Il fascino del teatro dei burattini – impreziosito da oggetti e pupazzi – per incantare grandi e piccini con le favolose avventure di Curiosa – una creatura simpatica ma un po’ stravagante «un po’ grande e un po’ bambina», amante dei giochi di parole e piena d’immaginazione, con un nome che «fa rima con rosa, cosa, sposa, posa, mimosa, spugnosa, radiosa o furiosa, ombrosa o gioiosa, graziosa o spiritosa, senz’altro è vaporosa». Una donna o una fata, una ragazzina solitaria e sognatrice o chissà, perfetta compagna di giochi tra le meraviglie nascoste nelle stanze della sua casa sull’albero, capace di inventare e raccontare un’infinità di storie suggerite da oggetti comuni o misteriosi per un divertente e coinvolgente pomeriggio d’estate in città.
Una pièce originale e “interattiva” in cui i piccoli partecipanti sono invitati a entrare nel magico mondo delle fiabe e possono guardare da vicino ma anche toccare e perfino “annusare” ogni cosa per scoprire che le trame più imprevedibili si nascondono dietro le apparenze più insignificanti, basta saper vedere con altri occhi e imparare a fantasticare.
La realtà si tinge di nuovi significati e tutto si trasforma se si lascia spazio alla creatività per emozionarsi seguendo il filo di novelle antiche e nuove su cui costruire inedite trame, rimescolando gli ingredienti e i personaggi in un caleidoscopico universo dove tutto può accadere…
Sulle tracce di Curiosa – sempre «alla ricerca del sesto senso… (però a volte perde gli altri cinque)» – gli spettatori potranno immergersi nelle atmosfere di storie senza tempo e riscoprire il piacere del raccontare – e dell’ascoltare – su cui si fonda la grande tradizione della cultura orale.
«Il racconto era per tutti, per l’intero popolo» ricorda Rahul Bernardelli nelle note – e le vicende emblematiche seppure improbabili di eroi e eroine del mito e delle fiabe contenevano un nucleo di verità, un insegnamento o un monito sulle possibili conseguenze e sui pericoli e le insidie dell’ignoto, svelando la differenza tra il coraggio e la temerarietà. Le storie fanno parte di noi, fin dall’infanzia, compongono un immaginario collettivo: con “Il Grande Albero delle Storie” – promette il regista e burattinaio – «si scoprirà che tutto ciò che ci circonda ha una storia, basta solo saper cercare, trovare, guardare, annusare, assaporare. In un attimo, ascoltare una storia può diventare un’esperienza immensa e unica».