Questo il messaggio contenuto nella mozione presentata al presidente e alla Giunta – a prima firma Desirè Manca – dal gruppo consiliare in Consiglio regionale del Movimento Cinque Stelle.
Con apposita determinazione, nel 2016, la Regione ha indetto una procedura finalizzata all’affidamento di servizi integrati di vigilanza armata, portierato e altri, per gli immobili delle amministrazioni e aziende sanitarie dell’Isola.
L’Associazione Temporanea di Imprese, composta da varie società fra cui la mandataria Coopservice S. Coop P. A. si aggiudica l’affidamento stipulando una convenzione ad hoc per il lotto numero 3-Sardegna Nord.
L’articolo 12 prevede una clausola che impegna l’appaltatore subentrante ad assumere i lavoratori operanti sotto l’appaltatore uscente, qualora condizioni, numero e competenze siano funzionali allo svolgimento dei sopra citati servizi. In assenza delle condizioni, per evitare il licenziamento del personale ritenuto in esubero, sarebbero dovuti scattare i vari meccanismi di tutela.
“Preservare i posti di lavoro era una chiara priorità del disposto. Una assoluta priorità, poi disattesa. I soggetti interessati hanno accettato le condizioni di partenza e tutte le procedure sono state avviate – spiega il gruppo consiliare Movimento Cinque Stelle -. Il 17 maggio 2018 è cessato l’appalto della società Gruppo Secur Spa.
Undici giorni dopo le parti in causa si sono incontrate come stabilito per valutare il riassorbimento dei lavoratori, ma l’accordo è saltato causa abbandono del tavolo da parte dell’ATI Coopservice S. Coop. P. A per mancanza di informazioni sul personale impiegato e mancata accettazione dei termini dell’accordo stesso”.
In questa giostra fatta di mancata assunzione di responsabilità e mancato rispetto della clausola sociale, a pagare sono ancora una volta i cittadini rimasti senza lavoro e le loro famiglie: “Sembrava si potesse aprire uno spiraglio, ma il nodo ad oggi non si è sciolto. La situazione è poi aggravata dal fatto che il mancato licenziamento collettivo non ha consentito ai lavoratori l’accesso agli ammortizzatori sociali.
Ad oggi i 45 ex Secur, licenziati dal tribunale fallimentare, si ritrovano disoccupati e con mesi di stipendio arretrati e difficilmente ricollocabili sul mercato. Oltre alle parole della politica ed alle manifestazioni di piazza ora servono i fatti: l’Istituzione regionale deve intervenire a improcrastinabile tutela dei dei diritti dei lavoratori non riassorbiti e delle loro famiglie”.