Tanti segnali positivi sono arrivati da questo appuntamento, che grazie al successo di pubblico è andato oltre le sterili polemiche che ne avevano segnato l’esordio. In questo “tempo diverso” che ha trasformato, anche se per una breve parentesi, Torino in una “comunità del libro”, si è potuto intravedere l’orizzonte più alto di una “nuova Europa”, che potrà uscire dal tunnel della crisi solo a patto di imboccare la strada di una “cittadinanza 2.0 fondata sul dialogo, sull’accoglienza, sull’apertura, sull’integrazione, sulla diversità plurale”, come ha mirabilmente argomentato nella lectio magistralis di apertura, il celebre intellettuale spagnolo, Fernando Savater.
L’animazione e la ricchezza delle iniziative messe in campo nello spazio espositivo voluto dalla Regione autonoma della Sardegna e sapientemente realizzato dalla Smeralda Consulting Associati, hanno lasciato il segno, perché hanno offerto a tutti la concreta dimostrazione di quanto sia importanti la specificità dei fattori identitari, soprattutto se espressi nella dinamicità di un’Isola straordinariamente viva, ricca di fermenti e aperta al cambiamento. Il fil rouge che ha legato gli appuntamenti è stato dettato dalla contaminazione di linguaggi, generi, sensibilità diverse. Dai più piccoli, che hanno partecipato alle presentazioni “colorando” di futuro lo stand, agli addetti ai lavori, tutti hanno trovato il “lembo” di Sardegna che cercavano, riannodando un rapporto positivo con la propria terra, in un filo della memoria per nulla nostalgico perché aperto ai fermenti di una società in trasformazione.
“Leggere l’isola. Il mondo.” lo slogan che ha accompagnato l’avventura ha esemplificato in maniera netta il delicato rapporto che deve intercorrere tra la spinta centrifuga della globalizzazione e l’indiscutibile “tesoro” che le culture, che forse in maniera impropria continuiamo a definire locali, sono oggi più che mai in grado di esprimere. Nel corso di cinque intense giornate ha dominato la scena la grande produzione Regionale Sarda, densa di scrittori, narratori, saggisti, scenografi. Il multiforme ingegno di tante genialità ha trovato il contesto giusto per esprimersi, grazie all’impegno delle case editrici presenti (AmicoLibro, Abbas, EdiUni, Segnavia, Coedisar, Petirosso, S’Alvure, Gi.A di Giorgio Ariu, Panoramika, Nema Press).
“Bisognerebbe varare un Piano Marshall per la cultura altrimenti il gioco del mondo sarà un gioco a somma zero, rispetto a cui tutti saremo perdenti” il monito lanciato da Giancarlo Biffi autore teatrale, ideatore e realizzatore di grandi storie per ragazzi (al salone ha raccontato le avventure del gufo rosmarino e del corvo farlocco a bambini estasiati e divertiti). Darsi la mano grandi e piccoli, questo il messaggio forte, ma anche il segreto per dare libera espressione a un pensiero plurale, come hanno ribadito diversi ospiti illustri. “Una terra meravigliosa – ha commentato il Premio Strega Tiziano Scarpa cittadino onorario del piccolo comune di Neoneli nel cuore della Sardegna – in cui è possibile trovare la sintesi tra grande e piccolo, globale e locale. Il Festival “Licanìas” organizzato da un piccolo comune è diventato una finestra multietnica costruita su tradizioni locali, ma aperte all’universo mutante della contemporaneità”.
Particolare interesse ha suscitato la collana di libri di pregio dedicati all’identità, un’autentica chicca che spazia, come ha spiegato il direttore editoriale dell’Unione Sarda – Lorenzo Paolini – nel folklore, nelle tradizioni, nei costumi e nella lingua dell’antica Sardegna. “Questa manifestazione – ha spiegato Alessandro Soddu docente di storia medievale dell’Università di Sassari (autore di Signorie territoriali nella Sardegna Medievale. I Malaspina, ed. Carocci) – ha fatto vedere molto bene che esiste una Sardegna molto diversa da quella superficialmente raccontata in tanti stereotipi ormai obsoleti. Nella società isolana, da Nord a Sud, c’è un divenire e dei giacimenti intellettuali ancora poco sfruttati, che in larga parte devono ancora essere riscoperti e valorizzati. La storia e la memoria vanno coltivate perché servono a farci comprendere quale deve essere il giusto rapporto tra l’identità che ci lega alle radici e l’apertura agli altri e al mondo, cosa di cui i sardi sono da sempre capaci. Il poster di Antonio Gramsci che campeggia in questo spazio espositivo la dice lunga: “Istruitevi perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza”, non vedo altre strade se non la cultura se vogliamo venire a capo delle tante contraddizioni che segnano la quotidianità”.
Per riaffermare un percorso di senso che porti a rivalutare l’italianità nelle varie sfaccettature geografiche ed etno antropologiche nel grande orizzonte della storia planetaria occorrerà impegnarsi a ritrovare i valori essenziali, a partire dal lavoro e dal rispetto dell’uomo. “La nostra è da sempre una Regione di scambio – spiega Ciro Auriemma (che ha presentato al salone Piove Deserto ed. DeaPlaneta, noir mediterraneo, scritto con Renato Troffa) – e di incontro tra genti, razze etnie, bisogna partire da lì per comprendere la tendenza fondamentale del nostro tempo. Una terra come il Sulcis la cui economia è ruotata per decenni prima attorno alle miniere, poi attorno alle fabbriche è un esempio paradigmatico. Ridare linfa alle nostre realtà, dissanguate dall’emigrazione, sarà il compito di tutti noi a patto di saper acquisire una più generale consapevolezza del contributo politico e storico che le identità territoriali potranno dare, per cambiare le dinamiche di una globalizzazione senz’anima, che sta generando un pericoloso accrescimento delle povertà e della diseguaglianza nel mondo”.
La rievocazione della leggenda della Brigata Sassari, tratteggiata in uno splendido volume a fumetti realizzato da Bepi Vigna con le illustrazioni di Gildo Atzori (ed. Grafiche Ghini) ha trascinato gli spettatori nell’aura del mito di soldati che hanno affrontato la grande guerra rendendosi protagonisti di atti eroici, la cui risonanza dura ancora ai nostri giorni. “Per la prima volta si è manifestato agli occhi del mondo il carattere del popolo sardo, nelle sue corde più vere e profonde” ha spiegato commosso lo stesso Vigna, nacque in quel momento una leggenda, destinata a durare per sempre.
Il “futuro, però, ha sempre un cuore antico”. Nel fare un primo bilancio si scopre, infatti, che questa edizione della kermesse torinese non sarà ricordata per l’accattivante suggestione esercitata dagli e-book e dalla “giostra multimediale”, quanto per l’imprevedibile successo di Omero, a dimostrazione di quanto bisogno ci sia di ritrovare riferimenti alti cui appigliarsi, per ridare slancio a un paese fiaccato da troppi anni di crisi. La Sardegna, di riferimenti alti ne ha da vendere.