La possibile presenza di Altaforte, questo il nome della casa editrice sconosciuta ai più fino a qualche giorno fa, ha provocato le reazioni di personaggi famosi come il fumettista Zerocalcare e soprattutto di Halina Birenbaum, sopravvissuta all’orrore dei campi di concentramento e testimone di cosa fu il nazismo, che, qualche giorno fa avevano annunciato la loro intenzione di boicottare l’evento, non potendo condividere alcuno spazio con chi rimpiange il ventennio fascista.
Altri come la scrittrice Michela Murgia, avevano invece deciso di recarsi comunque al Salone per combattere con la cultura e i libri, le idee propugnate dalla casa editrice.
Dopo giorni di polemiche e pressioni alla fine è stata accolta la richiesta avanzata dalla Città di Torino e dalla Regione Piemonte, affinché il Salone rescindesse il contratto stipulato con Altaforte.
In tanti, dopo la decisione del Salone di negare lo spazio precedentemente accordato alla casa editrice, hanno tirato un sospiro di sollievo. Si sarebbe in questo modo sventato il pericolo di normalizzare il fascismo.
Ma siamo sicuri che il fascismo in Italia non sia già stato sdoganato? Lo storico Emilio Gentile, in un’intervista al Corriere della Sera spiega che: “I nostalgici del Duce non se ne sono mai andati: si sono riorganizzati subito dopo il 1945 e hanno fondato il Msi, presente in Parlamento sin dalla prima legislatura, che ha finito per monopolizzare lo spazio della destra ed è stato a lungo il quarto partito del Paese. Poi nel 1994 si è trasformato in An ed è entrato al governo, con percentuali di voti intorno al 10-15 per cento. In realtà oggi il neofascismo è assai più debole che in passato, soprattutto per l’opera disgregatrice compiuta in quell’area da Silvio Berlusconi, che ne ha assorbito buona parte”.
Sebbene sia innegabile che i nostalgici del fascismo in Italia ci sono sempre stati, non si può tuttavia sottacere che nel nostro paese ha iniziato a soffiare, da qualche anno, un vento di estrema destra, impetuoso, che ha portato con se xenofobia, paura, intolleranza e dunque, di conseguenza, ideologie e politiche che questa ondata di odio la cavalcano per fini elettorali.
Ne sono la dimostrazione i fatti di Torre Maura e di Casal Bruciato, dove i rappresentanti di CasaPound sono riusciti come sempre a far sventolare la propria tartaruga, fomentando l’odio dei residenti contro le famiglie rom cui legittimamente il Comune di Roma aveva assegnato una casa.
Ne sono la dimostrazione quelle frasi feroci, quel “troia ti stupro” quei panini gettati a terra e calpestati.
Ne è la dimostrazione la costante, eccessiva tolleranza di questi comportamenti, puntualmente giustificati con l’esasperazione del popolo.
Ne è la dimostrazione il fatto che nel nostro paese, nel 2019 esiste ancora un partito i cui membri affermano senza imbarazzo alcuno di ispirarsi ai principi del fascismo.
Ed infine, ne è ulteriore dimostrazione il fatto che il nostro attuale Ministro degli Interni, Matteo Salvini, abbia deciso di non partecipare alle celebrazioni per la Giornata della Liberazione, preferendo piuttosto tenere, poco tempo dopo, un comizio dal balcone in cui a Forlì Benito Mussolini faceva i suoi monologhi, e pubblicare il suo ultimo libro con una casa editrice di matrice fascista.
Ecco allora palese, evidente, lampante, la realtà. Il fascismo in Italia esiste già, ed è già sdoganato, già normalizzato.
Alla luce di tutto questo è lecito domandarsi se l’aver censurato Altaforte impedendogli di partecipare al Salone del libro di Torino sia servito a qualcosa, o se piuttosto non sia stato un mero atto simbolico, destinato a cadere nel dimenticatoio del tam tam mediatico.
E’ lecito domandarsi se sia stato un atto giusto, moralmente e giuridicamente, o se piuttosto non sia stata data l’occasione agli individui di quella casa editrice, di ergersi a vittime, di poter affermare che il nostro non è un paese effettivamente democratico.
Sono tante le domande cui il caso Altaforte può dar vita, e tante possono essere le risposte, non necessariamente giuste, non necessariamente sbagliate, ma semplicemente diverse.
Quel che è certo è che tirare un sospiro si sollievo per la sventata partecipazione di AltaForte al Salone del libro è come gioire per aver mangiato un pedone durante una partita a scacchi.
La partita, quella vera, quella della civiltà, del rispetto e della tolleranza contro l’odio e le politiche discriminatorie, si gioca altrove ed è ben lontana dall’essere vinta.