…) Le delibere contravvenendo ai principi basilari della rappresentanza politica democratica erano e sono irrispettose dei diritti politici fondamentali dei terralbesi, di allora e di oggi.”
Non solo. Alla base della richiesta di revocare la cittadinanza, ci sarebbero ragioni di natura storica: “Mussolini- affermano- non ha fatto nessuna bonifica a Terralba. Le bonifiche a Terralba sono iniziate fin dal 1900, ed anche prima, sotto lo spirito illuminato del sindaco Felice Porcella, socialista riformista, che nel 1913 sarebbe diventato Deputato. I lavori di bonifica sono andati avanti grazie al lavoro massacrante dei terralbesi e ai lavoratori dei paesi vicini e lontani, tutti sardi, fino al 1927/1928, quando chi gestiva la bonifica decise di cacciare i braccianti sardi e chiamare al loro posto braccianti veneti, siciliani e romagnoli. Nel 1930 – proseguono – il fascismo decretò che tutte le terre bonificate dessero luogo all’erezione di un nuovo comune: Mussolinia di Sardegna, oggi Arborea per il quale furono sottratti al comune di Terralba 10.000 ettari di terreno. Ancora oggi Terralba ha poco più di tremila ettari, con una popolazione di oltre 10.000 abitanti”.
In effetti tra gli atti parlamentari della Camera dei Deputati del 12 giugno 1914, si ritrova un intervento dell’allora deputato terralbese Felice Porcella: “Il sottoscritto -si legge- chiede d’interpellare i ministri dei lavori pubblici, di agricoltura, industria e commercio ed il presidente del Consiglio, per sapere quando finalmente e con quali mezzi, dopo diciassette anni di legislazione speciale in Sardegna, intenda il Governo procedere alla correzione idraulica dei fiumi Tirso e Rio di Mogoro e alla bonificazione delle paludi nel Campidano di Oristano.”
Evidente è dunque come l’idea di procedere ad una bonifica dei territori paludosi del Campidano fosse stata avanzata anni prima dell’insediamento del Governo Mussolini.
Lo stesso Porcella peraltro, preso atto dell’inerzia del Governo avrebbe poi coinvolto nel suo progetto l’avvocato Antonio Pierazzuoli che sulla base dei progetti del deputato sviluppò un Piano generale di bonifica integrale (idraulica-agricola-igienica) delle paludi del Campidano di Oristano (regione di Terralba), piano che il 5 ottobre 1918 venne presentato al Ministero per i Lavori Pubblici. Nello stesso anno il Pierazzuoli inviò il suo piano all’ingegnere Giulio Dolcetta che, il 23 dicembre 1918 diede vita alla Società Anonima Bonifiche Sarde, segnando dunque il passaggio da una fase progettuale ad una fase operativa.
Comprensibili dunque le perplessità e le accuse mosse dal Comitato Madiba di fronte alla diffusa convinzione che le bonifiche relative al territorio di Terralba siano da imputare all’operato di Benito Mussolini.
Malgrado la notizia della petizione sia immediatamente balzata all’onore delle cronache locali, suscitando polemiche talvolta feroci, non è la prima volta che un gruppo o un comitato chiedono mediante petizione provvedimenti simili. La stessa cosa è infatti accaduta a Bergamo e ad Empoli dove la cittadinanza onoraria a Benito Mussolini è stata revocata dai rispettivi Consigli Comunali l’11 marzo. Analoga proposta è stata avanzata perfino a Salò, dove la mozione verrà discussa l’8 aprile. Ma già in passato provvedimenti della stessa natura erano stati adottati a Mantova, Livorno e Pisa, per citarne alcuni.
Nonostante ciò, le polemiche a proposito della petizione sono ancora lungi dal placarsi e alle accuse per cui il comitato starebbe tentando di cancellare la storia, i promotori rispondono che “Con la petizione non si vuole affatto cambiare la storia, anzi la si vuole riaffermare in tutta la sua interezza fatta di oppressione e malvagità e si vuole ribadire con forza che il male che i nostri padri hanno subito dal fascismo e da Mussolini, non può essere dimenticato o addirittura sbeffeggiato con l’omaggio della cittadinanza onoraria al suo autore”.
E mentre i cittadini terralbesi accolgono con curiosità la petizione e l’amministrazione comunale attende la raccolta di firme per discutere della revoca proposta, il Comitato Madiba, sorto agli inizi del 2019 col proposito di portare all’attenzione di tutti i problemi relativi alla gestione del fenomeno migratorio e dei diritti civili degli “ultimi”, continua la propria battaglia perché “Le ingiustizie -sostengono- vanno rimosse anche a distanza di tempo ed un fatto ingiusto, naturalmente ingiusto, non diventa giusto per il sol passare degli anni.”