Non vogliamo dare eco alle voci di ricatti al Cavaliere, ma questa intemerata davvero risulta insopportabile. Sembra la riedizione del disastro Monti e ci auguriamo una valanga di no da chi tiene al futuro dell’Italia. C’è più bisogno di Patria nostra che di Europa finanziaria. Silvio sembra ostinarsi a non capirlo. Eppure, nella stessa intervista di ieri al Mattino, servita al lancio di una candidatura del genere, ha anche detto di voler cambiare l’attuale Europa dei burocrati di Bruxelles. Un cambiamento decisamente curioso per chi detiene la poltrona più alta del Parlamento con Antonio Tajani e vuole occupare quella di palazzo Chigi con Mario Draghi. Il leader di Forza Italia critica anche l’”austerità ottusa” dell’Europa. E di grazia, chi è che l’ha decisa, quella politica?
Se davvero è questo il pensiero di Berlusconi, è difficile immaginare che la ricostruzione del centrodestra possa passare ancora per lui. Che non sembra rendersi conto che l’onda sovranista non può davvero tollerare la riproposizione di schemi monetaristici che fanno a cazzotti con le politiche sociali di cui abbiamo disperato bisogno.
Nè Draghi, né vampiri, dovremmo invece dire a gran voce.
E’ un autogol pazzesco, quello lanciato da Forza Italia a una settimana dal voto. Quasi a voler impaurire il popolo italiano, indicando come ricetta possibile quella dei tagli a tutto. Alla sanità, al pubblico impiego, alle pensioni, alla scuola. Abbiamo già dato e non ne possiamo più. Chi vaticina ancora questa robaccia si becca l’odio del popolo italiano. E un leader che non lo capisce, francamente, è roba che stupisce per davvero.
Anche perché si finisce per ottenere esattamente l’opposto di quel che si dice di voler sostenere. L’effetto Italexit come reazione al dominio dei soliti potentati. Berlusconi e i suoi intelligentissimi suggeritori dovrebbero prima poi decidersi a comprendere che c’è una differenza enorme tra l’Europa e questa Unione europea. Anima contro sovrastruttura. Cultura contro mercatismo. Popoli contro oligarchie. Duello che inevitabilmente si rifletterà sul voto di domenica prossima.
Non c’è avversione per la persona di Mario Draghi, ma per quello che rappresenta, un mondo ostile ai diritti. Con personaggi così alla guida dell’Italia – ove mai superasse la prova elettorale perché non vogliamo pensare a governi tecnici – che fine faremmo? Chi ce la restituirebbe la proprietà del nostro oro? Quando mai potremmo tornare a discutere della nazionalizzazione di Bankitalia? Chi potrà restituirci un futuro in cui la persona possa venire finalmente prima dei forzieri bancari? In fondo, la questione è tutta qui. Per capirlo, basta ascoltare le voci del popolo sovrano. Certamente, non sarà stamane la piazza di Napoli – dove parlerà Giorgia Meloni – ad invocare i potenti d’Europa.
di Francesco Storace*
*Da www.secoloditalia.it