Per onore di cronaca sono tre gli onorevoli uscenti dal parlamento europeo: uno di centro destra, uno di centro sinistra ed uno del M5S. Nell’arco della Legislatura tutti si sono distinti per la loro totale assenza e distanza dai problemi dell’Isola. Sicuramente per noi è penalizzante l’accorpamento della Sardegna alla Sicilia, se non altro per i rapporti numerici a noi sfavorevoli, ma non è questa la sola causa della mancata rappresentanza.
E’ universalmente riconosciuto che la minoranza etnico-linguistica più numerosa all’interno dello Stato italiano è quella sarda. Fin quando noi non faremo valere anche in termini giuridico-elettorale questa nostra conclamata diversità ed essere riconosciuti di fatto “minoranza linguistica”, non potremo percorrere quella strada che altre minoranze linguistiche ben più piccole, come ad esempio quella Sudtiroler Volkspartei e valdostana, hanno intrapreso riuscendo ad esprime autonomamente rappresentanti che rendono conto del proprio operato direttamente ai propri elettori.
E’ anomalo che in Sardegna nessuna forza politica democratica ed autonomista non abbia pensato a ciò. Eppure questo dibattito è già da tempo portato avanti da forze identitarie, autenticamente sardiste ed indipendentiste.
Se ciò non è stato fatto è solo perché la classe politica sarda, poco autonoma e sempre pronta a salire sul carro del vincitore, persiste nel difendere gli interessi dei dominatori e non quelli della propria Nazione e della propria Terra.