Manca, in sostanza, la trasmissione dello stimolo monetario alla crescita e all’occupazione, dal momento che le imprese con meno di 20 addetti (circa il 98% del totale) ricevono in Sardegna credito solo per circa il 29,6% del totale dei finanziamenti bancari destinati alle imprese non finanziarie. Mentre per il settore COMMERCIO lo stesso dato si attesta al 33,4%, 26% è l’equivalente dato relativo al TURISMO, 98,3% per l’ARTIGIANATO, e 56,7% per l’AGRICOLTURA.
In ordine a questa asimmetria tra credito e piccole imprese vi è una conferma fattuale nella lettera inviata da una importante banca italiana a fine aprile 2019 ai Confidi in cui si comunica che “in una logica di efficienza e razionalizzazione” le domande inferiori a euro 25.000 di garantito non saranno prese in esame.
E sembrerebbe che altre principali banche abbiano adottato lo stesso criterio per le piccole imprese. Quale logica di efficienza e razionalizzazione vi sia in tale metodo discriminatorio non è dato sapere.
E’ comunque evidente come l’eccesso di regolamentazione europea sulle banche e sui Confidi vigilati abbia incentivato il derisking, ossia la progressiva diminuzione dei flussi finanziari all’economia reale, con conseguenze perverse nei confronti delle micro e piccole imprese.
Servirebbero, invece, misure che oltre a prevenire le conseguenze sbagliate delle scelte di credito, mettano le basi affinché siano modificati i meccanismi che impediscono alle piccole imprese di esprimere le loro capacità e potenzialità.
Al riguardo sarebbe opportuno che si attivassero adeguati correttivi alla normativa bancaria europea in direzione della costruzione di un modello di rating ad hoc per le piccole imprese.
Complessivamente, e in via di sintesi, i “fattori frenanti” dell’erogazione del credito alle imprese non finanziarie sembrano essere i seguenti:
• Il fenomeno perdurante del credit crunch. A fine dicembre 2018 in SARDEGNA si è registrata la conferma della diminuzione del credito del -14,8% con una punta del -16,7% per le imprese da 6 a 19 addetti. La diminuzione dei flussi di credito alle imprese dipende in larga misura dall’irrigidimento dell’offerta a fronte di una domanda sostenuta delle imprese (cfr. da ultimo Bollettino economico 2/2019, Banca D’Italia), il cui inizio può essere datato dal gennaio 2006 con l’implementazione operativa della nuova regolamentazione Basilea 2, ovvero con l’utilizzo di sistemi di rating automatici per la valutazione del merito del credito.
Si tratta di un vero “flash crash” (corto circuito finanziario) che richiederebbe interventi di politica economia e monetaria, rivolti ad attenuare il fenomeno in questione anche attraverso incentivi fiscali alle banche che aumentano i volumi di credito alle micro e piccole imprese.
• Lo scarso contributo dato dallo SME Supporting factor proposto nel 2013 dalle Associazioni di categoria delle PMI insieme all’ABI e accolto nel 2014 dalla Commissione Europea per quanto attiene all’accesso al credito.
Il meccanismo consistente in uno sconto del 23,81% sugli assorbimenti patrimoniali per i prestiti alle PMI, non ha prodotto sensibili miglioramenti per la fascia delle imprese con meno di 20 addetti, a motivo del dirottamento del credito verso la fascia della media impresa. Questa tendenza è particolarmente accentuata IN SARDEGNA nel settore COMMERCIO per il quale la contrazione dei prestiti nel corso del 2018 per le aziende che occupano sino a 5 addetti è stato doppio rispetto allo stesso dato delle aziende con almeno 20 addetti (-16,3% contro -8,2%).
Tutto questo nonostante le aziende di piccole dimensioni (sino a 5 addetti) si siano contraddistinte per una riduzione delle sofferenze bancarie del -58,4% contro il -35,7% fatto registrare da quelle con almeno 20 addetti.
Report credito SARDEGNA_ITALIA