Ecco qui il viaggio di Affaritaliani.it paese per paese alla vigilia delle elezioni europee.
1° GERMANIA
Berlino si avvia verso la fine dell’era Merkel. La cancelliera, dopo aver faticosamente formato il suo quarto governo, ha subito alcune batoste elettorali a livello regionale. Sul piano interno sta lasciando spazio alla sua “delfina” Kramp-Karrenbauer, mentre mantiene una fortissima presa sulla politica estera, da una parte tenendo a bada i progetti di riforma di Macron e dall’altra ergendosi a grande rivale europea di Donald Trump. Verdi e Afd in crescita, con l’Spd che sembra finito in una crisi irreversibile.
2° CIPRO
I giacimenti gas di Cipro
L’isola mediterranea continua a essere divisa tra la parte greca e quella turca, riconosciuta da Ankara, convitato di pietra della politica cipriota. Il paese si ritrova all’interno di una possibile importante partita geopolitica sull’energia dopo la scoperta di grandi giacimenti di gas.
3° FRANCIA
Il crollo nella popolarità e le proteste di piazza, i gilet gialli e l’incendio di Notre Dame. Per Emmanuel Macron i primi due anni all’Eliseo sono stati molto complicati. Il suo progetto ambizioso di riforma radicale dell’Ue è stato in gran parte affossato proprio da Angela Merkel in un asse franco-tedesco dall’andamento altalenante. Le difficoltà interne e le polemiche con l’Italia si accompagnano a un forte protagonismo sulla scena geopolitica, in particolare africana. Marine Le Pen sogna il sorpasso, partiti tradizionali ormai scomparsi dalla scena.
4° CROAZIA
Il primo ministro Plenkovic e l’euroscettico Ivan Pernar
L’europeismo della Croazia, modello di stabilità in una regione scossa da forti tensioni, traballa. La tensione che è tornata a scuotere i Balcani minaccia di farsi sentire anche a Zagabria, mentre avanzano gli euroscettici di Zivi Zid.
5° LUSSEMBURGO
Così piccolo, ma così centrale. Lussemburgo, cuore pulsante dell’Unione Europea e suo membro fondatore, ha da sempre avuto un ruolo determinante nelle dinamiche socio-politiche interne al continente, tanto da esprimere il presidente della Commissione Ue uscente, Jean-Claude Juncker,entrato nel mirino dei sovranisti come simbolo dell’establishment di Bruxelles.
6° ROMANIA
Dancila
La Romania, importante membro Nato, è sempre più lontana da Bruxelles e più vicina a Visegrad. Viorica Dancila è diventata per il Pse quello che Orban è per il Ppe, un imbarazzo. Ed è entrata nel mirino dell’Ue persino durante il suo semestre di presidenza, mentre non diminuisce il dato sull’emigrazione.
7° MALTA
Joseph Muscat
Lo scontro con l’Italia sui migranti, il dominio laburista di Muscat, lo scandalo Daphne Galizia, la Via della Seta. La Valletta verso il voto Ue in un clima meno sereno rispetto al passato.
8° POLONIA
Lech Kaczynski
Cinque anni fa, al termine del primo decennio dal suo ingresso nell’Unione europea, si celebrava il suo tasso record di crescita. Oggi la Polonia, reduce dalla decisione senza precedenti da parte della Commissione Ue di avviare la procedura dell’articolo 7.
9° SLOVENIA
Marjan Šarec
Oasi di stabilità in un’area movimentata, tanto da essere stata ribattezzata “Svizzera dei Balcani”, ha al governo un comico “alla Grillo” Marjan Sarec, leader dei liberali di LMS, con tendenza di centrosinistra.
10° PAESI BASSI
Mark Rutte
Non solo Geert Wilders. C’è anche il neopopulismo di Baudet, fautore della Nexit, che sfida il governo Rutte, esecutivo fiscalmente rigorista in un paese diventato il terminale europeo della Nuova Via della Seta cinese a Rotterdam.
11° SLOVACCHIA
Zuzana Caputova
La voglia di cambiamento? Può anche essere a sfondo europeista. E’ il messaggio che sembra arrivare dalla Slovacchia, uno dei paesi del cosiddetto blocco di Visegrad, che dopo l’elezioni a presidenza dell’avvocato ambientalista filo Ue Zuzana Caputova sembra arrivare all’appuntamento delle elezioni europee del 26 maggio in una prospettiva diversa rispetto a quella dei suoi vicini.
12° REPUBBLICA CECA
Babis
Insieme a Ungheria, Polonia e Slovacchia, la Repubblica Ceca costituisce il famigerato gruppo di Visegrád, in totale contrapposizione con Bruxelles e in piena sintonia con tutto il fronte sovranista continentale. Ma intanto il governo Babis fa segnare buoni numeri economici.
13° IRLANDA
Varadkar
Il caos sulla Brexit ha portato Dublino al centro della politica Ue. Con tanti rischi sulla grande crescita economica post crisi. L’Irlanda, paradiso dei big tech Usa, molla la Chiesa dopo gli scandali abusi.
