Dieci persone, tra le quali otto allievi di scuola elementare, si sono ammalate di tubercolosi e altre 36 sono state contagiate in provincia di Treviso dopo che il batterio responsabile del morbo, annidato per 30 anni nel corpo di un’ignara maestra, ha iniziato a diffondersi. Come riporta il Gazzettino, l’insegnante di una scuola elementare di Motta di Livenza, ha scoperto di essere affetta dalla malattia a inizio marzo. In pochi giorni, lei e un suo alunno sono finiti in ospedale con tosse e febbre alta e sono stati seguiti poco dopo da altri sette scolari e da una collega della donna, tutti colpiti una forma acuta di tubercolosi. Il Servizio d’igiene e sanità pubblica dell’azienda sanitaria locale (ULSS) ha così allestito un gruppo di lavoro che ha eseguito controlli su quasi 800 persone tra allievi, insegnanti, genitori e persino cinque scrutatori che, alle ultime elezioni, avevano gestito il seggio aperto all’interno dell’istituto. Il risultato è appunto l’individuazione di 36 persone positive ai microbatteri della TBC oltre alle 10 persone cadute malate. Alla luce di quanto è accaduto, Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, porta all’attenzione quanto già segnalato dall’European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC) e la Regione Europea dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) le quali hanno ribadito, l’importanza di eliminare la TBC nei bambini ed il grave problema della tubercolosi multi-resistente (MDR TB). Secondo il rapporto “Tuberculosis surveillance in Europe 2019” dell’ECDC e Regione europea dell’OMS, sono molto più preoccupanti di quanto si pensi, i nuovi dati relativi a questi due fenomeni che hanno spinto le due organizzazioni a sviluppare un Piano regionale per la MDR-TB e per affrontare i problemi di prevenzione e controllo della TBC nei bambini. Sorprendono, infatti, le rilevazioni sulla tubercolosi multi-resistente, le cui incidenze più elevate a livello mondiale sono state registrate all’interno della regione Europea, nonché i casi di diffusione della TBC tra i bambini. I dati più recenti relativi all’Italia sono pubblicati del documento congiunto Ecdc e Oms Europa “Tuberculosis surveillance and monitoring in Europe 2019” e confermano che l’Italia rientra tra i Paesi a bassa incidenza di malattia (<20/100.000). Nel 2017 sono stati notificati 3944 casi di tubercolosi che corrisponde a un’incidenza nella popolazione di 6,5/100.000 abitanti, in leggero calo rispetto agli ultimi 10 anni. Dal 2012 al 2016 in Italia il tasso di notifica di Tb è diminuito in media del 1,8% per anno. Dei casi totali notificati nel 2017, 3828 sono stati classificati come casi nuovi (non precedentemente trattati). Il 70,3% dei casi totali ha presentato una Tb polmonare. Sono stati notificati 66 casi di Tb multiresistente (Mdr-Tb, 2,5% del totale dei casi notificati) di cui 5 estremamente multi resistente (Xdt Tb). Il 66,2% dei casi totali notificati si è verificato in persone di origine straniera. Il 12,3% (n=470) dei casi totali incidenti di Tbc in Italia avevano una coinfezione Hiv-Tb. Nel 2017, in 31 Stati membri dell’Unione europea e dello Spazio economico europeo sono stati riportati 55.337 casi di tubercolosi (10,7 casi per 100.000 abitanti). In totale, il 72,1% di tutti i casi è rappresentato da casi di nuova diagnosi e il 33% dei casi è di origine straniera. È quanto emerge dal rapporto “Tuberculosis surveillance and monitoring in Europe 2019” (pdf 14,6 Mb). La fascia di età con il tasso di notifica più elevato (12,9/100.000) è quella di 25-44 anni. Sono stati notificati 2340 casi in bambini <15 anni di età, che corrisponde al 4,4% dei casi totali. In quasi tutti gli Stati membri la malattia è stata più frequente tra i maschi rispetto alle femmine. I dati per l’Italia provengono dal sistema di notifica dei casi di tubercolosi (Tbc) del ministero della Salute e costituiscono il flusso informativo ufficiale, cui si fa riferimento per il monitoraggio dell’andamento della malattia in Italia. Per queste ragioni lo “Sportello dei Diritti” da sempre impegnato nell’opera di prevenzione e nella Tutela della Salute pubblica e dei singoli cittadini, condivide e rilancia la necessità di aumentare la consapevolezza del pubblico rispetto a questa malattia che ancora oggi causa il decesso di milioni di persone all’anno.
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