Per la rubrica Alle origini della nostra civiltà, questa settimana, si parla della Val Nervi e del castello di Isolabona.
La visita è stata tenuta dallo storico ligure Franco Bianchi, che ha dichiarato: “Chi è affascinato dal medioevo non può evitare una visita al castello Doria di Isolabona”.
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Il fascino del luogo è dato anche dal fatto che nella zona furono ritrovati diversi reperti d’epoca romana e sulle colline circostanti, è quasi certo, esistesse almeno un castellario, edificato dagli antichi liguri intemeli.
Si tratta di un luogo abitato, dunque, fin dall’antichità preistorica e certamente, per posizione geografica, adatto alla difesa. Il castello di Isolabona nella sua forma attuale è frutto del restauro del 1989, peraltro rispettoso dei resti rimasti dopo la distruzione subita dal manufatto a seguito del terremoto del 1887.
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Le prime notizie del castello si hanno già a fine XIII secolo e un’ipotesi circa la data della sua costruzione è fissata per l’anno 1220: un lungo periodo che rende il castello un muto, ma intrigante, testimone del tempo.
Il castello, fino all’inizio del 1600, fu proprietà dei Doria, salvo un breve periodo nel XVI secolo quando, a seguito dell’uccisione di Luciano Grimaldi di Monaco da parte di Bartolomeo Doria, i Grimaldi assalirono l’intera Val Nervia appropriandosene e conquistando anche il castello di cui stiamo parlando.
In quel periodo gli abitanti di Isolabona vissero uno dei loro momenti più difficili, subendo le vendette dei vincitori.
L‘indiscutibile fascino di questo luogo non è esente, dunque, da situazione infelici che, purtroppo, con alterne vicende, durarono fino alla seconda guerra mondiale, con l’occupazione tedesca di Isolabona.
Il castello oggi ci comunica un senso di serenità e di imponenza. La pianta esagonale dell’edificio ed il maschio, la presenza di feritoie che interrompono appena la monolitica imponenza dei muri sono solo alcune delle suggestioni che cattureranno gli occhi del visitatore.
Isolabona è un luogo che accende la fantasia e questo è testimoniato anche dal romanzo dedicato da Bobbio e Restelli al Boia di Apricale, che ci porta in diverse occasioni anche tra le prigioni di queste mura.