Negli ultimi anni si sono susseguiti, sempre con maggior frequenza, avvistamenti nel Mediterraneo, l’ultimo a Maiorca, dove il gigantesco squalo bianco è stato fotografato il 28 giugno 2018 vicino all’isola abitata di Cabrera, a sud di Maiorca.
Anche l’Adriatico, di recente, è stato meta di specie di squali mai avvistati precedentemente in queste zone.
Nei giorni scorsi, infatti, in Croazia è stato avvistato uno squalo Makohai di fronte al resort di Makarska, una popolare meta turistica. Solo pochi giorni prima lo stesso esemplare era già stato visto a Korčula.
Si stima che il predatore abbia nuotato per circa 70-80 chilometri. L’esemplare misura circa 4 metri e vaga nel mar Adriatico e si teme possa raggiungere anche le coste italiane, ovviamente senza sapere quando e dove di preciso.
La pericolosa presenza è stata trasmessa con un video postato sui social network diventato ormai virale e confermata dal ministero del Turismo della Croazia.
La polizia marittima ha ovviamente pattugliato subito i tratti di costa maggiormente a rischio, ma le tracce dell’animale finora non sono state ritrovate.
Nell’ultimo secolo gli attacchi di squalo nel Nord Adriatico sono stati 6 e tra questi 4 mortali.
Sulle coste croate, nello specifico, l’ultimo attacco di uno squalo contro l’uomo risale al 1971.
Lo squalo Mako è una specie che vive principalmente nelle acque tropicali e subtropicali, tuttavia è presente anche nei mari temperati e dunque nel Mar Mediterraneo, sebbene sia piuttosto raro avvistarlo. Lungo fino a quattro metri, questo predatore è noto per i grandi salti di cui è capace e per la dentatura impressionante.
Oltre che per i sub e i bagnanti a causa dell’indole aggressiva e imprevedibile, questa specie, della quale ne fu pescato e liberato un esemplare ad Ostia nel 2014, può essere pericolosa anche per i pescatori infatti con i suoi grandi balzi, fino a sei metri di altezza, può infatti saltare sulle barche una volta preso all’amo.
Esperti del Dipartimento di studi marini dell’Università di Spalato in Croazia, ed in particolare Alen Soldo, hanno affermato che a causa del riscaldamento del mare, nel Mar Adriatico si è registrato un crescente numero di specie invasive, altrimenti inusuale per le regioni che si affacciano sullo stesso.
Il dato più eclatante è che ogni settimana una nuova specie entra dal Mar Rosso nel Mediterraneo. Tra queste specie vi sono gli squali, le cui abitudini e movimenti sono influenzati anche dall’aumento della temperatura. Gli stessi, infatti, eviterebbero le zone che diventano troppo calde, ed essendo in cerca di cibo esplorerebbero nuovi areali. Presumibilmente il temibile squalo tigre, responsabile di numerosi attacchi nel Mar Rosso, è già entrato nel Mediterraneo. Tuttavia, non è ancora visibile nell’Adriatico, a differenza del grande squalo bianco. Il più mastodontico di questi vertebrati, invece, si adatta a diverse gamme di temperatura. Nell’Adriatico, nello specifico, il suo movimento è legato alle migrazioni del tonno.
“Il problema è che non si può far nulla. Ci sono troppe variabili che non possiamo influenzare” a detta di Alen Soldo.
“Inoltre le statistiche di attacchi di squali nei nostri mari ci dicono che è più facile essere colpiti da un fulmine che subire un’aggressione da parte di un pescecane”, rileva Giovanni D’Agata, presidente dello Sportello dei Diritti, che sottolinea “come il fenomeno che si sta studiando del diffondersi di specie di squali non endemiche è qualcosa cui dovremo adattarci senza dover temere di fare un bagno in tutta tranquillità nei nostri luoghi tradizionali di balneazione”.