Il Decreto Dignità, come noto, è legge dallo scorso nove agosto e, tra le altre cose, ha introdotto in Italia il tassativo divieto di pubblicità per giochi e scommesse comprendenti vincite in denaro. Non sfuggono, a questo giogo, nemmeno sponsorizzazioni e la cosiddetta pubblicità indiretta.
Praticamente un blocco, prima ancora che un vincolo, che ha messo in un grosso impasse grande parte dell’industria che, sicuramente, farà dei conti ancora più accurati prima di investire in Italia. Tra i punti più importanti del ddl n.87 c’è l’articolo 9, quello cioè che vieta assolutamente la pubblicità sotto ogni forma per giochi e scommesse al di là dei mezzi utilizzati.
Rientrano, in questa categoria, manifestazioni di ogni tipo: dallo sport, all’arte e alla cultura, finanche alla divulgazione scientifica. Per questi tipi di eventi il divieto è ufficialmente valido dal 1 gennaio scorso mentre i contratti, stipulati prima dell’approvazione della legge voluta fortemente dal governo gialloverde, sono ancora validi e resteranno tali fino al prossimo luglio. In vigore, dunque, entro e non oltre un anno.
Volontà, malcelata, dal governo, quella di rispettare i contratti esistenti fino al prossimo 10 agosto. Dopodiché, su ogni mezzo di comunicazione, addio pubblicità. Mentre lo Stato continua ad arricchirsi ai danni del gioco e, tra le altre cose, le forme d’azzardo, o presunte tali, collegate al meccanismo statale non subiranno alcuna percossa. Non ti pago, direbbe Eduardo De Filippo, ma mi faccio pagare. Passateci la parafrasi.
Il divieto rischia di procurare non poche ripercussioni, anche per le manifestazioni sportive: l’AGCOM, con una nota diffusa sui prinicipali quotidiani, si è espressa circa gli sponsor dei brand di scommesse per le squadre di calcio. Oltre la deroga annuale, il divieto riguarderà anche una fetta importante del nostro mondo dello sport. Escludendo, come dicevamo, lotterie nazionali, tombole per beneficenza e i loghi del gioco sicuro voluti dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. Fuori anche la lotteria dei corrispettivi. E violare le nuove norme ormai vigenti costerà caro, carissimo: una sanzione del 20% del valore dello sponsor o della pubblicità, la punizione minima, con un importo di base, per ogni violazione, di 50.000 euro. L’AGCOM irroga le sanzioni, confluenti poi nel Fondo per il contrasto al gioco d’azzardo patologico.
Ci si è messa anche la direzione di Contenuti Audiovisivi che, in questi giorni, ha avviato l’esame delle linee guida sulla pubblicità dei giochi. Il prossimo 18 aprile il documento sarà presentato al Consiglio dei Ministri una delle priorità del giorno. Come facilmente intuibile, saranno le linee guida AGCOM a dettare condizioni e futuro del gioco in Italia.
In base alle scelte dell’AGCOM le società operanti in Italia modificheranno e pianificheranno nuove strategie per il mercato. Una rivoluzione vera e propria nel contrasto ad un settore, quello del gioco, virtuoso per molti ma considerato per importanza da pochi. Un Decreto, quello della voluta ed ostentata Dignità, che rischia di trasformarsi in un boomerang: previsti tagli tra posti di lavoro e introiti.
E mentre il settore aspetta di conoscere un futuro ad oggi quantomai incerto, ha preso già le contromisure: campagne di sensibilizzazione e di contrasto al gioco illegale, maggior qualità e sicurezza dei prodotti offerti ai consumatori, più controllo, meno libertà e maggior rigidità. Basterà, quando le onde cominceranno ad alzarsi e, dopo il 10 luglio 2019, non sarà più possibile tornare indietro?