14° BELGIO
Charles Michel
Non solo europee. Il Belgio vota anche alle elezioni politiche dopo che il governo di Michel è caduto sul Global compact negli scorsi mesi. Il tutto in un paese diviso e simbolo della difficoltà di integrazione politica europea.
15° GRECIA
Dal disastro del 2014/2015 ai segnali di ripresa. Con Tsipras che da incendiario si è trasformato da nemico numero pubblico dell’Ue a bravo studente della troika. Con un prezzo però molto alto da pagare.
16° PORTOGALLO
Di questi tempi sembra incredibile, ma in Europa c’è una sinistra che funziona: è quella che governa il Portogallo. Tra tagli e welfare, così Lisbona è arrivata ad azzerare il deficit.
17° DANIMARCA
Rasmussen
La Danimarca è uno dei rari casi all’interno dell’Unione europea ad avere un governo di minoranza monocolore con il liberale monocolore di Rasmussen appoggiato dai nazionalisti del Partito popolare danese di Thulesen. Intanto diventa sempre più centrale a livello geopolitico la gestione dell’Artico e il nodo Groenlandia.
18° FINLANDIA
Anti Rinne
Prego, dimenticarsi subito la parola “stabilità”. Anche in Finlandia la politica sta conoscendo un periodo burrascoso, come testimoniato dalle elezioni dello scorso 14 aprile. Elezioni che hanno sì visto la vittoria dei socialdemocratici, risorti dalle proprie ceneri, ma che hanno soprattutto segnato la grande crisi dei partiti tradizionali. I Veri Finlandesi, partito definito a seconda di chi parla populista, sovranista, euroscettico, eurofobo o di estrema destra, è arrivato a una manciata di voti (lo 0,2%) dalla vittoria elettorale.
19° SVEZIA
Greta Thurnberg
Può una ragazzina di 16 anni diventare una delle figure politiche più importanti di un intero paese? La risposta, se si guarda alla Svezia, è sì. Dopo le elezioni dello scorso 9 settembre si è imposta la figura dell’attivista ambientalista Greta Thunberg.
20° AUSTRIA
Kurz
La svolta a destra col giovane Kurz, le politiche anti migranti e la contraddittoria relazione con l’Italia. E ora lo scandalo Strache, il leader della destra radicale incastrato da una trappola in una villa di Ibiza con una sedicente figlia di un oligarca russo.
21° BULGARIA
Borissov
L’esecutivo Borissov fra europeismo e sovranismo. La spesa militare aumenta e i rapporti con la Turchia rimangono tesi. Frontiera orientale dell’Ue, la Bulgaria è diventata anche teatro di iniziative pseudomilitari contro i migranti
22° ESTONIA
Ratas
Poche settimane fa in Estonia si è consumata una storica svolta politica. Il primo ministro Juri Ratas,del Partito di centro, ha annunciato la formazione di un governo di coalizione non con il partito socialdemocratico come nella precedente legislatura, ma con la destra radicale Ekre e il partito conservatore Isamaa. Un’ipotesi che era stata negata prima delle elezioni legislative dello scorso 3 marzo.
23° LETTONIA
Dombrovskis, commissario Ue lettone
Può un partito che vince le elezioni restare all’opposizione? Sì, quantomeno in Lettonia, dove i socialdemocratici di Armonia si sono affermati come primo partito del paese ma sono stati esclusi dal governo di coalizione che ha riunito cinque partiti di centrodestra che si è formata a ben quattro mesi di distanza dalle elezioni dello scorso ottobre. Il motivo? Sono filorussi.
24° LITUANIA
Dalia Grybauskaitė, la presidente uscente della Lituania
Non ci sono eserciti contrapposti uno di fronte all’altro, ma se la guerra fredda versione classica (quella tra blocco atlantico e blocco sovietico) avesse ancora oggi un campo di battaglia questo sarebbe proprio la Lituania, la più meridionale delle tre repubbliche baltiche, confinante con l’enclave russa di Kaliningrad. I lituani voteranno anche per il ballottaggio delle presidenziali.
25° SPAGNA
Dopo le elezioni di aprile la sinistra europea ha trovato in Sanchez una nuova speranza. Capace di scalare prima il Psoe e poi il governo, il primo ministro spera di formare un nuovo governo dopo il voto europeo senza l’aiuto degli indipendentisti catalani. Nel frattempo anche qui il centrodestra conservatore viene eroso dall’ala radicale, qui rappresentata da Vox.
26° UNGHERIA
Viktor Orban, leader dei paesi di Visegrad, è l’uomo che potrebbe decidere le sorti del prossimo parlamento europeo. Sospeso dal Ppe, il primo ministro ungherese flirta da tempo con i sovranisti di Matteo Salvini. Nel frattempo, sul fronte interno il suo Fidesz sembra non avere rivali anche per una stretta definita da molti come anti democratica.
27° REGNO UNITO
A tre anni dal referendum sulla Brexit un Regno Unito devastato si ripresenta in modo paradossale al voto Ue. Il primo ministro Theresa May ha le settimane contate, mentre il vecchio sistema bipolare è ormai al tramonto. Rispunta Nigel Farage, favorito nei sondaggi con il suo Brexit Party.
Fonte: www.affaritaliani.it