“TUTTA COLPA DEL MIO CANE CHE SI CHIAMA FREDASTER
L’HO TROVATO IN UN LOCALE CHE BALLAVA IL LIMBO-ROCK
CON UN VEZZO DA STUDIOSO IN UN CINEMA D’ESSAI
STAVA TRONFIO SULLA PISTA MANCO FOSSE UN GRANDE ARTISTA”
https://www.youtube.com/watch?v=BgivguLZFyU(Fredaster)
Prendete una delle voci italiane più belle in circolazione, Claudia Cantisani, non a caso paragonata da un certo Sergio Caputo a Caterina Valente e Mina, “una voce elastica e fluida, che va dritta alle note senza svolazzi e gorgheggi, e taglia dritto attraverso l’orchestra senza mai perdersi in ghirigori leziosi”; aggiungete un testo spassosamente letterario, all’insegna della leggerezza e dell’intelligenza (firmato dalla stessa Claudia con il Maestro Felice Del Vecchio), affiancate alla cantautrice lucana la personalità travolgente di un istrione come Andrea Agresti (proprio lui, la Iena) e avrete Fredaster, una perla nel panorama attuale, piccolo grande capolavoro di brio, tecnica e autenticità.
“Fredaster”- si legge nella nota stampa- convoglia sonorità e ritmiche swing in una rilucente confezione pop dagli echi caputiani, capace di coniugare testualità amabilmente forbita e immediatezza catchy.
Cantisani e Agresti danno vita ad un interplay vocale riuscitissimo, mettendo un invidiabile physique du rôle interpretativo al servizio di un brano scintillante, in bilico tra gusto surreale e semiseri cambi di rotta esistenziali.
Gli arrangiamenti, firmati da Felice Del Vecchio, coautore del pezzo insieme a Claudia Cantisani, vestono con raffinatezza un divertissement sonoro e linguistico, che sembra trovare il suo alter ego filmico nell’ironica levità e intelligenza delle commedie newyorchesi di Allen.”
Se a tutto ciò aggiungete il divertentissimo videoclip, per la regia di Martìn Caezza, prodotto dalla Mediterraneo Cinematografica, capirete facilmente che un brano come “Fredaster” non può e non deve restare in sordina; “oscurarlo” significherebbe cavalcare il generale appiattimento di gusti da tanti strombazzato e da pochi combattuto con la proposizione di musica di qualità.
Significherebbe, più semplicemente, perdere un’occasione: quella di dare luce ad un pezzo che piacerebbe non solo ai cultori dello swing, perché ha un potenziale di trasversalità che sarebbe un delitto ignorare.
Significherebbe chiudere, per l’ennesima volta, le porte al bello, ad una declinazione della leggerezza in musica che, di questi tempi, fa bene al cuore.
Dopo il May così tante, dopo Il Femminile Plurale di Tosca e Michele Monina, una specie di Stati generali del cantautorato femminile, perché non celebrare semplicemente la bellezza, senza distinzioni di genere?
Questa è una chiamata alle armi. Fatevi sotto! Critici, musicofili, emittenti radiofoniche, maschi , femmine e cantanti!