La poesia come terapia, per imparare a decifrare, raccontare e curare il proprio dolore, mettendolo in versi. È da questo presupposto che è nato l’esito scenico del laboratorio di scrittura creativa “Poesia a forma di me”, portato in scena ieri, mercoledì 15 maggio, al Centro servizi Culturali di Oristano.
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Organizzato dal Centro di Salute Mentale oristanese dell’Ats e curato dalla scrittrice Savina Dolores Massa, “Poesia a forma di me” è l’ultimo, in ordine di tempo, degli spettacoli scaturiti da cinque anni di laboratori di scrittura e lettura poetica, dedicati ogni volta a un tema diverso.
Quest’anno la curatrice ha lanciato ai suoi allievi una sorta di sfida, presentando loro i grandi autori – Borges, Neruda, Sexton, Pozzi, Rosselli, Plath, Kristof, Bukowski, Valduga e molti altri poeti che molto spesso hanno conosciuto un dolore simile a quello di chi soffre di disagio mentale – attraverso testi e biografie e invitandoli a rielaborare, di ciascun autore, più testi seguendo la propria personale visione e stile. Ne sono scaturite decine di elaborati che sono stati letti sul palco del Centro Servizi Culturali e donati al pubblico a conclusione dell’esito scenico. Uno spettacolo profondo e commovente che, a quarantuno anni dalla legge Basaglia, testimonia ancora una volta come la cura del disagio mentale e la lotta allo stigma e al pregiudizio possano passare anche attraverso strumenti come il racconto e la letteratura, nell’ambito della “medicina narrativa”, una metodologia clinico-assistenziale che oggi ha acquistato piena dignità terapeutica.