A Torino si è concluso il Salone del libro e con questo anche il calendario degli Editori Sardi AES. Il saluto finale è stato realizzato in memoria del grande intellettuale Paolo Pillonca, scomparso l’anno scorso, lasciando un grande vuoto, ma anche una straordinaria eredità culturale.
Tramite le testimonianze del figlio Pier Sandro, dell’antropologo Bachisio Bandinu, del giornalista Franco Siddi e di Enzo Cugusi, presidente dell’Associazione dei sardi in Torino “Antonio Gramsci”, sono emersi i numerosi tratti che accomunavano Paolo Pillonca alla figura di Manlio Brigaglia, scomparso anch’esso lo scorso anno. Si tratta di due straordinarie figure del mondo intellettuale isolano, accomunati dall’amore per l’editoria, per il giornalismo e soprattutto per la storia della Sardegna.
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A Pillonca va anche riconosciuto il merito di essere stato uno dei maggiori conoscitori della lingua sarda. Infatti per Bachisio Bandinu, espressosi proprio in lingua sarda, Paolo Pillonca è stato un eccezionale conoscitore di tutti i poeti della letteratura dell’isola: “Il suo merito è stato quello di aver colto la memoria, di averla pubblicata e commentata. Dunque di averla tenuta viva nella comunità sarda”.
Franco Siddi lo ha invece ricordato per essere stato, “oltre che uomo della parola, anche uomo del silenzio”, estimatore di una comunicazione vasta in cui il silenzio è capace di esprimersi anche oltre la parola, perché alla parola è necessario aggiungere in qualche modo una riflessione che è sempre stata rivolta alla Sardegna, alla sua tristezza e alla sua ansia di futuro.
Per quanto riguarda il giornalismo, Siddi lo ha menzionato per aver vissuto questa affascinate professione come un’occasione per essere un homo civis, impegnato a creare occasioni di giustizia per la persona e per la comunità.
Ma se tutti lo ricordano come un impareggiabile intellettuale sardista, per il figlio Pier Sandro è stato soprattutto un grande antifascista, aspetto che forse più di ogni altro lo ha accomunato a Brigaglia: “Credo che oggi sia importante ricordarlo qui a Torino perché in tutta la sua vita ha seguito quella linea, e poi in particolare per la grande stima che nutriva nei confronti di Gramsci, che riteneva l’intellettuale sardo più lucido nell’analisi delle tematiche sulla lingua»”.
Questo è stato il saluto perfetto per la partecipazione dell’AES alla 32esima edizione del Salone. L’associazione ha organizzato tantissimi appuntamenti importanti in questa rassegna, tra questi la presentazione di Books in Sardinia, esito del progetto di internazionalizzazione Liber y Liber curato dall’AES nell’ambito della Programmazione Unitaria 2014-2020. Il progetto prelude a una evoluzione sul piano internazionale, della piattaforma già presente in ambito europeo che, tramite una joint venture tra le associazioni che promuovono l’editoria all’estero, permetterà a breve la creazione di un portale che riunisce tutte le diverse esperienze.
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Nel tracciare un primo bilancio, la presidente dell’AES Simonetta Castia ha evidenziato che, come ogni altro anno: “l’editoria isolana ha partecipato al Salone del libro con grande compattezza, spirito di servizio e progettualità, nonostante gli ostacoli oggettivi dati dal mancato sostegno della Regione Sardegna, che ha preferito, del tutto arbitrariamente, seguire un percorso anomalo e in contrasto perfino con gli obiettivi del Salone. L’AES ha garantito a trenta imprese editrici sarde la presenza e la partecipazione attiva con un progetto di alto profilo culturale e professionale. E si augura ora che “la professionalità degli operatori culturali e i diritti del mondo del libro sardo siano finalmente tutelati dalle istituzioni politiche, che hanno il dovere di stare affianco agli stessi operatori, sostenendoli e vigilando sul rispetto e sulla corretta attuazione della legge”.
Nessuna volontà di scatenare polemiche, per la Castia, ma la ferma convinzione che le competenze debbano essere rispettate e, nello specifico, ricevere l’opportuna tutela prevista dalle normative.