“Questo – ha affermato il dott. Leon Barron riferendosi agli esiti dell’indagine – poteva essere previsto in relazione ad aree urbane come Londra, ma non in aree più piccole e più rurali“. La ricerca in questione inizialmente mirava a determinare il livello di esposizione della fauna selvatica a vari “microinquinanti”, in particolare inquinanti tossici a concentrazioni molto basse, come residui di farmaci o prodotti cosmetici. Per fare ciò, i ricercatori hanno effettuato il campionamento in 15 siti che coprivano cinque fiumi nel Suffolk. E “sorprendentemente, la cocaina è stata trovata in tutti i campioni testati“, secondo lo studio.
“Altre droghe illecite come la ketamina ma anche pesticidi e prodotti farmaceutici illegali erano diffusi anche nei gamberetti raccolti“, aggiunge. Sebbene bassi, i livelli di concentrazione di queste varie sostanze sono ancora una causa di “preoccupazione” per l’ambiente e una minaccia per la fauna selvatica, avverte il dott. Thomas Miller del King’s College. L’impatto di questo tipo di inquinamento chimico sulla “fauna selvatica deve essere maggiormente preso in considerazione nel Regno Unito“.
Se è vero che l’impatto sul regno animale può destare preoccupazione, tuttavia, questi dati devono far riflettere sulla diffusione di droghe pesanti nella popolazione, rileva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, e se è vero che la ricerca riguarda il Regno Unito, non dobbiamo ritenerci immuni da fenomeni analoghi tanto che incuriosisce, e non poco, la possibilità di conoscere gli esiti di un’analoga indagine nelle nostre acque interne, per verificare lo stato dei nostri fiumi e laghi non solo per quanto riguarda i microinquinanti come residui di farmaci o prodotti cosmetici, ma anche di sostanze stupefacenti.