Ouverture scoppiettante – domenica 23 giugno alle 21.30 – con “Anche oggi mi sento proprio bene” tratto da “Le puoi leggere anche in tram” di Nino Nonnis e interpretato dall’istrionica cantante e compositrice, performer e attrice Rossella Faa insieme al poliedrico attore Luigi Tontoranelli per la regia di Maria Assunta Calvisi per riflettere con ironia sugli aspetti paradossali e tragicomici del quotidiano. La pièce originale – coproduzione de L’Effimero Meraviglioso e Teatro del Segno – sposa teatro e musica, ironia e poesia per tracciare un divertente e divertito affresco della società tra vizi e rare virtù, mettendo in luce arroganza e fragilità, temerarietà e coraggio, paure e segrete inquietudini di donne e uomini come sospesi, quasi prigionieri, sulla vertiginosa giostra delle passioni, tra le misteriose regole dell’attrazione e le ragioni del cuore.
Tra le righe del fortunato e agile libricino dello scrittore Nino Nonnis affiorano personaggi come l’ineffabile Charlie Bistrussu e l’inimitabile Sesetto Damico, insieme a una folla di creature sensibili e affascinanti, timide o malinconiche, ma anche pericolose fra curiose e sorprendenti tranches de vie, trasfigurate dalla fantasia e dall’arguzia dell’autore, in cui è facile riconoscersi e ritrovarsi – al di là del bene e del male. Storie buffe o drammatiche, grottesche e surreali, dialoghi e battute, aforismi e pensieri “colti al volo”, quasi “rubati” o meglio distillati dalla apparente “normalità” dell’esistenza e proiettati in primo piano, con il loro contenuto inconsapevolmente satirico, compongono un variegato microcosmo, in cui si celano una miriade di possibilità, di ipotetici incontri e scontri, di inattese coincidenze dagli effetti imprevedibili, capaci di mutare il corso del destino – di singoli individui e forse dell’intero pianeta.
“Anche oggi mi sento proprio bene” è un raffinato e coinvolgente divertissement teatral-musicale in cui tutto può accadere e la temperatura emotiva cambia istantaneamente, dal fuoco della passione al gelo dell’indifferenza, in un gioco di liberi accostamenti e contrasti che rivelano la complessità dell’animo umano, le inesplicabili incongruenze e le deliberate ingiustizie, la crudeltà degli uni e la generosità sconcertante degli altri.
Una drammaturgia intessuta di parole e note, di monologhi, lettere e poesie, tra conversazioni apparentemente “casuali” ma significative e amare riflessioni, in un alternarsi di sketches e canzoni, battute feroci o maliziose, per indagare tra le pieghe del reale, nei labirinti della mente e negli abissi più profondi svelando luci e ombre.
Una scenografia scarna ed essenziale, con pochi arredi e semplici segni ad evocare gli ambienti domestici, luoghi consueti e rassicuranti al cui interno si consumano piccole e grandi tragedie accanto ai brevi istanti di felicità, ovvero l’indeterminatezza e lo sguardo sull’infinito di un paesaggio marino, permette di passare agevolmente da una situazione ad un’altra, come da una “stazione” all’altra in un ideale viaggio tra la gente, di oggi e di ieri. Così bastano una chitarra e un leggio a richiamare il meccanismo metateatrale e la capacità degli interpreti di immedesimarsi, di entrare e uscire istantaneamente dal personaggio: una parrucca, una gonna, uno scialle son i tratti distintivi delle creature vere o immaginarie – probabilmente un po’ l’uno e un po’ l’altro – che abitano il palcoscenico e conquistano per un attimo la ribalta, prima di ritornare ad immergersi nel mare dei ricordi o della fantasia.
“Anche oggi mi sento proprio bene” – è un titolo insieme esplicativo ed enigmatico, che allude forse alla tranquillità e imperturbabilità del viaggiatore curioso, intento a studiare le usanze di quella strana genìa, di quella razza umana che a dispetto del differente colore delle pelle e delle diverse lingue e tradizioni, a tutte le latitudini sembra afflitta dagli stessi dilemmi, da analoghi timori, come da speranze, sogni, desideri e al di là di differenze esteriori dettate dalla cultura allo stesso modo ama e odia, gioisce e soffre, nasce e muore.
La pièce rimanda nella struttura e nello stile, arguto e leggero, vivace e brillante, all’avanspettacolo e al cabaret – forme d’intrattenimento adatte ad un pubblico eterogeneo, colto e popolare, ricche di riferimenti ma anche immediatamente comprensibili ai più e capaci di affrontare questioni scottanti e attuali con la cifra dell’ironia, per far sorridere e pensare.